Per me è un NO! – HO UCCISO NAPOLEONE

ho ucciso Napoleone 1

Regia: Giorgia Farina; Interpreti: Micaela Ramazzotti, Libero de Rienzo, Adriano Giannini, Elena Sofia Ricci, Iaia Forte; Origine: Italia; Anno: 2015; Durata: 90′

Anita, glaciale manager in carriera, si trova da un giorno all’altro senza più lavoro e incinta del suo ex amante, nonché suo ex capo.
Mediterà una fredda vendetta che porterà un cambiamento anche dentro di lei.

Giorgia Farina, già regista di Amiche da morire, riuscita commedia nera del 2013, dirige questa sua seconda opera, ma non raggiunge la qualità narrativa del suo primo lungometraggio che aveva vinto il Globo d’oro 2013 per la migliore sceneggiatura.
Pur avvalendosi di un cast interessante (Micaela Ramazzotti, Elena Sofia Ricci, Pamela Villoresi, Iaia Forte) il film manca di coerenza psicologica e narrativa.
Micaela Ramazzotti è assolutamente fuori parte, non solo perché non riesce a entrare in un personaggio forse troppo lontano da quelli da lei interpretati finora, ma anche perché l’eccesso caricaturale che mette nel tono della voce e nell’espressione del volto la rende poco credibile.

ho ucciso napoleone 2

Quando, nella seconda parte del film, i tratti del viso si distendono e il personaggio rientra nei canoni di una donna ‘normale’ svestendosi delle sovrastrutture manageriali, ritroviamo la recitazione fresca e spontanea con la quale avevamo conosciuto l’attrice in Tutta la vita davanti.
La trama è intrigante, si presta a colpi di scena, a trovate brillanti, ma queste non vengono sostenute con entusiasmo da nessuno dei personaggi, per lo più femminili, che affollano la scena.
Il confronto con il lavoro precedente della Farina viene naturale: qui manca la forza coesiva tra dialoghi, avvenimenti, recitazione, come se ci fossero continui gap in cui cadono e si perdono le buone possibilità che il film aveva in potenziale.

ho ucciso napoleone 3

Tutto è portato all’eccesso macchiettistico e manca una reale presenza scenica che dia spessore alla storia raccontata.
Lo stereotipo della donna in carriera, algida, sicura di sé, calcolatrice e vendicatrice viene ridicolizzato, mentre non viene dato abbastanza spazio all’evoluzione psicologica degli altri personaggi.
La regista non cerca certo di esprimere la denuncia sociale per la tutela delle donne lavoratrici, né ha pretese femministe di sorta, ma la sua mano risulta un po’ troppo leggera nel disegnare una storia dai colori sbiaditi, quasi inconsistenti.

 

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

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