SMETTO QUANDO VOGLIO

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Regia: Sydney Sibilia
Anno: 2014
Origine: Italia
Durata: 100’

Primo lungometraggio di Sydney Sibilia, filmmaker campano di spot e corti, Smetto quando voglio è una brillante tragicommedia.

Si riflette, ridendo, su un’amara verità, quella della declinazione – tutta italiana – del verbo “lavorare” in: disoccupazione, precarietà, lavoro nero e, in rari e fortunati casi, lavoro a tempo indeterminato tramite agganci politici.
Il regista afferma di essersi ispirato a I soliti ignoti di Mario Monicelli, ma soprattutto alla realtà quotidiana di persone di sua conoscenza che con laurea (e a volte anche master) elemosinavano lavori a nero e ben al di sotto delle loro competenze.
In un paese in cui si approvano tagli alla ricerca e ai posti di lavoro, favorendo la fuga dei cervelli all’estero e il precariato, indeterminato non è il posto di lavoro ma il futuro dei giovani che devono letteralmente inventarsi come sbarcare il lunario.

È così che nascono figure ibride come l’archeologo/operaio, i benzinai/latinisti, il chimico/lavapiatti, l’antropologo disoccupato (perché troppo referenziato!) e il macroeconomista squattrinato, i simpatici protagonisti di Smetto quando voglio.
Questa banda di nerd è messa insieme da un neurobiologo, Pietro Zinni (interpretato da un bravissimo Edoardo Leo) che perde il posto di ricercatore all’Università a causa dei tagli alla ricerca.
Le loro menti brillanti mettono insieme capacità intellettuali e anni di studio a servizio dell’illegalità, o meglio, di quella zona grigia del commercio che è a metà tra il legale e il non. Si ingegnano per creare una nuova smart drug non ancora presente nell’elenco ufficiale del Ministero della Salute delle sostanze illegali.
Il risultato economico arriva subito, ma, come ogni droga, ha un effetto strabiliante all’inizio e degli effetti collaterali che non tardano ad arrivare.
C’è concorrenza spietata anche in questo tipo di lavoro e Murena (uno sfigurato ed esilarante Neri Marcorè), ingegnere navale/pusher, rivendicherà il suo territorio di spaccio creando problemi alla banda.

Sibilia  riesce a cucire su un argomento spinoso come quello della disoccupazione giovanile (già trattato da altri registi) un tessuto comico originale.
I personaggi sono credibili, ben delineati e tengono saldamente in piedi una sceneggiatura senza buchi logici, con un ritmo narrativo vibrante che si avverte soprattutto nei divertenti dialoghi.
Alcuni l’hanno definito poco italiano perché, come afferma anche il regista, strizza l’occhio alla tv americana (soprattutto al serial Breaking Bad) ma si sente comunque un respiro nostrano, una comicità familiare eppure nuova su una tematica che, forse qui in Italia più che altrove, è tristemente attuale.

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

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