CLORO

Regia: Lamberto Sanfelice; Interpreti: Sara Serraiocco, Ivan Franek, Giorgio Colangeli; Anno: 2015; Origine: Italia; Durata: 94′
Jennifer è una ragazza di diciassette anni con la passione per il nuoto sincronizzato. A causa di drammatiche vicissitudini che coinvolgono la sua famiglia, è costretta ad allontanarsi dal mare e dalla piscina di Ostia, la sua casa. “Esiliata” sulle montagne abruzzesi, dovrà badare a suo padre e al suo fratellino.
Cloro è una storia interessante, raccontata da immagini con forte potenziale comunicativo unitamente a un senso estetico singolare per il cinema italiano, probabilmente merito dell’esperienza maturata dal regista oltreoceano, presso la New York University. Queste peculiarità sono la gustosa veste di un racconto fortemente radicato nella società italiana, pur non trattandosi di una semplice rappresentazione sociale ma più di un percorso psicologico ed interiore.
La luce fredda dell’inverno lambisce le sofferenze e la pensosità della protagonista che trapelano nei continui giochi di messa a fuoco, in un contesto incerto, indefinito, che porterà necessariamente a una scelta importante. Mare o montagna? Dietro questo c’è evidentemente di più, Jennifer vuole assolutamente tornare ad Ostia per poter continuare i suoi allenamenti di nuoto sincronizzato in vista dei campionati italiani, ma come può “liberarsi” del fratellino a cui deve badare?
Il destino l’ha messa alle strette, le priorità sono cambiate e deve prendere una decisione. Non a caso, ritornano insistentemente il riflesso e lo specchio, classiche metafore cinematografiche (e non solo) dell’impellente necessità di scegliere tra due alternative (in fondo cosa c’è di più speculare del nuoto sincronizzato?).
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Cloro è un film silenzioso, con dialoghi sporadici e succinti, che sfrutta soprattutto il linguaggio non verbale. Piccoli dettagli e brillanti espedienti (inquadrature, sguardi, musica) permettono allo spettatore di “infrangere” gradualmente quel vetro attraverso il quale spesso si trova ad osservare la vicenda, decifrare l’espressione cupa e sfingea di Jenny, sbirciare nella sua mente preoccupata e forse percepire un cambiamento, una maturazione interiore, la naturale conseguenza di una situazione precaria.
Ognuno di noi, inevitabilmente, avrà vissuto, vive oppure vivrà in futuro delle situazioni dolorose che stroncheranno sogni e ambizioni. In questi momenti, come ci insegna la protagonista, è importante cambiare punto di vista e recuperare risorse insperate per raggiungere un nuovo equilibrio. Rivalutare noi stessi e i rapporti che ci legano agli altri, stilando una nuova gerarchia di valori.
Lamberto Sanfelice, dopo i due corti Getting Fired e Holy Sunday, esordisce con un lungometraggio riuscendo immediatamente ad evocare la giusta atmosfera, forse una delle sfide più grandi nella realizzazione di un film. Le montagne di Sulmona con il decadente Hotel Splendor sono la location perfetta per accompagnare una vicenda così desolata. Jennifer è interpretata da Sara Serraiocco, il cui notevole esordio, nel ruolo di una ragazza cieca, risale a Salvo di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza. Qui il suo personaggio è credibile (nonostante l’attrice abbia 25 anni) e riesce a comunicare ben prima di recitare il copione innestandosi perfettamente nel film che, come detto, utilizza soprattutto un canale visivo.
Tutto il resto lo fanno la fotografia e le inquadrature, non semplici esercizi di stile, ma sapiente impiego per affermare e rinforzare i contenuti. Evidenti e piacevolissimi rimandi al cinema americano indie che culminano nella discesa sulla neve con il bob, sequenza di svolta davvero emozionante.

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Non è certo un caso che il film abbia già partecipato al Festival di Berlino e, soprattutto, al Sundance, ulteriore riprova di quanto sia vicino a quel tipo di cinema che veicola contenuti impegnati (spesso si tratta di tematiche giovanili) attraverso uno stile inconfondibilmente curato. Dopo The Repairman un altro bel contributo alla cinematografia italiana, la quale sembra essere sempre più interessata a imparare da un’America diversa da quella Hollywoodiana che, tuttavia, continua ad avere miglior risalto e maggior fortuna commerciale.

 

About Frank Stable

Nasce a Moncalieri (TO) il 30 Maggio 1992, si laurea nel 2018 in Medicina e Chirurgia presso la facoltà di Torino. Benché in famiglia abbia sempre respirato una certa attenzione al cinema la vera passione nasce durante il Liceo Scientifico grazie alla preziosa e ispirante programmazione del canale satellitare "CULT". Sarà il film "Vodka Lemon" di Hiner Saleem a sancire la svolta e trasformare l'interesse in passione.‎ Al di fuori del cinema i suoi interessi sono per le automobili, i viaggi e la fotografia di viaggio, la tecnologia e la grafica.

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