OSCAR 2015 – ¡VIVA MEXICO!

Per citare uno dei film protagonisti della serata, “Not quite my tempo” Mr. Harris.

OSCAR1Uno show che inizia bene ma il cui ritmo – eccetto qualche guizzo – rallenta fino ad appiattirsi.
Il frizzante numero musicale d’apertura – con una Anna Kendrik e un Jack Black bravissimi – è tutto ciò di cui dobbiamo accontentarci. Neil Patrick Harris arranca tra battute fuori luogo seguite da imbarazzanti silenzi e siparietti dalla dubbia riuscita (se si eccettua lo sketch in cui si ritrova in mutande, omaggiando Birdman).

Il primo premio, quello come Miglior attore non protagonista, lo dà l’elegante Lupita Nyong’o a J.K. Simmons (Whiplash). A bocca asciutta l’altro favorito della categoria, Edward Norton (Birdman). Segue la vittoria dell’italiana Milena Canonero per i Migliori costumi: è il primo dei quattro Oscar che, assieme a quelli per Migliore scenografia, Miglior trucco e Migliore colonna sonora, si porterà a casa Grand Budapest Hotel. Dalla Canonero a Desplat tutti ringraziano Wes Anderson per la creatività che ha saputo stimolare. Il regista applaude dalla platea, sorridente come un bambino.

OSCAR3Si premiano i film stranieri (documentari, cortometraggi e lungometraggi) e ogni volta il discorso introduttivo deve specificare che “la cinematografia ritrae luoghi diversi nel mondo dove si parlano lingue diverse e c’è una cultura diversa” – cosa ovvia per tutti ma che sembra ancora stupire gli americani. Miglior film straniero è Ida e Pawlikowski dedica la vittoria – con humour tipicamente est europeo – alla moglie defunta, ai genitori defunti e ai figli che – dice “spero siano ancora vivi”. La musica parte per sfumarlo ma lui continua a parlare di Polonia e vodka. Fantastico.

Dopo la piatta esibizione di Adam Levine, leader dei Maroon 5 e protagonista assieme a Keira Knightely di Tutto può cambiare (da cui canta Lost Stars), a rianimare il palco sono Tegan e Sara, Questlove e i The Lonely Island con It’s awesome, brano di uno dei grandi esclusi di questa edizione, The Lego Movie, ed è subito Mtv Music Awards. Un’energia e una professionalità che si rimpiangono quando, poco dopo, sale sul palco l’osannato Tim McGraw con cappello da cowboy e due o tre stonature alquanto imbarazzanti.

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I premiati del settore animazione (cortometraggio e film) ringraziano John Lasseter all’unanimità. Nel frattempo sale sul palco la regina delle nomination Meryl Streep che con la classe e l’eleganza che la contraddistinguono introduce il momento dedicato agli artisti scomparsi quest’anno (Robin Williams, Virna Lisi, Mikey Rooney, Anita Ekberg, Richard Attenborough, Lauren Bacall, Alain Resnais, alcuni dei nomi citati). Figuraccia per l’Academy che dimentica di menzionare Francesco Rosi, venuto a mancare da oltre un mese.

OSCAR5Dopo la premiazione di Citzenfour di Laura Poitras come Miglior documentario, John Legend e Common cantano Glory scritta da John Stephens e Lonnie Lynn per Selma, di Ava DuVernay. Lacrime a profusione sui volti di buona parte del pubblico, in particolare dell’interprete principale, David Oyelowo/Martin Luther King che la materna Oprah (attrice e produttrice della pellicola) si alza prontamente a confortare. Inconsolabile Chris Pine. (…)

Il brano vince anche come Miglior canzone e gli interpreti dedicano il premio a Dio (ancora incredibilmente non citato nei discorsi di ringraziamento) e ai detenuti di colore, e ricordano le discriminazioni che nonostante tutto si continuano a perpetrare negli Stati Uniti.
Pheeew. Nonostante la mancanza di attori e registi afroamericani fra i nominati sia lampante, Hollywood, anche per quest’anno, è salva.
A proposito di risarcimenti postumi, i maligni direbbero che la vittoria per la Sceneggiatura non originale andata al giovane Graham Moore per The imitation game – il quale, salito sul palco, ricorda il suo tentativo di suicidio e lancia un messaggio contro l’omofobia e per la libertà di espressione – abbia dato un’ulteriore mano. (I maligni.)

oscarrrrrMomento “alta classe” della serata, Lady Gaga che, dismesso l’abito del red carpet con i guantoni da massaia e indossatone uno da vera principessa, canta (divinamente) un medley delle canzoni di Tutti insieme appassionatamente, in occasione del 50esimo anniversario della pellicola. Abbraccio commosso con una splendida Julie Andrews che illumina la scena con un’eleganza inedita agli schermi contemporanei.

