La temperatura si abbassa, l’oscurità incalza; cosa ci sia di bello nell’inverno non è dato comprendere se non fosse per alcuni film che celebrano il gelo e il freddo riuscendo a farcene apprezzare l’essenza.
Diversi sono i punti di vista adottati nella rappresentazione di questa stagione: lotta (metaforica) dell’uomo contro le avverse condizioni metereologiche (La febbre dell’oro, Revenant); poesia del paesaggio, tipico di alcuni Paesi ( Ida, Kill Bill vol.1 nella famosa scena del duello tra Beatrix Kiddo e O-Ren Ishi , Il Dottor Zivago); metafora della difficoltà interiore, della freddezza del mondo e della vita (Luci d’inverno, Shame); sospensione purificatrice interiore in attesa dell’esplosione vitale della primavera ( Ida, 10 inverni).
In genere in queste pellicole vi è predominanza del b/n che, come dice Edgard Reitz, non è assenza di colore, ma un’arte a sé, un’arte a parte.
Qui di seguito vi proponiamo 5 (non esaustivi) film indicativi delle differenti emozioni che l’inverno può regalarci.
Titolo originale: The Gold Rush; Regia: Charlie Chaplin; Interpreti: Charlie Chaplin, Giorgia Hale, Mark Swain; Anno: 1925; Durata:82′; B/N.
Siamo in Nord America al tempo dei cercatori d’oro; è una storia sul mito americano della frontiera, ovviamente rivisitata in chiave comica-poetica come consueto con Chaplin.
Il film, che è uno dei più riusciti dell’autore, è uno straordinario racconto in equilibrio tra comicità, avventura e poesia. La pellicola riprende lo schema del personaggio umile e bistrattato, ma puro di cuore, che viene premiato e risarcito nel finale. Chaplin accentuò la solitudine del suo personaggio, isolandolo sia nell’infelicità amorosa che nella natura ostile.
Sono tante le sequenze che fanno ormai parte del nostro immaginario filmico: efficacissime le riproduzioni e le riprese con i modelli in miniatura della capanna in bilico sul burrone, così come i meccanismi per le sue oscillazioni, con risultati di straordinario realismo, così come è geniale la tecnica di trasformazione del vagabondo nel pollo immaginario e famosissima la scena in cui Charlot mangia lo scarpone bollito (era di liquirizia). Queste sequenze, come quella della lotta contro il vento nella prima parte o quella della capanna che dondola nella seconda, hanno la leggerezza e la perfezione del balletto, una delle caratteristiche formali più amate in Chaplin
2) LUCI D’INVERNO.
Titolo Originale: Nattvardsgästerna; Regia: Ingmar Bergman; Interpreti: Ingrid Thulin, Gunnar Bjiornstrad, Max von Sidow; Anno: 1963; Durata: 80’; B/N.
È il terzo film della trilogia sul “silenzio di Dio” dopo Come in uno specchio e prima de Il silenzio. È un film che riflette sul male dell’indifferenza e dell’ipocrisia, sul bisogno primario di amore, anche al di là della problematica strettamente teologica. Come lo stesso Bergman dichiarò: «Sembrerebbe una complicazione di tipo religioso, ma va più in profondità. Sta per avvenire la morte sentimentale del pastore. La sua esistenza è al di là dell’amore, cioè al di là di tutte le relazioni umane. Il suo inferno, perché realmente vive una vita d’inferno, sta in questo, che lui si rende conto della sua situazione».
Tutto il racconto è immerso in un ambiente di costante e ovattata austerità, in un clima colmo di nuvole e nebbia, un inverno reale quanto simbolico dove sembra impossibile scorgere luci. Uno dei pochi film di cui il maestro svedese fosse realmente soddisfatto.
3) IL CIELO SOPRA BERLINO
Titolo originale: Der Himmel uber Berlin; Regia: Wim Wenders; Interpreti: Bruno Ganz, Otto Sander, Solveig Dommartin; Anno: 1987; Durata: 130’; B/N e colore.
Premio per la regia a Cannes, questo film è stato parzialmente ispirato dalle poesie di Rainer Maria Rilke.
