LA LUNA SU TORINO

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Regia: Davide Ferrario
Anno: 2013
Origine: Italia
Durata: 90’

Risuonano le delicate note di un ukulele nella sala 400 del cinema milanese Anteo, sul palco c’è Walter Leonardi che intona, in rima, comici versi di amorose gesta.
Già questo iniziale divertissement dà la misura del carattere profondamente ironico e istrionico del protagonista del nuovo film di Davide Ferrario, La luna su Torino, in anteprima all’Anteo dopo la partecipazione al Festival Internazionale del Film di Roma 2013 nella sezione Fuori Concorso.
Ad accompagnare l’ukulele di Walter Leonardi, la tromba del bravo Raffaele Kholer. Dopo lo spazio musicale, sale sul palco il critico cinematografico Gianni Canova per le interviste in diretta via satellite con varie sale cinematografiche dello Stivale.
La conversazione tra il critico e Walter Leonardi è brillante, l’attore incanta con il suo personale umorismo spiazzante e corrosivo.
Canova intervista poi, con la cordialità e bravura che lo contraddistinguono, le due figure femminili del film, Manuela Parodi e Daria Pascal Attolini, citando inoltre il capoluogo piemontese come altro grande protagonista.

È una Torino insolita quella ripresa dall’occhio di Ferrario e fotografata da Dante Cecchin (che usa una Canon 300, utilizzando pochissima luce con gradevolissimi risultati), diversa da quella racchiusa in Dopo mezzanotte nel suo simbolo più noto ossia la Mole Antonelliana.
Sembra rivestita di una seconda pelle, nascosta sotto un primo strato di epidermide, che ci viene mostrata dalle iniziali grandi panoramiche dall’alto e dalla voce off dei protagonisti.
Quasi sospesa sul 45esimo parallelo, a metà tra Polo Nord ed Equatore, non può che essere una città i cui abitanti vivono le loro vite in equilibrio precario.
Precarietà non lavorativa, beninteso, ma dei sentimenti che possono cambiare e far cadere, spezzando il filo che li man-tiene. Gli equilibristi che compaiono in alcune sequenze sono la rappresentazione simbolica proprio di questo aspetto del discorso filmico di Ferrario.

Metafora della leggerezza è invece la mongolfiera (sulla quale salirà Ugo in una scena del film) che «è fatta d’aria, è inconsistente eppure si solleva da terra» come spiega il regista. Cambiando l’altezza, cambiano le visioni e si scopre che «dietro ogni paesaggio c’è sempre un altro paesaggio».
Questa lievità, però, si sente molto anche nella sceneggiatura che è eterea, impalpabile, probabilmente per volere dello stesso Ferrario che tende a smantellarne la struttura e a darci qualcosa di diverso dai film precedenti.
Canova nella sua intervista al regista sottolinea il paradosso intrinseco del film, la cui cifra è la leggerezza, nonostante sia più volte citato Leopardi che è da sempre considerato (e soprattutto studiato) come un poeta profondamente pessimista.
Davide Ferrario ci dà invece una chiave di lettura differente del poeta, definendolo «un maestro contemporaneo e un feroce censore» del suo “ridicolissimo” tempo, tempo così poco dissimile dall’attuale.
Tanti sono infatti gli omaggi al poeta. La scena in cui una donna di mezza età, seduta su una panchina, guarda fisso dinnanzi a sé, a lungo, un indefinito panorama (che Ugo non comprende quale sia) richiama inevitabilmente alla mente L’infinito.

La luna, uno degli elementi presenti nella poetica leopardiana e tanto caro al poeta, è invece omaggiata già nel titolo di questa commedia leggera, giocata sui toni divertiti e divertenti di Ugo, protagonista stra-lunato che vive in una splendida casa lasciatagli in eredità dai genitori morti anni prima. Un «nichilista poetico», come lo definisce il suo stesso interprete nell’intervista, che non lavora, ma passa la sua rarefatta esistenza a cucinare, corteggiare Maria (sua coinquilina insieme all’altro amico Dario) e leggere Leopardi.
Eppure c’è una ricerca che sottende le vite, apparentemente insignificanti, dei protagonisti ed è quella della felicità che non è detto non ci sia «tra ogni inizio e ogni fine» come suggeriscono le ultime parole del film.

 

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

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