LEI

HER

Regia: Spike Jonze
Anno: 2013
Origine: USA
Durata: 126’
Titolo originale: Her

 

In un futuro prossimo, dove computer e smartphone sono utilizzati tramite comandi vocali e la tecnologia è parte sempre più presente della vita dell’uomo, Theodore Twombly, introverso e da poco separatosi dalla moglie, acquista un sistema operativo dotato di intelligenza artificiale e progettato per evolversi. Samantha, questo il suo nome, è intelligente e brillante, ma soprattutto in grado di sviluppare la capacità di provare emozioni e sentimenti che la portano ad innamorarsi, ricambiata, di Theodore.

La struttura di base è sempre la stessa: Lui, introverso e sensibile, rimasto solo in seguito ad una delusione sentimentale, riscopre l’amore e la vita grazie all’incontro con Lei.
La forza del film e la bravura del regista consistono nel riuscire a calare in un contesto nuovo, ma allo stesso tempo familiare, una storia raccontata innumerevoli volte (elementi che da sempre determinano il successo e l’efficacia delle opere migliori). La novità della storia d’amore, il fatto che la “lei” del titolo sia un sistema operativo, in un primo momento fa dubitare rispetto alla possibilità di costruire un rapporto “vero”, “credibile”, come quello con persone in carne ed ossa, ma il film riesce proprio perché raggiunge questo intento.

L’immersione nella verosimiglianza della storia, quella sospensione dell’incredulità necessaria ad ogni esperienza spettatoriale, è raggiunta attraverso la costruzione del protagonista Theodore (Joaquin Phoenix), il cui viso in primissimo piano costituisce la prima inquadratura del film. La sua vita scorre solitaria, non risponde ai messaggi dell’amica Amy (Amy Adams) che lo invita a uscire, passa la sera a giocare a un videogioco, sembra non riuscire a superare la separazione dalla moglie Catherine (Rooney Mara), insieme alla quale è cresciuto. Ma c’è una cosa di cui Theodore è capace: empatizzare con le persone, e la sa fare tanto bene da sfruttarlo nel proprio lavoro, che consiste nello scrivere lettere private e confidenziali per conto di altri. È questo un elemento che lo avvicina molto allo spettatore permettendo quell’immedesimazione che, appunto, è fondamentale nella storia, e che consente al regista di coinvolgere chi guarda in una situazione perfettamente condivisibile dal punto di vista emotivo. Ecco dunque che la musica, i colori pastello e gli ambienti moderni ma accoglienti e familiari, insieme ai primissimi piani e alle soggettive di Theodore, ci trascinano letteralmente dentro il film e portano ad aderire alla prospettiva del protagonista.

Un altro elemento fondamentale per questa immedesimazione è il fatto che lo spettatore sente la voce di Samantha sempre insieme a Theodore. Va detto che proprio la resa del personaggio di Samantha, che poteva rappresentare l’elemento più difficile, risulta pienamente riuscita. La voce di Scarlett Johansson, infatti, ha la corporeità e concretezza che mancano al personaggio virtuale e la cui mancanza effettiva è, apparentemente, il punto centrale della storia. Come è possibile, infatti, costruire una storia d’amore con una persona di cui si sente soltanto la voce? Nella relazione il corpo dell’altro è ciò che lo determina come alterità e persona diversa da me, ciò che permette di riconoscerlo come presenza viva e concreta, ciò che impedisce di annullarlo in se stessi e insieme rassicura della sua esistenza (e infatti numerosissime sono le inquadrature di corpi, colti in particolari o in relazione tra loro, dalla gente sulla spiaggia, alle persone per strada, ai primi piani del protagonista, soprattutto quando parla con Samantha) .

In realtà, una volta attivata la sospensione dell’incredulità verso la possibilità di innamorarsi non solo di una voce che non ha un’esistenza “fisica”, ma soprattutto di un’intelligenza artificiale, ecco che la relazione e i problemi che la caratterizzano diventano gli stessi di qualsiasi altra coppia (come dimostrano i personaggi di Amy e Charles e di Paul e Tatiana, nonché la descrizione del matrimonio tra Theodore e Catherine): le insicurezze e le esitazioni ad innamorarsi; la gioia di essere ricambiati nei sentimenti; la volontà di cambiare l’altro, pretendendo che diventi ciò che noi vorremmo che fosse; le incomprensioni dovute alla differenza di carattere ed esperienze; la gelosia. E, al di là dell’incorporea presenza della partner, è questo il vero fulcro del film: la relazione d’amore, come inizia e come finisce, e la sua universalità.

 

About Alessandra Pirisi

Tra i fondatori di Cinemagazzino, ne è stata redattrice e collaboratrice fino al dicembre 2018. Laureata all’Università di Bologna in Lettere moderne. I suoi interessi vertono su letteratura (suo primo amore), teatro, danza, cinema, musica e Bruce Springsteen. Si interessa – molto – a serie tv, in particolar modo poliziesche. Ha un'ossessione totalizzante per il cinema indiano.

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