LA VERITÀ STA IN CIELO

Titolo: La verità sta in cielo; Regista: Roberto Faenza; Attori: Maya Sansa, Riccardo Scamarcio, Shel Shapiro, Greta Scarano, Valentina Lodovini; Origine: Italia; Anno: 2016; tempo: 94′

Il 1983 è legato ad uno dei misteri più oscuri della storia italiana. Si mettono sulle tracce di una ragazzina scomparsa due giornaliste, una partita da Londra e l’altra di Roma. La loro collaborazione porterà a delle scoperte e a delle ipotesi importanti ma non decisive per la risoluzione del caso.

Il 22 giugno del 1983 una quindicenne cittadina vaticana, il cui nome – Emanuela Orlandi – sarà destinato a divenire tristemente celebre, sparì improvvisamente nel nulla nei pressi di una scuola di musica vicina alla Basilica di Sant’Apollinare in Roma.
La verità sta in cielo – un’ottima opportunità di riflessione su di un soggetto doloroso che qui in Italia tende ad essere dimenticato – è stato molto discusso e ritenuto da alcuni ‘ideologico’. Esso si basa essenzialmente su due libri: quello di Vito Bruschini “La verità sul caso Orlandi”, e “Segreto criminale” di Raffaella Notariale.

la-verita-sta-in-cielo-trama-recensione

Si legge, prima che il film abbia inizio, un noto aforisma di Wilde: “La verità è raramente pura, e mai semplice”. Mai aforisma fu più appropriato, dal momento che da quell’oscuro fatto della sparizione, si verrà a produrre negli anni a venire un intricato tessuto di ipotesi di varia natura, che coinvolgerà realtà italiane ed internazionali. Molti approfittarono di quella situazione di ‘debolezza’ per infierire contro qualcuno o qualcosa nello scenario politico o religioso. Ad esempio, si chiese la liberazione del turco Alì Agca (il tentativo di eliminare Giovanni Paolo II risaliva al 13 maggio del 1981).
Si sa che in Italia spesso i casi di cronaca nera fanno rima con la parola ‘omertà’, ma nel caso della Orlandi si è oltrepassato il limite, vista la serie infinita di depistaggi.

È appunto di questo fatto di cronaca nera, tra i più inquietanti misteri italiani, che Roberto Faenza (Sostiene Pereira, Prendimi l’anima, Il caso dell’infedele Klara) ha inteso ricostruire alcuni punti salienti e al tempo stesso delineare una più o meno precisa tesi interpretativa.

Scartando la pista pedofila (una delle molte piste contemplate in questi trent’anni), il regista si concentra sull’impatto che il caso Orlandi ha avuto all’estero e in particolare a Londra nel periodo di Mafia capitale (ottobre 2015) ma anche già prima, quando nel 2008 la giornalista Raffaella Notariale ha voluto riaprire la questione. Nella vicenda narrata un news channel londinese manda a Roma una giornalista, Maria, ad indagare. Si tratta di un personaggio inventato, senza un corrispettivo nella realtà. L’impronta personale del regista vuole che si venga così a creare una collaborazione fra quest’ultima e la Notariale (entrambe simbolo di ‘buon giornalismo’ e di ‘passione giornalistica’).

v2

Il lavoro investigativo di Maria verrà più di una volta ‘sabotato’, in quanto considerata una figura comprensibilmente ‘scomoda’. Tale cornice è un pretesto per ripercorrere così tristi pagine della reale storia italiana, mettendo in luce soprattutto la banda della Magliana, la figura del boss Enrico De Pedis (‘Renatino’) e di sua moglie Sabrina Minardi. Lo stesso contesto storico in cui si muove, lo ricordiamo, anche Romanzo criminale del giudice Giancarlo De Cataldo, del 2002 (da cui sono stati ricavati un film nel 2005 e una serie televisiva). Fondamentali nel film di Faenza anche i riferimenti alla figura di Paul Marcinkus (tanto da comparire persino nella locandina del film) e allo scandalo del Banco Ambrosiano.

