QUI RIDO IO
Regia: Mario Martone; Interpreti: Toni Servillo, Eduardo Scarpetta, Iaia Forte, Antonia Truppo, Maria Nazionale, Gianfelice Imparato; Origine: Italia; Anno: 2021; Durata: 133’
Storico affresco della vita di Eduardo Scarpetta, padre del teatro napoletano nel momento apice della sua carriera. Una vita piena di passione per il teatro e per le donne costellata dai suoi figli “artistici” (le sue commedie) e quelli reali, legittimi e non.
Sulla collina del Vomero a fine Ottocento Eduardo Scarpetta fece erigere la sua villa in stile liberty che chiamò Na Santarella e vi fece apporre sulla facciata la seguente epigrafe: “Qui rido io”.
Un palcoscenico privato che a tratti si fonde con quello pubblico e dove va in scena la vita di Eduardo Scarpetta, padre/amante/zio/marito di moglie, amanti, figli e “nipoti” che costellano l’universo della famiglia allargata Scarpetta-De Filippo, interpretato da un Toni Servillo per l’ennesima volta in stato di grazia.
Facile fare i complimenti a un mostro sacro del cinema italiano, difficile è usare parole non banali per definire l’espressività del suo volto declinato in mille sfumature dal riso al dramma che riporta in vita, in carne, ossa, pelle e occhi un personaggio caro al pubblico napoletano. Nessun altro attore avrebbe potuto interpretarlo meglio. Nessuno.
Intorno a Servillo, c’ è un parterre di attori tutti in parte, anche quelli alla loro primissima prova attoriale. Tra loro si distingue Eduardo Scarpetta, omonimo del suo trisavolo, che recita nel ruolo di Vincenzo (figlio legittimo di Eduardo e nonno del giovane attore) la cui intensità e bravura avevamo già avuto modo di apprezzare nella serie televisiva L’amica geniale.
Martone dipinge letteralmente i personaggi perché riesce a creare, con inquadrature di fine perfezione pittorica, un’architettura figurativa che ricorda certi quadri del realismo ottocentesco napoletano. Complice la fotografia splendida di Renato Berta che aveva già collaborato con il regista in Noi credevamo, film che gli era valso il David di Donatello come miglior direttore della fotografia.
Il regista ci mostra Eduardo Scarpetta all’apice della sua carriera e della sua feconda attività personale e creativa. Ingravida sua cognata e sua nipote quasi nello stesso momento (una dà alla luce un maschietto, mentre l’altra partorira’ una bambina purtroppo nata morta) e porta in scena prima un capolavoro che riscuote grandissimo successo e poi un’opera che risulterà non solo una terribile débâcle, ma gli costerà una citazione in giudizio da parte del Vate Gabriele D’Annunzio.
Colpito dalla cupa tragedia dannunziana La figlia di Iorio vista una sera a teatro, Scarpetta decide di farne una parodia. Dramma che diventa farsa che diventerà il suo primo fiasco teatrale.
Il palcoscenico si trasferisce così in tribunale dove nell’ultimo “atto” Eduardo darà forma teatrale all’arringa in propria difesa scritta dal filosofo napoletano Benedetto Croce, vincendo la causa.
Qui rido io non è quindi solo un omaggio al creatore del teatro dialettale moderno, ma anche una riflessione sulla risata e sul suo ruolo nell’arte, soprattutto rispetto al dramma dato che ridere è da sempre considerato meno nobile di piangere.
Eppure, mi chiedo, quando Totò interpretava Felice Sciosciammocca in Miseria e nobiltà muoveva davvero solo al riso? Del resto, Chaplin che sapeva fondere con la maestria di pochi riso e pianto, una volta disse “Un giorno senza sorriso è un giorno perso.”
About Ivana Mennella
Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.