Titolo: Mustang; Regia: Deniz Gamze Ergüven; Interpreti: Günes Sensoy, Doga Zeynep Doguslu, Elit Iscan, Tugba Songuroglu, Ilayda Akdogan; Origine: Francia; Anno: 2015; Durata: 94’
In un paesino della Turchia interna cinque sorelle orfane vengono recluse in casa dallo zio e dalla nonna che si occupano di loro, fino a quando non avranno trovato marito.
Presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2015, Mustang è l’opera prima della regista turca Deniz Gamze Ergüven, che racconta un storia intima e allo stesso tempo emblematica, riuscendo a inserire in una narrazione coinvolgente e toccante anche un elemento di “denuncia” di un ambiente e di un modo di pensare non necessariamente legati solo all’ambientazione del film, ma in qualche modo pericolosamente “universali”.
In una Turchia rurale e ancorata alle tradizioni più chiuse e conservatrici, le cinque ragazzine protagoniste – ed in particolare la più piccola, Lale, che costituisce il punto di vista privilegiato dalla regista – desiderano solo vivere la loro età spensieratamente. A questa spensieratezza si oppongono la chiusura mentale della nonna, divisa tra l’affetto per le nipoti e il rispetto delle norme di comportamento tradizionali (l’idea della donna quale dedita esclusivamente ai compiti domestici, che non deve frequentare uomini per conservarsi vergine fino al matrimonio, dimessa, privata di ogni divertimento ritenuto “sconveniente”), e soprattutto dello zio, espressione di un modo di pensare maschilista e retrogrado, ma non privo di sfumature psicologiche contraddittorie.
Le cinque protagoniste affrontano la situazione in cui sono costrette ciascuna in modo diverso, reagendo alle imposizioni a seconda del loro carattere: l’analisi psicologica e la costruzione delle varie personalità sono affrontate molto accuratamente, ogni ragazza ha spessore e un’individualità ben definita. La macchina da presa indugia su primi piani o piani più allargati delle protagoniste, cogliendole spesso in un’unica inquadratura che mostri la forte unione tra le sorelle.
La fotografia è caratterizzata da toni soffusi e da una luce calda che fa risaltare la pelle e i capelli delle ragazzine e ne mostra la bellezza fisica, specchio di una bellezza e libertà interiori. Il contrasto tra questa luce quasi fiabesca e positiva e gli avvenimenti drammatici è forte, e si rispecchia anche nel paesaggio bucolico che circonda la casa da cui è vietato allontanarsi se non accompagnate da un adulto. Il polo opposto rispetto alla casa e al paese è Istanbul, simbolo di una libertà che è anche affetto sincero senza costrizioni, rappresentata dall’insegnante che le ragazze salutano all’inizio del film, al termine dell’anno scolastico.
La freschezza della narrazione e delle protagoniste (le cinque giovani attrici sono straordinarie) si coniuga con la qualità tecnica, dando vita a una storia delicata e forte allo stesso tempo, raccontata con grande sensibilità.

About Alessandra Pirisi
Tra i fondatori di Cinemagazzino, ne è stata redattrice e collaboratrice fino al dicembre 2018. Laureata all’Università di Bologna in Lettere moderne. I suoi interessi vertono su letteratura (suo primo amore), teatro, danza, cinema, musica e Bruce Springsteen. Si interessa – molto – a serie tv, in particolar modo poliziesche. Ha un'ossessione totalizzante per il cinema indiano.