FILM MAGGIO-GIUGNO 2024:Cattiverie a domicilio, Il coraggio di Blanche, Una spiegazione per tutto, Rapita, Il gusto delle cose, Ritratto di un amore, Rosalie, L’arte della gioia, Racconto di due stagioni.

CATTIVERIE A DOMICILIO

T.O. Wicked litle letters; Regia: Thea Sharrock; Interpreti: Olivia Colman, Jessie Buckley, Anjana Vasan; Origine: RegnoUnito; Anno: 2023

Cattiverie a domicilio (t.o. Wicked little letters cioè Piccole lettere malvage) della regista britannica #TheaSharrock riprende un fatto realmente accaduto nella Inghilterra dei primi anni 20: nel villaggio di Little Hampton lettere oscene vengono recapitate alle donne della comunità, in particolare a Edith Swan #OliviaColman (sempre brava), figlia devota e timorata di Dio. I sospetti cadono sulla sua vicina Rose Gooding #JessieBuckley una irlandese libera, ribelle e dal turpiloquio facile. Grazie alla tenacia dell’agente di polizia Gladys Moss #AnjanaVasan le sarà evitata la prigione e arrestata la persona realmente colpevole. I toni, il ritmo e le caratterizzazioni dei personaggi sono quelli del #genere#commedia, ma da questo schema narrativo leggero emergono tematiche importanti: #gendergap (all’epoca le donne potevano entrare in polizia solo se non sposate e senza figli), #cultura e società #patriarcale, #subordinazione delle donne, #empowerment e solidarietà femminile, tutte questioni ancora attuali. Il messaggio arriva, anche se il rischio della contestualizzazione è quello di operare un generale auto-assolvimento deresponsabilizzante, il che spiega anche il buon riscontro di pubblico per questo film. Godibile, specie per la recitazione delle protagoniste principali (Olivia Colman e Jessie Buckley hanno recitato insieme anche ne #LaFigliaOscura di #MaggieGyllenhaal), very english style, non superficiale, con brio.

IL CORAGGIO DI BLANCHE

T.o. L’amour et les Forets; Regia: Valerie Donzelli; Interpreti: Virginie Efira, Melvil Poupaud; Origine: Francia; Anno: 2023.

Il coraggio di Blanche (t.o. L’amour et les Forêts cioè L’amore e le foreste) della regista francese #ValerieDonzelli, qui anche sceneggiatrice insieme con #AudreyDiwan (regista Leone d’oro a Venezia con #LaSceltadiAnne) è tratto dall’omonimo romanzo di #EricReinhardt. Blanche Renard, interpretata da una convincente #VirginieEfira, insegnante di lettere, ad una festa a cui l’ha trascinata sua sorella gemella Rose (interpretata dalla stessa Efira) incontra un suo vecchio compagno di scuola, Gregoire Lamoureux (nomen omen) #MelvilPoupaud. L’attrazione è immediata, così come l’assedio di Gregoire, da subito innamorato: nel giro di pochissimo tempo lo è anche Blanche, caduta nella #trappola dell’#amore#romantico, la quale scopre di essere incinta. I due tengono il bambino, si sposano, si trasferiscono dal mare della Normadia in un paesino montano dove Gregoire è stato spostato per lavoro, almeno questa è la ragione ufficiale. In realtà è stato un modo per separare Blanche dai suoi affetti, dalla sua professione, dalla sua vita, giacché ora tutto il suo mondo deve essere solo e soltanto Gregoire. In una inevitabile escalation di #violenza (economica, psicologica e fisica), Blanche si trova ad un passo dalla sua fine: sarà il momento in cui emergerà tutto il suo coraggio per reagire. Il film ha vari limiti (la caratterizzazione un po’ banale specie del personaggio di Gregoire, sempre vestito di nero, le intersecazioni con altri fili narrativi – la foresta metafora del perdersi, la sorella gemella come parte positiva di ciascuna di noi- poco e non ben sviluppati), limiti che però si perdonano facilmente per l’indubitabile merito di trattare una tematica importantissima: la #violenza agita sulle #donne, quella precisa situazione che le vede vittime del proprio #partner (marito, compagno, fidanzato, ex) e che nella sua estrema espressione sfocia nel #femminicidio, prima causa di morte per le donne nel mondo. Tutte le fasi di questo processo, che segue il ciclo dell’alternanza tra violenza/luna di miele/ violenza ancora più forte secondo una #escalation inevitabile, sono raccontate molto bene dalla regista: isolamento da affetti, amici e famiglia di origine, dal lavoro, dalla propria vita precedente, controllo ossessivo su tutto, soldi, spostamenti, corpo, fino alle violenze fisiche e sessuali (un rapporto tollerato per paura non è un si), alla violenza assistita dei figli, al femminicidio che non per caso scatta proprio quando la donna dice basta.È la #cultura#patriarcale a concepire la donna asservita all’uomo, per cui è fondamentale contrapporle #cultura#femminista ed informazione continua e capillare, come questo film fa. Emozionante l’ultima sequenza: mentre Blanche si dirige in aula per il processo lancia uno sguardo in camera; è lo sguardo rivolto a tutte le donne che stanno vivendo un incubo simile, uno sguardo di coraggio, di #sorellanza, uno sguardo che incita a non aver paura e ad usare gli strumenti che sempre di più la legge e la società ci forniscono. Film importante per il lavoro di attenzione che su questo tema non deve mai ridursi.

