Titolo: Irrational man; Regia: Woody Allen; Interpreti: Jamie Blackley, Joaquin Phoenix, Parker Posey, Emma Stone; Origine: Usa; Anno: 2015; Durata: 96’
Abe Lucas è un professore universitario di filosofia in piena crisi esistenziale perché non riesce più a trovare senso alcuno nella vita. Jill è una sua affascinante allieva. Un giorno, origliando per caso la conversazione di tre sconosciuti avventori in un bar, Abe trova finalmente uno scopo nella propria esistenza.
Questo 45esimo film di Woody Allen, presentato fuori concorso alla 68esima edizione del festival di Cannes, porta con sé tutti i segni del tempo che passa. Lungi dall’essere, come invece succede per le opere cinematografiche di Clint Eastwood (con cui condivide la generazione), un’ulteriore conferma della sua abilità registica, mostra fiacchezza proprio nelle tematiche, quelle filosofiche, da sempre a lui care: il caso, la vita, la morte.
Siamo ben lontani dalle pellicole intimiste di Un’altra donna o Settembre e lontani anche da Match Point di cui tenta qui di riprodurre le atmosfere noir. Irrational man è un film dalla struttura debole, la cui sceneggiatura è sconclusionata: i personaggi solo abbozzati fluttuano nel marasma dilagante delle voice off. La mancanza di un corpo unico si nota anche dal montaggio delle sequenze, che sembrano tagliate d’improvviso e senza ratio alcuna.
Abe insegna filosofia all’Università di Rhode Island dove conosce Jill, brillante studentessa che come in ogni copione da commediola romantica che si rispetti, s’innamora sul colpo e perdutamente di lui. Nemmeno una giovane bella e innamorata riesce a riportarlo in vita. Sarà il Caso, altro grande protagonista del film, che darà inaspettatamente una svolta all’esistenza di Abe, ma non al film, che resta impantanato nelle sabbie mobili di derive filosofiche che sempre più assomigliano a mere “masturbazioni intellettuali” come dirà anche Abe stesso.
[SPOILER] Le motivazioni esistenziali che permeano il suo gesto di uccidere un perfetto sconosciuto rendendo giustizia a una donna della quale ha origliato per caso una conversazione, non sono solide, e affidarsi a Dostoevskij o Kant non basta [FINE SPOILER]. Allen deluderà certamente il suo vasto pubblico di estimatori, anche se non sarebbe la prima volta, vista la parabola discendente che ha inseguito dopo Match Point.
About Ivana Mennella
Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.