SNOWPIERCER

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Regia: Bong Joon-ho
Anno: 2013
Origine: Corea del Sud, USA, Francia
Durata: 126 min

Snowpiercer è un treno su cui è segregata l’umanità dopo l’avvento di un’era glaciale che ha eliminato ogni possibilità di sopravvivenza nel mondo esterno. Artefice di questa “Arca di Noè” è l’industriale Wilford che costruisce un treno capace di autoalimentarsi il quale, con moto perpetuo, compie un intero giro del mondo all’anno. L’umanità vive in questo modo da 17 anni, ma gli equilibri del microsistema sono molto fragili e i passeggeri della coda del treno, costretti a vivere in condizioni pietose, decidono di intraprendere una rivoluzione che li porti verso la locomotiva al cospetto dello stesso Wilford.

Il regista coreano Bong Joon-ho si ispira per la sceneggiatura del film al fumetto fantascientifico francese “Le Transperceneige”, comportamento non raro negli ultimi adattamenti delle grandi produzioni cinematografiche, ma introduce nuovi personaggi e situazioni per conferire al film, come da lui stesso dichiarato, “nuova e dinamica energia cinematografica”. L’intero film è ambientato sul treno della salvezza dove però non c’è uguaglianza fra gli uomini, divisi in vagoni in base alla classe sociale di appartenenza e costretti a lottare per conquistare la dignità perduta. I titoli di testa mostrano che la causa della nuova era glaciale è un errore umano e, come in altri film apocalittici precedenti, il prologo unisce voci extradiegetiche di notizie radio-televisive ed immagini evocative che fungono da introduzione alla storia.

È evidente come lo Snowpiercer sia metafora della società e delle sue reazioni in situazioni estreme ma è singolare come le varie sezioni del treno vengano realizzate. La costruzione del treno è stata la prima preoccupazione della produzione coreana, la più costosa di sempre, e il set è stato edificato negli studi Barrandov di Praga, riuscendo a dare l’idea di un treno di 650 metri. I vagoni dove il protagonista del film, Curtis (Chris Evans), è costretto a vivere insieme agli altri emarginati sono privi di finestre, oscuri, sporchi e sovraffollati. Nonostante questo la macchina da presa riesce a muoversi senza difficoltà, proponendo in alcuni casi inquadrature che evidenziano gli spazi angusti. Man mano che Curtis e il leader spirituale del gruppo, interpretato da John Hurt, proseguono verso la locomotiva, gli ambienti mostrati cambiano radicalmente: l’esempio più lampante è il vagone adibito a scuola, caratterizzato da colori accesi e brillanti, come gli stessi personaggi che abitano quella parte di treno. I contrasti sono forti e a denotare l’ambiguità di questa sezione è la musica estremamente inquietante, che si contrappone a quelle utilizzate per le scene d’azione, di lotta, che esprimono in alcuni passaggi un senso di drammaticità. Le musiche originali sono di Marco Beltrami e in genere non sono utilizzate per prevaricare gli altri elementi sonori del film (tranne in una scena sottoposta a rallenty).
Nelle scene d’azione l’energia della lotta viene resa con l’uso della macchina a mano e tramite un montaggio frenetico con jump cut e panoramiche a schiaffo. Nelle medesime scene alcuni elementi sonori vengono amplificati, come accade durante il combattimento con le accette che per una frazione di tempo avviene al buio e come espediente registico vengono usate le soggettive dei personaggi muniti di binocoli ad infrarossi. Uno dei personaggi che assiste a tale scontro è quello interpretato da Tilda Swinton. L’attrice americana incarna il portavoce di Wilford, interpretato da Ed Harris, e conferisce alla pellicola un carattere grottesco e allo stesso tempo agghiacciante. Nel cast, oltre alle grande personalità statunitensi, sono presenti attori orientali e nella pellicola si percepisce, anche attraverso tale accostamento, una sorta di melting pot etnico.

Se il finale del film potrebbe non lasciare soddisfatti alcuni spettatori, non si può certo ignorare l’attenzione alle immagini e il tentativo di fare di Snowpiercer un film lontano dalle classiche impostazioni del genere apocalittico, denso di contenuti politici che vengono espressi schiettamente lasciando nel finale un segno di speranza.

 

About Giulia Scalfi

Dopo la laurea triennale DAMS con la tesi Da Caramel a E ora dove andiamo?: Il Cinema di Nadine Labaki, consegue la laurea magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale discutendo la tesi Evoluzione del montaggio e del sonoro nella saga di James Bond. Il particolare interesse per il linguaggio cinematografico la porta a concentrasi maggiormente sulla struttura dei film e sulle scelte stilistiche. E' stata conquistata dal cinema grazie a film come Effetto Notte, Frankenstein Junior e Chicago. Non può negare la profonda stima nei confronti di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez nonostante provi una profonda ammirazione per le cineaste di ieri e di oggi.

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