UNA SPIEGAZIONE PER TUTTO

T.O. Magyaradatz mindenre ;Regia: Gabor Reisz; Interpreti: Gaspar Adony Walsh, Istvan Znamenak, Andras Rusznak; Origine: Ungheria; Anno: 2023.

Una spiegazione per tutto (t.o. Magyaradatz mindenre che tradotto significa ‘la spiegazione sarebbe fantastica’) del regista ungherese #GaborReisz, #premio#Orizzonti come miglior film allo scorso #festival di #Venezia, segue quattro personaggi: il 18enne Abel #GasparAdonyWalsh, suo padre Gyorgy #IstvanZnamenak , il suo professore Jacab #AndrasRusznak e la giovane giornalista Anna #JuliJacab, le cui storie si intersecano nello spazio temporale di una settimana, quella degli esami di maturità di Abel. Equivoci e colpi di scena si verificheranno a causa di una coccarda con i colori della bandiera ungherese appuntata sulla giacca che Abel indossa durante l’esame di storia, coccarda che, da essere simbolo di unità nazionale è diventata un #simbolo del #partito#conservatore#nazionalista del governo #Orban. Il regista con questa storia vuole evidenziare il clima di #divisione presente in #Ungheria tra #conservatori, rappresentati dal padre di Abel e #liberali, rappresentati dal suo professore; in tal senso è molto incisiva la sequenza dello scontro verbale tra i due, come anche la sceneggiatura (autore il regista insieme ad #EvaSchulze). Nel mezzo una #gioventù ristretta in uno spazio claustrofobico, che riesce a liberarsi e a tentare di trovare una propria via di fuga allontanandosi dalla disputa dicotomica. #Film#politico molto interessante, più vicino alla nostra realtà di quanto possa sembrare. Da vedere.

RAPITA

T.O. Le Ravissement; Regia: Iris Kaltenbach; Interpreti: Hafsia Herzi, Nina Meurisse, Alexis Manenti; Origine: Francia; Anno: 2023.

Rapita (t.o.Le Ravissement) notevole opera di esordio della regista francese #IrisKaltenbäch (Premio speciale della giuria allo scorso #TorinoFilmFestival e candidata ai #César come migliore opera prima) narra la storia di Lydia #HafsiaHerzi, brava ostetrica, sola al mondo ad eccezione della sua amica Salomé #NinaMeurisse che invece aspetta una bambina dal suo compagno. Un giorno Lydia incontra per caso Milos #AlexisManenti, con il quale aveva trascorso una notte dopo che il suo compagno l’aveva lasciata; decide di spacciare la figlia di Salomé come sua, convincendolo di esserne il padre. La regista, autrice anche della fitta e puntuale sceneggiatura, ci offre il ritratto di una donna che sfugge ad ogni catalogazione: manipolatrice, sensibile, fragile, forte, intensa, sofferente, autonoma (un po’ come la protagonista del bel #SaintOmer di #AliceDiop), mettendoci di fronte ai nostri pregiudizi e #preconcetti. #Rapita è anche un film sulla #solitudine, specie femminile, sulla difficoltà ad instaurare relazioni profonde, sulla #maternità: Esmée (cioe’ amata,nome che la stessa Lydia ha scelto per la piccola) rappresenta appunto quell’amore che Lydia non ha avuto, che cerca e che finalmente, anche solo per poco, può vivere. Intensa interpretazione della brava #HafsiaHerzi, Parigi non da cartolina e dialoghi nella tradizione di #EricRohmer completano un film #intimista e non convenzionale con un personaggio (quello di Lydia) che rimane impresso.

IL GUSTO DELLE COSE

T.O. La passion de Dodin Bouffant; Regia: Tran Anh Hung; Interpreti: Juliette Binoche, Benoit Magimel; Origine: Francia; Anno: 2023.

Il gusto delle cose (t.o. La Passion de Dodin Bouffant) del regista vietnamita naturalizzato francese #TrânAnhHúng è liberamente ispirato al romanzo #TheLifeandthePassionofDodinBouffantGourmet di #MarcelRouff.Il film, premiato allo scorso #FestivaldiCannes per la #miglior#regia, è un’ode all’#amore, alla #cucina, ai #pittori#impressionisti, alla #francesita‘. Siamo sul finire dell’800 nella zona dei castelli della Loira; Eugénie #JulietteBinoche, cuoca superlativa, lavora da 20 anni a fianco del famoso gastronomo Dodin Bouffant #BenôitMagimel. Il loro non è soltanto un rapporto professionale, ma anche amoroso. Eugénie è ritrosa a rendere ufficiale il loro legame: perché cambiare qualcosa che è già perfetto? Dodin quindi decide di cucinare una cena solo per lei quale estrema dichiarazione di amore. Il film inizia con la preparazione di un pranzo: Eugénie e Dodin, con l’assistenza di Violette #GalateaBellugi e la presenza della piccola Pauline #BonnieChagneauRavoire, si muovono in cucina in perfetta #armonia, come in una #danza la cui musica è data dalla sinfonia dei suoni delle pentole di rame, dello sfrigolare, bollire, mescolare, esprimendo la perfetta intesa che esiste tra loro due, quella intesa insondabile ed inscalfibile che a volte si crea nelle coppie. Cucinare è un’arte, specie se si tratta di cucina francese, ed è anche un atto di amore; così come mangiare è un piacere: è quello che questo film esprime, con estrema #cura#estetica di ogni particolare, tanto che ci sembra di sentire i profumi ed i sapori della cucina, dell’orto, della bellissima campagna, quasi tableau vivant, irradiati da una luce splendente e avvolgente. #IlGustodelleCose è un film esteticamente molto forte, capace di ricreare una atmosfera, una magia, quella dell’arte culinaria e quella della intesa amorosa. Scatta però una riflessione: i due protagonisti si muovono su un piano di parità quanto a competenze, ma il gastronomo, il soggetto titolato portato agli onori della cronaca e dei posteri resta Dodin, per quella opera di oscuramento e rimozione delle capacità femminili che è stata operata in tutti i campi del sapere per segnare la subalternità delle donne. Eugénie è ‘solo’ una cuoca; oggi avrebbe diritto ad essere definita gastronoma così come Dodin: si chiama #paritàdigenere.

RITRATTO DI UN AMORE

T.O. Bonnard, Pierre et Marthe; Regia: Martin Prevost; Interpreti: Cecile de France, Vincent Macaigne,Stacey Martin; Origine: Francia; Anno: 2023

Ritratto di un amore (t.o.Bonnard, Pierre et Marthe) del regista francese #MartinPrevost narra il rapporto amoroso tra il #pittore tardo-impressionista #PierreBonnard#VincentMacaigne e Marthe de Meligny #CéciledeFrance, sua musa, amante, compagna, infine moglie, nel corso dei 40 anni della loro relazione, che per un periodo contempla anche l’apertura ad una terza persona, Renée #StaceyMartin. Il film, fedele alla biografia, indaga anche lo stretto rapporto tra vita, #ispirazione e #opera#artistica, un quid insondabile che si nutre di passione, luce, natura (incantevole la villa sulla Senna, vero Eden/Paradiso perduto) secondo canoni che si distanziano dallo schema borghese e che, tuttavia, lo confermano. Marthe infatti, nonostante la sua forte personalità grazie alla quale non soccombera’ annullandosi completamente, è subordinata e ‘al servizio’ della creazione artistica di Paul, tanto che le sue peculiari capacità pittoriche avranno modo di esprimersi solo durante una fase di sospensione della loro relazione. In definitiva conosciamo solo i pittori di quel periodo (e direi di tutta la storia dell’arte), non perché fossero ‘gli unici a dipingere’ (come Bonnard afferma all’inizio del film), restando per le donne solo il ruolo di modella, cioè di oggetto del ritratto, ma perché le donne #pittrici venivano #oscurate, secondo un processo di #rimozione delle artiste esistenti e di #incasellamento delle donne in ruoli di cura. È un po’ la stessa dinamica osservata nel film #Ilgustodellecose (con il quale #Ritrattodiunamore ha vari elementi in comune), lì dove il ‘gastronomo’ è Dodin, mentre Eugenie è ‘cuoca’, sebbene sia competente almeno quanto lui. Bravi gli interpreti, intensa #CéciledeFrance, fotografia e costumi capaci di ricreare un’atmosfera. Nonostante qualche ripetizione narrativa, un film di buona riuscita

ROSALIE

Regia: Stefanie Di Giusto; Interpreti: Nadia Tereszkiewicz, Benoit Magimel; Origine: Francia; Anno: 2023

Rosalie della regista francese #StéfanieDiGiusto è liberamente ispirato alla vita di #ClementineDelait, una famosa “donna barbuta” vissuta in Francia agli inizi del ‘900. Rosalie #NadiaTereszkiewicz (perfettamente nella parte) è una giovane donna che nasconde un segreto: il suo corpo è coperto da peli che quotidianamente rade sul viso. Abel #BenoitMagimel, proprietario di un caffè in Bretagna, la sposa senza saperlo, esclusivamente per la dote di cui ha bisogno per coprire i suoi debiti. Durante la prima notte di nozze però l’arcano viene svelato: sarà il momento per Rosalie di fare #comingout nei confronti non solo del marito, ma anche di tutta la comunità della quale diventerà, proprio su sua idea, una attrazione, riuscendo così a risanare le finanze di Abel. Il fllm, presentato nella sezione #Uncertainregard del festival di Cannes 2023 in concorso per la #QueerPalm relativa a film con rilevante #tematica#LGBTQ+, pur essendo in costume, è particolarmente attuale. #Ricerca di #identità, rispetto di identità, #disforiadigenere o, meglio, differenza e varietà di genere, #accettazione personale e sociale, secondo percorsi non sempre facili, anche dolorosi, sono i temi della storia narrata. Rosalie inizia a liberarsi dal momento in cui non si rade più, accettando lei per prima la sua peculiarità, non a caso fondendosi con la natura (la #natura -di genere- è #cultura) in una delle sequenze più belle. Da quel momento anche Abel inizierà ad innamorarsi di lei, fino alla totale fusione in una scena finale sospesa tra #Lezionidipiano e #TheShapeofWater. #Rosalie è un film poetico, curato nei costumi e negli scenari, prezioso nello scardinare i luoghi comuni e le chiusure nei confronti di quanto è difforme dalla #norma#binaria imposta dal #patriarcato. Vale, su tutto, quanto afferma #JudithButler: ‘Il genere è una categoria di cui non esiste l’originale.’.

L’ARTE DELLA GIOIA parte I e II

Regia: Valeria Golino; Interpreti: Tecla Insolia, Valeria Bruni Tedeschi, Jasmine Trinca, Alma Noce, Guido Caprino; Origine: Italia: Anno: 2024

L’ arte della gioia parte I e II della regista italiana #ValeriaGolino è tratto dall’omonimo splendido #romanzo di #GoliardaSapienza, pietra miliare della #letteratura#femminista (se non l’avete ancora letto, correte a farlo) dal travagliato percorso editoriale. Nato come serie tv di produzione #Sky (che ha già manifestato l’intenzione di produrre le altre due parti conclusive), il film narra la vita di Modesta #TeclaInsolia, dalla infanzia di povera contadina siciliana fino al trasferimento a Catania quale #donna#emancipata, colta, ricca e titolata, ma soprattutto #libera e #anticonformista. Le trasposizioni cinematografiche di romanzi importanti sono tra le opere più difficili: inevitabilmente qualcosa si perde per strada. La regista Valeria Golino, che ha conosciuto personalmente la scrittrice sua coach di recitazione durante l’adolescenza, si percepisce ami profondamente questo romanzo tanto da riuscire a tradurre visivamente in maniera fedele atmosfere, emozioni, passioni, caratteri, grazie ad interpreti in stato di grazia, una su tutte #ValeriaBruniTedeschi che interpreta la principessa Gaia Brandiforti, oltre che la stessa #TeclaInsolia intensa e credibile. A ciò si aggiungono perfetti scenari naturalistici e non (la villa in campagna è uno spettacolo di magica bellezza) curati da #LucaMerlini con attenzione estrema per ogni dettaglio, dalla tazzina da thè, ai costumi di #RitaBarbieri, ai gioielli. L’effetto è quello di farci sprofondare in una #atmosfera che la regista sapientemente riesce a ricreare, ispirata in questo anche dal film #RitrattodiunaGiovaneinFiamme di #CelineSciamma nel quale ha recitato. Quel che un po’ manca rispetto al romanzo è invece il testo: sfumature, profondità di riflessione, complessità del ragionare si perdono in un’opera che predilige il registro visivo piuttosto che la #sceneggiatura. Resta comunque un bel lavoro, intenso, sincero e non deludente.

RACCONTO DI DUE STAGIONI

T.O. Kuru otlar ustune; Regia: Nuri Bilge Ceylan; Interpreti: Deniz Celiloglu, Metva Dizdar, Musab Ekichi; Origine: Turchia; Anno: 2023.

Raccontodiduestagioni (t.o. Kuru otlar üstüne) del regista turco #NuriBilgeCeylan è cinema puro, che solo nel buio della sala cinematografica può vedersi, per svariate ragioni: la durata (3 ore e 17 minuti!), la #sceneggiatura fitta, ragionata, filosofica, sociologica e politica (autore il regista insieme alla moglie #EbruCeylan e #AkinAksu), l’ambientazione in un villaggio sperduto dell’ #Anatolia dove l’inverno dura sei mesi. Basterebbe solo uno di questi elementi per scoraggiare più di una persona; vincendo invece tale ritrosia si assiste ad un’opera potente, coinvolgente, straniante, riflessiva come poche. Semir #DenizCeliloglu insegnante di arte in una scuola media in una landa abbandonata da dove vuole solo fuggire, Nuray #MetveDizdar (premiata per questo ruolo come miglore attrice protagonista al Festival di Cannes del 2023) sopravvissuta ad un attacco terroristico e Kenan #MusabEkici, collega di Semir, rappresentano altrettanti caratteri ed #approcci#esistenziali, ciascuno con altrettante e varie stratificazioni della vita (invidie, egoismi, desideri). Sullo sfondo resta un mondo oppressivo che non cura il singolo e ignora i margini, anche naturalistici, di quella che resta solitudine esistenziale. Il regista collega più linee narrative, inframezzate dalle #fotografie (bellissime) che Semir scatta alla campagna rurale ed ai suoi abitanti È un cinema che si fa #trascendenza, come suggerisce lo stesso regista nel finale, che non dà risposte, ma che rappresenta la #dicotomia#caotica delle relazioni umane e della vita, dove esistono solo due stagioni: un lunghissimo inverno immerso nella neve e l’estate con le sue erbe già secche. Abbandonarsi alla visione di questo film insolito rispetto ai nostri tempi frenetici e contigentati significa compiere un atto di amore (corrisposto) per il cinema, cioè perdersi in un altro spazio e contemporaneamente ritrovarsi, smarriti, in esso. Impegnativo, denso, coraggioso, incisivo. Da vedere!

Alessandra Quagliarella

About Alessandra Quagliarella

Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.

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