ALL IS LOST – TUTTO È PERDUTO

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Regia: J. C. Chandor
Origine: USA
Anno: 2013
Durata: 106′

 

Il “nostro uomo” (Robert Redford) viene svegliato da un rumore improvviso. La barca a vela su cui sta viaggiando si è scontrata, in pieno Oceano Indiano, contro un container di scarpe da ginnastica. Nonostante la copiosa falla, lo sfortunato navigatore riesce a rimettere in sesto l’imbarcazione, ma i suoi sforzi sono nuovamente messi in discussione da un’imminente tempesta.

All Is Lost è un film che, per la sua natura, è totalmente privo di dialoghi. Ciò può spaventare lo spettatore medio ma, ben presto, ci si rende conto di come la pellicola sia estremamente coinvolgente, a dimostrazione di quanto spesso le parole siano superflue e di come la comunicazione di emozioni e stati d’animo possa essere affidata semplicemente alle espressioni dell’attore. Se è un buon attore. E, ancora una volta, Redford si comporta bene, incurante dei suoi quasi 80 anni.

Girato con camera a mano, spesso con inquadrature “in prima persona” nel tentativo ben riuscito di creare un’identificazione tra attore e spettatore: ci si sente parte dell’azione. Non si nasconde, inoltre, una certa cura estetica che si serve anche di inquadrature aeree e subacquee spettacolari.
A parte un paio di scene, rimane sempre abbastanza realistico e gli effetti speciali hollywoodiani sono discretamente limitati a poche “sopportabilissime” scene.
Perfino l’insanabile vizio d’oltreoceano di colonne sonore celebrative è limitato il più possibile.
Il finale, se pur apparentemente chiaro e risolutivo, a una più attenta riflessione puó svelare nuove prospettive di interpretazione…

La forza bruta del mare è incontrollabile e incontenibile. Un vero e proprio mostro dal quale difendersi come si puó.
Ma in questi tempi di difficoltà socio-economiche non si puó trascurare il significato simbolico che questo film, consapevolmente o inconsapevolmente, si porta dietro. Le nostre vite, indipendentemente da chi siamo e da cosa facciamo sono continuamente messe in discussione da avversità improvvise che possono farci perdere qualsiasi cosa. E proprio in queste difficoltà si rischia di rimanere invisibili agli occhi degli altri che ci abbandonano nel momento del maggior bisogno.
La casa, il lavoro, gli affetti. Un giorno ci si sveglia e ci si rende conto di aver perso tutto.
Il protagonista mostra inizialmente una certa lucidità nel sopperire alle problematiche pratiche che si susseguono ma il carico emotivo aumenta progressivamente e il grado di sopportazione verrà messo a dura prova.
I toni, drammatici, sono velatamente tragicomici, a simboleggiare quanto spesso il destino sia beffardo. Emblematico, a tal proposito che l’imbarcazione si scontri con un container in mezzo all’Oceano, un “totem” della modernità e del consumismo.

Per tirare le somme è un buon film, sicuramente andrebbe visto al cinema per apprezzarlo appieno ed esaltare questo senso di partecipazione all’azione.
Il principale pregio è sicuramente quello di essere così coinvolgente pur ambientandosi in un luogo solo, con un personaggio solo e senza alcun dialogo.

About Frank Stable

Nasce a Moncalieri (TO) il 30 Maggio 1992, si laurea nel 2018 in Medicina e Chirurgia presso la facoltà di Torino. Benché in famiglia abbia sempre respirato una certa attenzione al cinema la vera passione nasce durante il Liceo Scientifico grazie alla preziosa e ispirante programmazione del canale satellitare "CULT". Sarà il film "Vodka Lemon" di Hiner Saleem a sancire la svolta e trasformare l'interesse in passione.‎ Al di fuori del cinema i suoi interessi sono per le automobili, i viaggi e la fotografia di viaggio, la tecnologia e la grafica.

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