Emozionante la premiazione di Patricia Arquette, a cui va la statuetta come Miglior attrice non protagonista per Boyhood (unico Oscar della serata per il film): l’attrice ringrazia la crew e lancia un messaggio a favore della parità dei sessi (la differenza di stipendi parla da sola). Meryl Streep annuisce e applaude vistosamente. Ci prova anche la vicina di posto Jennifer Lopez, ma la vertiginosa scollatura le impedisce movimenti troppo ampi, limitando il suo ritrovato entusiasmo femminista.

Eddie Redmayne, Miglior attore protagonista per La teoria del tutto, ritira la statuetta con emozione sincera, infantile e contagiosa. Ringrazia regista e colleghi e dedica il premio ai malati di Sla. In difesa delle persone affette da Alzheimer parla invece la protagonista di Still Alice, una commossa Julianne Moore, quando ritira l’Oscar come Miglior attrice. Nessuna sorpresa.

Prima del gran finale Neil Patrick Harris svela finalmente le sue previsioni sull’esito della serata, custodite per tutto il tempo dentro ad una valigetta lucchettata che alla povera Octavia Spencer è toccato di tenere sott’occhio. Meno male, si era tutti col fiato sospeso.

Who gave this son of a bitch his green card?” così sbotta Sean Penn, quando apre la busta dell’ultimo premio in scaletta, quello per il Miglior film. Iñárritu e i suoi invadono per la quarta volta il palco del Dolby Theatre, dopo i riconoscimenti per Miglior fotografia (Emmanuel – Chivo – Lubezki), Miglior Sceneggiatura originale e Miglior Regia.
Il regista di Birdman ringrazia tutti, Keaton in primis, e con un’umiltà forse sincera, forse no, fa sapere “l’Ego ama la competizione ma il lavoro di un artista può essere giudicato solo dal tempo”.
Ricorda poi il suo Messico, i suoi compatrioti e gli immigrati di ultima generazione e si augura che trovino la giusta forma di governo e la giusta dignità.

Director Alejandro Inarritu accepts the Oscar for best picture for his film "Birdman"during the 87th Academy Awards in Hollywood

Neil Patrick Harris – grande delusione della serata – saluta in quella che, decisamente, si può dire la lingua dell’87esima edizione degli Oscar.

Buenas noches everybody!

 

Tutti i vincitori degli Oscar 2015:

Miglior film: Birdman di Alejandro González Iñárritu

Miglior regia: Alejandro González Iñárritu (Birdman)

Miglior attore protagonista: Eddie Redmayne (La teoria del tutto)

Miglior attrice protagonista: Julianne Moore (Still Alice)

Miglior attore non protagonista: J. K. Simmons (Whiplash)

Migliore attrice non protagonista: Patricia Arquette (Boyhood)

Migliore sceneggiatura originale: Alejandro González Iñárritu, Nicolás Giacobone, Alexander Dinelaris e Armando Bo (Birdman)

Migliore sceneggiatura non originale: Graham Moore (The imitation game)

Miglior film straniero: Ida, di Paweł Pawlikowski

Miglior film d’animazione: Big Hero 6, di Don Hall e Chris Williams

Migliore fotografia: Emmanuel Lubezki (Birdman)

Miglior scenografia: Adam Stockhausen (Grand Budapest Hotel)

Miglior montaggio: Tom Cross (Whiplash)

Migliore colonna sonora: Alexandre Desplat (Grand Budapest Hotel)

Migliore canzone: Glory, musica e parole di John Stephens e Lonnie Lynn (La strada per la libertà – Selma)

Migliori effetti speciali: Paul Franklin, Andrew Lockley, Ian Hunter e Scott Fisher (Interstellar)

Miglior montaggio sonoro: American Sniper di Clint Eastwood

Miglior missaggio sonoro: Whiplash di Damien Chazelle

Migliori costumi: Milena Canonero (Grand Budapest Hotel)

Miglior trucco e acconciatura: Frances Hannon e Mark Coulier (Grand Budapest Hotel)

Miglior documentario: Citizenfour, di Laura Poitras

Miglior cortometraggio documentario: Crisis Hotline: Veterans Press 1, di Ellen Goosenberg Kent

Miglior cortometraggio: The Phone Call, di Mat Kirkby

Miglior cortometraggio d’animazione: Winston (Feast), di Patrick Osborne

About Elena Cappozzo

Dopo la laurea in Filologia Moderna a Padova, studia Film Writing a Roma. Sognando di scrivere “per”, scrive “di” (cinema) qua e là, accendendo ogni tanto un cero a San...SetBlv. Il grande schermo è il suo primo, assoluto amore ma le capita con discreta frequenza di tradirlo con quello della tv e persino con quello del pc (quella da Youtube e serie tv è in realtà una dipendenza piuttosto grave, no judging.)

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