Regia: Ridley Scott; Interpreti: Christian Bale, Joel Edgerton, Aaron Paul, Ben Kingsley; Origine: USA / Regno Unito / Spagna; Anno: 2014; Durata: 150′
Il nuovo film di Ridley Scott narra la lotta del popolo ebreo per sfuggire alla schiavitù dell’Egitto attraverso l’aiuto di Mosè (Christian Bale), ritratto soprattutto come uomo di guerra più che di fede.
Negli anni Cinquanta i kolossal biblici di Cecil B. DeMille (I Dieci Comandamenti), lungometraggi con spettacolari scenografie e numerose comparse, riscuotevano un grande successo al botteghino e trasportavano il pubblico in celebri luoghi e situazioni famose, conosciuti attraverso le sacre scritture. Questo genere cinematografico è venuto meno fino a poco tempo fa, quando è stato riscoperto per poter sfoggiare le nuove tecnologie sviluppate, come il 3D. Il primo esempio è il blockbuster con protagonista Russel Crowe, Noah (Darren Aronofsky, 2014), mentre ora si misura con il genere anche l’inglese Ridley Scott.
Il personaggio di Mosè, protagonista del film, viene introdotto da adulto nel ruolo di combattente a fianco del legittimo erede del faraone Seti, Ramses. I due uomini vengono cresciuti come fratelli, ma, dopo la morte di Seti, a Mosè viene rivelata la sua appartenenza alla popolazione ebrea, schiava dell’Egitto da quattrocento anni. Mosè, che ricopriva il ruolo di generale dell’esercito, viene quindi allontano dal palazzo e, abbandonato a se stesso, vaga per il deserto fino a trovare l’ospitalità di una tribù araba. Ricomincia una nuova vita sposandosi, ma, dopo una rovinosa caduta in montagna durante un temporale, Dio gli si rivela attraverso la figura di un bambino che lo indirizza verso il suo destino, quello di aiutare il popolo eletto a fuggire dall’Egitto.
Il film si fonda essenzialmente sulla contrapposizione delle scene che vedono protagonista Mosè e quelle che mostrano il soccombere e l’impotenza del faraone Ramses, personaggio turbato e insicuro. Mosè viene invece ritratto come un vincente sin dalla prima battaglia dell’esercito egizio contro un popolo di invasori della Mesopotamia, battaglia portata sullo schermo con l’uso di una macchina a mano e un montaggio incalzante, ben sostenuto dalla colonna sonora.
La presenza di personaggi secondari (dai tratti spiccatamente caucasici) è quasi irrilevante, in quanto, non ricoprendo ruoli essenziali per la trama, non spiccano sullo schermo. Per quanto Bale sostenga decentemente il suo ruolo, il personaggio di Mosè, simile a quello interpretato da Russel Crowe ne Il Gladiatore, non è inserito nella trama in modo altrettanto efficace e manca del carisma di Massimo, considerato soprattutto che il tema della vendetta – presente anche in questo caso – non viene trattato con uguale importanza. Rimane invece immutata rispetto al Gladiatore l’attenzione per l’elemento visivo, sostenuto dagli innumerevoli effetti speciali presenti soprattutto della sequenza che vede il popolo egizio soggetto alle piaghe. Basta osservare i titoli di testa con l’infinito elenco di nomi accreditati come visual artist che hanno collaborato al film per comprendere l’imponenza del lavoro di questo dipartimento, che però non può supplire a certe carenze dettate anche dal mancata presa di posizione del film a livello religioso.
VOTO: 5

About Giulia Scalfi
Dopo la laurea triennale DAMS con la tesi Da Caramel a E ora dove andiamo?: Il Cinema di Nadine Labaki, consegue la laurea magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale discutendo la tesi Evoluzione del montaggio e del sonoro nella saga di James Bond. Il particolare interesse per il linguaggio cinematografico la porta a concentrasi maggiormente sulla struttura dei film e sulle scelte stilistiche. E' stata conquistata dal cinema grazie a film come Effetto Notte, Frankenstein Junior e Chicago. Non può negare la profonda stima nei confronti di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez nonostante provi una profonda ammirazione per le cineaste di ieri e di oggi.