Al di là del fatto che la Minardi abbia o meno raccontato il vero sul conto del marito, la tesi di fondo di La verità sta in cielo è che il Vaticano abbia mercanteggiato con la magistratura: spostare la salma di De Pedis (ucciso nel febbraio del 1990) dalla Basilica di Sant’Apollinare ove era stato clamorosamente sepolto in cambio della consegna di un dossier segreto sulla Orlandi. La salma verrà traslata in un cimitero ma il misterioso dossier non è mai arrivato nelle mani della magistratura.

Riguardo alla scottante quanto dibattuta ipotesi finale di La verità sta in cielo, Roberto Faenza ha così dichiarato: “Il mio contributo è aver indicato l’ultimo metro da seguire per arrivare al traguardo. Ora spetta ad altri compiere quest’ultimo metro ed è quanto si aspetta la famiglia di Emanuela Orlandi, che mi ha assistito con passione nel realizzare questo film. Il mio compito si ferma qui. Aver chiuso l’inchiesta è stato un atto di palese fallimento della giustizia, a riprova che la verità giudiziaria spesso non coincide con la verità storica. Considero la scelta della Procura di Roma di non essere andata a processo un errore che rimarrà nella storia. Celebrando il processo, questa la mia convinzione, alcuni testimoni sarebbero stati costretti a dire la verità e altri si sarebbero fatti avanti, sentendosi protetti. Ma non dispero nell’arrivo di nuovi elementi per riaprire il caso”.

59121_ppl

Il titolo La verità sta in cielo, allusiva di per sé, vuole ricordare la frase pronunciata in tempi recenti da Papa Bergoglio a Pietro Orlandi (fratello di Emanuela): “Emanuela è in cielo”.
Il film, pervaso da una sottile inquietudine (senza mai sconfinare nell’adrenalinico) e contrassegnato da una fitta rete di informazioni nello stile documentaristico, trova nella bravura degli attori, ancor più che nel ritmo impresso agli eventi, uno dei suoi maggiori punti di forza, a partire da Maya Sansa (la giornalista ‘londinese’).

Buona anche la prova di Riccardo Scamarcio (De Pedis), Shel Shapiro (il direttore del giornale londinese), Greta Scarano (la moglie di De Pedis, abile nello svolgere due parti ovvero la Minardi negli anni ’80 e la Minardi trent’anni più tardi), Valentina Lodovini (la giornalista italiana Raffaella Notariale) e Alberto Cracco (un validissimo prelato). Notevole il fatto che tra gli interpreti figurino anche Elettra Orlandi, figlia del fratello di Emanuela, oltre che Pietro Orlandi stesso.

About Luca Mantovanelli

Saturnino, introverso, Luca Mantovanelli ha iniziato presto ad interessarsi di musica e la sua curiosità per l’aspetto creativo e per la psicoanalisi sfocia all’università con una tesi sulla regìa operistica con applicazione al Don Carlos di Verdi. Ma sono proprio le trame delle opere liriche, talvolta – secondo lui - un po’ dispersive e distanti dalla sensibilità moderna, a ricordare a Luca che nel suo passato alcune altre trame (come per esempio di Amadeus e di Film blu) gli avevano cambiato un po’ la vita. Ecco allora una nuova presa di contatto da parte sua con la ‘settima arte’ (e Bobbio ha rappresentato senz’altro per lui un’insolita quanto stimolante esperienza). I suoi incontri con il cinema (di ieri e di oggi) sono stati sempre meno casuali e sempre più dettati dalla curiosità. Luca ritiene che i prodotti artistici migliori (che riscontrino un successo di botteghino o meno) siano quelli che sentiamo riflettere pezzi del nostro Io, e al tempo stesso in grado di indicarci o aprirci una nuova strada…perché è sempre indispensabile un quid di novità. L’introversione ha portato Luca a trovare nella scrittura il suo più congeniale e gratificante mezzo di espressione.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *