MONUMENTS MEN

Titolo originale: The Monuments Men
Regia: George Clooney
Anno: 2014
Origine: USA, Germania
Durata: 118’

Durante la seconda guerra mondiale, un piccolo plotone americano formato da critici ed esperti d’arte viene inviato in Europa con l’incarico di cercare e mettere in salvo le opere d’arte trafugate dai nazisti.

Quarto lungometraggio diretto da George Clooney, Monuments Men è un film ispirato a fatti reali (raccontati nel libro omonimo di Robert M. Edsel), in cui la narrazione delle imprese dei protagonisti veicola una riflessione sulla cultura e sull’arte come elementi costitutivi dell’identità individuale e collettiva. La missione di questi uomini (interpretati da una schiera di attori hollywoodiani: oltre allo stesso Clooney, Matt Damon, John Goodman, Bill Murray, Bob Balaban, Hugh Bonneville e il francese Jean Dujardin) rientra sì nella lotta contro il nazismo, ma, al tempo stesso, ne rivela risvolti del tutto particolari, poiché il recupero delle opere d’arte rappresenta, sia a livello concreto che simbolico, la preservazione della storia e dell’identità dell’Europa e del mondo occidentale. Permettere la loro distruzione – e in più dai bombardamenti degli stessi Alleati – avrebbe significato concedere a Hitler la vittoria, poiché, afferma Clooney con questo film, nessun uomo è tale senza la propria storia e la propria cultura.

Si tratta quindi di argomenti importanti e va indubbiamente riconosciuto il merito di aver scelto di affrontarli, peccato però che nel risultato essi vengono sminuiti dalla trattazione formale. Forse proprio per la consapevolezza dell’importanza del tema e per il timore di non riuscire a raggiungere il pubblico più vasto, il film abbonda in semplificazione: la colonna sonora è particolarmente didascalica, i personaggi sono tratteggiati in modo sommario e si caratterizzano per una certa stereotipia e manicheismo, difetto riscontrabile anche nella trama, che insiste nella retorica degli Stati Uniti come “salvatori”, opposti non solo ai nazisti, ma anche ai russi, in una rappresentazione piuttosto scontata. Non aiuta la scelta di un registro drammatico alleggerito da accenti da commedia, in quanto l’equilibrio tra i diversi “toni” non viene raggiunto.

L’eccessiva banalizzazione delle tematiche e un intreccio narrativo piuttosto debole, insieme a scelte registiche non particolarmente interessanti, portano a giudicare Monuments Men come un’occasione mancata per affrontare una storia potenzialmente stimolante. E l’insoddisfazione si acuisce mettendo a confronto l’opera con i precedenti lavori da regista di Clooney, in particolare Good Night and Good Luck e Le Idi di Marzo, film di notevole impatto, grazie anche a quell’unitarietà di forma e contenuto, che qui invece appare sacrificata all’intento didascalico.

About Alessandra Pirisi

Tra i fondatori di Cinemagazzino, ne è stata redattrice e collaboratrice fino al dicembre 2018. Laureata all’Università di Bologna in Lettere moderne. I suoi interessi vertono su letteratura (suo primo amore), teatro, danza, cinema, musica e Bruce Springsteen. Si interessa – molto – a serie tv, in particolar modo poliziesche. Ha un'ossessione totalizzante per il cinema indiano.

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