
Regia: Leonardo Di Costanzo; Interpreti: Barbara Ronchi, Roschdy Zem, Diego Ribon, Valeria Golino, Giorgio Montanini; Origine: Italia/Svizzera; Anno: 2025; Durata: 105 minuti
Elisa è in carcere da dieci anni per l’omicidio della sorella, omicidio di cui lei, colpita da una forma di amnesia, non ricorda nulla. Il confronto con un criminologo farà riaffiorare pian piano i suoi ricordi.
Una macchia rossa si muove in un paesaggio innevato, questa è la prima e simbolica scena che apre l’ultimo film di Leonardo Di Costanzo in concorso al Festival del Cinema di Venezia 82 appena concluso.
Quella macchia rossa è Elisa, detenuta in un istituto sperimentale svizzero dove ha intrapreso un percorso di riabilitazione per il reinserimento sociale, lavorando in un bar all’interno del complesso penitenziario.
Barbara Ronchi presta il suo volto alla protagonista e riesce con immensa forza espressiva a rendere vivo il suo disagio emotivo e psicologico, complici i frequenti e intensi primi piani che sembrano penetrare la sua mente e il suo animo.
La pellicola è liberamente ispirata al saggio Io volevo ucciderla dei criminologi Lorenzo Natali e Adolfo Ceretti, quest’ultimo autore anche del libro Il diavolo mi accarezza i capelli. Memorie di un criminologo.
Il film indaga sul mistero di chi provoca il dolore, sul male che si insinua nella persona ‘qualunque’ alla quale il “diavolo accarezza i capelli” per l’appunto.
Elisa accetta di incontrare il professor Alaoui, esperto criminologo che vuole ‘studiare’ il suo caso. Durante questa serie di incontri che un po’ rassomigliano alle sedute con uno psicologo (“Qual è l’emozione che prova?” gli chiede) pian piano i ricordi tornano a galla in flashback dolorosissimi.

“Cosa la spinge a voler incontrare persone come me?” è la domanda che Elisa pone ad Alaoui, ma lui ha “risposte diverse per ognuna delle persone incontrate” come le scriverà in una lettera alla fine del film.
Di Costanzo riesce a sospendere il giudizio e a farlo sospendere a tratti anche allo spettatore, mostrando la possibilità di un’opzione differente che contempla l’ascolto del colpevole in un mondo abituato da sempre solo a giudicare e a cercare i mostri per fare (e farsi) giustizia.
Chi può e deve giudicare è solo il giudice nei processi in quanto investito di quel ruolo, agli altri resta il compito di cercare di indagare, nel senso etimologico del termine di ‘spingersi dentro’ le motivazioni che hanno portato la persona normale a compiere quel crimine.
Questo non significa sollevare dalla responsabilità della colpa; “la responsabilità del colpevole va cercata nella sua umanità”, sostiene il professore Alaoui in un discorso che fa fatica a comprendere chi, come Valeria Golino che interpreta la madre di un ragazzo ucciso da balordi, è dall’altro lato, quello della vittima, e guardare nel male non le è servito a nulla.

“La vendetta è un sentimento naturale e normale però la vendetta ci porta alla vendetta quindi alla guerra” dice il regista in una sua intervista.
Una riflessione che in tempi come questi è più che mai attuale e doverosa.
Ivana Mennella

About Ivana Mennella
Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.