L’idea nacque in Wenders passeggiando a Berlino: notò che c’erano molte raffigurazioni di angeli; iniziò quindi a girare senza un copione preciso. Il film è un tutt’uno con la città: la biblioteca di Stato e la statua della Vittoria con sopra un angelo sono due location fondamentali; in particolare sulla statua della Vittoria sono girate molte scene degli angeli che siedono sulla statua e guardano dall’alto i berlinesi. Altro luogo simbolico è il muro, spesso presente o direttamente tramite la sua vista o tramite i discorsi dei berlinesi, un qualcosa con cui i tedeschi ed i berlinesi in particolare hanno dovuto sempre fare i conti. Infatti la stessa Marion afferma: “In ogni caso non ci si può perdere, alla fine si arriva sempre al Muro”.
La fotografia utilizza il b/n per gli angeli (che non percepiscono come gli umani), con filtri seppia e l’aggiunta di una calza di seta sull’obiettivo, il colore per gli umani. Wenders scelse di non adottare effetti speciali per rappresentare l’invisibilità degli angeli, né di impiegare armature o ali finte per gli stessi, forniti di un semplice cappotto.
4) IDA
Regia: Pawel Pawlikowski; Anno:2013; Interpreti: Agata Trsebukowska, Agata Kulewska; Anno: 2013; Durata: 80′; B/N.
Il regista sceglie due temi impopolari (donne e fede); in più racconta con modalità narrative decisamente insolite, scegliendo di procedere per sottrazione fino a raggiungere quella essenzialità che contraddistingue maestri quali Kieslowski, Zanussi e ancor prima Dryer, tramite immagini che ai nostri occhi di spettatori viziati dall’eccesso visivo rimangono più impresse di mille effetti speciali.
«Non faccio film politici. Il mio film mostra un mondo a parte, lontano dal realismo, una meditazione senza tempo» dichiara Pawlikowski.
L’autore sceglie di girare in bianco/nero («perché così ricordo quel periodo in Polonia»), componendo le inquadrature con estrema cura ed insolita sistemazione degli elementi, con lo stesso occhio che è stato del maestro Antonioni.
Ida è un film spirituale, come una rosa in una distesa di neve, con una cifra narrativa personale ed inusuale dalla cui sottile fascinazione è fortemente consigliato lasciarsi avvolgere.
5) REVENANT
Titolo originale: The revenant; Regia: Alejandro Gonzáles Iñárritu; Interpreti: Leonardo Di Caprio, Tom Hardy, Domihnall Gleeson; Anno: 2015; Durata: 185’; Colore.
Scritto dallo stesso Iñárritu (insieme a Mark L. Smith), è basato sull’omonimo romanzo, parzialmente ispirato alla vita del cacciatore di pelli Hugh Glass vissuto a cavallo tra 700 e 800. Il film si sviluppa in una serie di eventi attorno al concetto di sopravvivenza e vendetta/perdono.
È un film eccessivo, roboante, estremo, nello stile di Iñárritu che passa dal chiuso del teatro di Broadway di Birdman alle distese sconfinate della British Columbia in Canada. Estremo anche per la trama, per le condizioni climatiche in cui è stato girato, utilizzando esclusivamente la luce naturale verso il tramonto, per catturare proprio quella luce bassa dalla durata brevissima alla quale fa immediatamente seguito un ulteriore abbassamento delle temperature. Per questo motivo il tempo a disposizione per girare era poco; come ha dichiarato il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki: “Spesso bisognava interrompere perché a -30 le apparecchiature si bloccavano”; però questo rende la fotografia molto suggestiva, tra il grigio e il verde sottobosco soffuso, con una luce quasi rarefatta eppure vicina.
La tecnica di ripresa (ampio utilizzo della steady-cam, piazzata a distanza ravvicinata) ci porta dentro l’azione che sentiamo sulla nostra pelle: è quanto avviene per la sequenza del combattimento con l’orso del quale riusciamo a sentire l’alitare (nell’orso c’era uno stuntman e la scena è stata completata in computer grafica – digitale e motion capture) oppure nelle sequenze di immersione nel fiume gelato.

About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.