Titolo: Se mi lasci ti cancello; Titolo originale: The Eternal Sunshine of the Spotless Mind; Regia: Michel Gondry; Interpreti: Jim Carrey, Kate Winslet, Elijah Wood, Mark Ruffalo, Kirsten Dunst; Origine: USA; Anno: 2004; Durata: 108′
Joel e Clementine si lasciano, lei decide di cancellarlo dalla sua memoria sottoponendosi a un esperimento scientifico che elimina i ricordi negativi. Appena lo scopre, Joel decide di fare altrettanto, salvo poi pentirsene all’ultimo momento.
Il titolo Se mi lasci ti cancello è il classico esempio di come cattive traduzioni possono penalizzare un film.
Per anni ho snobbato questa pellicola perché il titolo mi rimandava a certe commediole americane di dubbio spessore che strappano qualche stitica risata, poi, una sera, sfogliando un libro sul cinema…l’illuminazione! Ho letto per caso la recensione di questo film e ho scoperto quale era il suo titolo originale: The eternal sunshine of the spotless mind, un verso tratto da Eloisa to Abelard di Alexander Pope.
“Eterno splendore della mente immacolata!” o, se si preferisce, “Infinita letizia della mente candida!”, oggettivamente difficile da tradurre in italiano senza tradirne la poesia, ma la scelta caduta su Se mi lasci ti cancello è davvero poco felice, perché non rende giustizia alla poesia che troviamo nel film, nelle sue immagini oniriche e visionarie di cui è costellato, nel monologo iniziale di Joel che fa già percepire chi sia l’indiscusso protagonista: l’amore.
L’amore nella sua dimensione dolorosa di cui nessuno vorrebbe fare esperienza, ma che è insita nella natura stessa di questo sentimento che fa girare il mondo.
Joel è un ragazzo insicuro e timido che un giorno si imbatte nell’esuberante Clementine, eccentrica già nel nome. Ubbidendo alla legge fisica degli opposti che si attraggono, i due si piacciono, si innamorano; poi, come spesso capita, le differenze creano distanze. Si lasciano. E si cancellano, letteralmente, uno dalla mente dell’altra, grazie a un bizzarro esperimento scientifico che agisce su alcune aree del cervello rimuovendo i ricordi dolorosi.
Quanti di noi, alla fine di una relazione particolarmente travagliata, lo hanno desiderato almeno una volta nella vita! Magari dopo aver visto questo film non lo si desidera più, perché ci si rende conto dell’inutilità di un processo del genere. Joel se ne pente e farà di tutto per cercare di fermare la seduta di “lobotomizzazione” mirata; [SPOILER] Clementine, come fosse la prima volta, rivede Joel e se ne innamora nuovamente e lo stesso succede a Mary con il Dr. Howard nonostante si siano entrambe sottoposte alla seduta, forse perché in fondo non si può fuggire da sé stessi, da quello che siamo e cerchiamo nell’altro.[SPOILER]
La narrazione è puntellata di flashback e flashforward che tuttavia non fanno perdere il filo del racconto, ma anzi lo svelano piano piano sino al finale.
Se la sceneggiatura di Charlie Kaufman ha vinto l’Oscar nel 2005 ci sarà un perché.
La sequenza in cui lo scenario che fa da sfondo ai ricordi di Joel durante la seduta di cancellazione cambia continuamente, crollando ogni volta come tessere nell’effetto domino, ha un forte valore semantico.
Quando i piani del ricordo reale e il ricordo ricreato, “inventato” da Joel per sfuggire alla sadica macchina, si intersecano e si fondono nel carattere surreale del sogno, l’esito è spiazzante: piove in camera, la spiaggia si ammanta di neve, Joel è un adulto-bambino sotto al tavolo nella cucina della sua casa di infanzia.
Eppure tutto torna, il puzzle perde i pezzi ma si ricompone e nella fine ha il suo principio.
About Ivana Mennella
Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.