Per me è un NO! – A CASA TUTTI BENE

Titolo: A casa tutti bene; Regia: Gabriele Muccino; Interpreti: Stefania Sandrelli, Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Gianmarco Tognazzi, Sabrina Impacciatore; Origine: Italia; Anno: 2018; Durata: 105′

Una coppia riunisce tutta la famiglia su un’isola del sud Italia, dove si sono trasferiti, per festeggiare insieme i loro 50 anni di matrimonio. Bloccati sull’isola da una mareggiata daranno sfogo a tutti i loro rancori repressi.

Al cinema si può andare per diversi motivi, perché la trama del film è intrigante, perché vi recita un cast d’eccezione o perché è diretto dal proprio regista preferito.

Io ci sono andata solo perché ho saputo che il film era interamente girato a Ischia.

Premessa. Nutro un particolare amore verso quell’isola, ma in realtà anche una particolare idiosincrasia verso i film di Gabriele Muccino.
No, la mia non è stupida spocchia, parlo con cognizione di causa perché i film di Muccino li ho visti quasi tutti (che poi basta vedere il primo per averli visti tutti, ma vabbè, questo è un altro discorso) e tutti mi hanno lasciato la stessa sensazione di essere un passante che ha assistito per errore a delle baruffe familiari di gente che non conosce.

Per A casa tutti bene è stato diverso, sapevo di dovermi aspettare il solito siparietto del blabla prima sussurrato e poi urlato, ma Ischia sarebbe stata la protagonista visiva, avrebbe zittito tutti con la sua straripante bellezza. Fra le grida dell’Impacciatore (non capisco perché le cuciano addosso solo ruoli isterici) e lo sguardo eternamente tormentato di Accorsi, avrei riconosciuto luoghi cari.

Macché. Delusione. L’isola d’Ischia, a parte in brevissimi fotogrammi, non compare quasi per nulla in questo film e questi brevissimi fotogrammi ritraggono porti e tramonti che possono appartenere a qualsiasi luogo di mare, scorci di rigogliosa vegetazione mediterranea (dalla quale la villa, luogo chiave del film, è circondata) che si possono trovare in Sardegna, come in Sicilia, come altrove.

Magari l’intento del regista era proprio questo, mirare a un “non” luogo che rendesse, così, ancora più universali i sentimenti a cui danno libero sfogo i protagonisti di questa grande famiglia riunitasi per la celebrazione delle nozze d’oro di Pietro e Alba.
Il titolo del film doveva infatti essere inizialmente L’isola che non c’è.
L’intenzione era quindi buona e A casa tutti bene si avvale di un brillante cast: oltre agli ottimi Stefania Sandrelli e Massimo Ghini, ci sono anche Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Sabrina Impacciatore…praticamente i compagni di merenda di Muccino.

a casa tutti bene

Eppure anche A casa tutti bene non convince e, dopo aver visto l’ennesimo capitolo della filmografia di Muccino, capisco perché.
C’è qualcosa di fasullo, manca la spontaneità ma soprattutto manca il pathos. Non ci si emoziona né si prova empatia per i personaggi, perché sembra un film scritto a tavolino che mira in maniera quasi didascalica a colpire certe corde degli spettatori.

Lo si capisce appieno dalla scelta musicale furbetta inserita in una scena da film corale, quale il film aspira ad essere senza però, a mio parere, richiamare alla memoria proprio nessuno dei film di Scola o Monicelli (si pensi ai loro La famiglia e Parenti serpenti) che ho visto “scomodare” in altre recensioni di questa pellicola.

La scena, ripetuta ben due volte, vede tutti i protagonisti di questa grande famigliola, riuniti intorno al pianoforte suonato da Gianmarco Tognazzi, scambiarsi gioiosi sorrisi e intonare le canzoni più famose della musica italiana, come Bella senz’anima di Cocciante.

I dialoghi sono costellati spesso da frasi fatte, come quelli tra Accorsi e Cucci, cugini-amanti, che non pronunciano una parola che suoni autentica.
C’è un eccesso di tutto. Troppe voci, troppe storie, troppe perfino le voice off.
A inizio film è quella di Accorsi, e ci si aspetta sarà quella, seppur fastidiosa, che accompagnerà tutto il film, invece no! Cambia, ben due volte! Si tramuta nella voce di Favino a metà film e poi di Sandrelli a fine film.
È questo troppo che storpia un film che in realtà non manca di qualche battuta esilarante, grazie anche al gruppo di attori molto affiatato.

La migliore battuta, a mio avviso, resta quella di Pietro (Ivano Marescotti) che, esasperato, urla alla disperata Alba (Stefania Sandrelli) che tenta di rimettere insieme le schegge impazzite di un collage familiare distrutto: “Io sono cresciuto orfano, la famiglia mi sta sul cazzo!

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *