Una donna promettente.

Titolo originale: Promising Young Woman; Regia: Emerald Fenner; Interpreti: Carey Mulligan, Bo Burnham, Laverne Cox; Origine:Stati Uniti d’America; Anno: 2020; Durata: 113 minuti. 

E’ facile cadere nello stereotipo quando si parla di violenza di genere, di sorellanza e di sessismo. Cosa succede, invece, quando si fa un milkshake di stereotipi, zuccherati fino a diventare tossici, colorati fino a sembrare finti, degni del più yankee dei fast-food? Succede che si ottiene un film che gioca volutamente sul filo della demenzialità alla American Pie (Paul Weitz, 1999), con in più le ambientazioni iperrealiste della provincia altoborghese americana, al fine di rendere ancora più il contrasto col dark side del conformismo.

Cassandra “Cassie” Thomas (Carey Mulligan) ha trent’anni e lavora in un bar. Porta avanti una missione del tutto particolare: ogni sabato sera si finge ubriaca fino a non stare più in piedi, per essere abbordata da un “bravo ragazzo” che, con la scusa di offrirle aiuto, la porta a casa per abusare di lei, momento in cui Cassie rivela il suo vero stato fisico, al fine di evitare che ad altre donne sia riservato lo stesso trattamento. L’incontro con Ryan Cooper (Bo Burnham) imprime il twist alla storia, un twist che svela il vero passato di Cassie: un proficuo percorso di studi in medicina abbandonato all’improvviso e la coscienza sconvolta da un episodio accaduto alla sua amica Nina Fisher sette anni prima. L’evolversi degli eventi spingerà Cassie a voler andare fino in fondo, alla ricerca di verità e giustizia per Nina.

Il film ha ottenuto un Oscar per la miglior sceneggiatura originale ad Emerald Fennell, il BAFTA e il Critics’ Choice Award per la stessa categoria, oltre a vari premi e candidature in rassegne di alta caratura. Emerald Fennell, britannica, all’esordio nella regia di lungometraggi, ha brillato per la sua interpretazione di Camilla Shand nella III e IV stagione della serie The Crown, prodotta da Netflix. La stessa aura da bad girl di classe si irradia da Cassie, un’eroina la cui iconografia si colloca a metà tra Lisbeth Salander (Uomini che odiano le donne, Niels Arden Oplev, 2009 e David Fincher, 2011) e la Harley Quinn interpretata da Margot Robbie in Suicide Squad (David Ayer, 2016). Mulligan ne fa un personaggio tutto suo, tra look didascalici in base alla regola d’ingaggio della sua missione settimanale, leziosità microstampate stile Ganni e una formidabile abilità nel saccheggiare l’identità social dei soggetti target.

Anche la colonna sonora è un contrasto tra il pink pop di Paris Hilton e le atmosfere shoegaze dei Cigarettes after Sex, trovando una sintesi perfetta nel tema di Toxic di Britney Spears, musicato da Anthony Willis appositamente per il film.

Una donna promettente di suo non è film prodigio di novità, ma è proprio la composizione dei vari elementi non originali a determinarne la fortunata narrazione. 

Il gusto girly si ritrova in  svariati filoni di film, uno tra tutti Legally Blonde (Robert Luketic, 2001), anche se qui la bionda non è svampita nemmeno per scherzo. I perfetti viali residenziali americani, dai prati curatissimi e dai canapé broccati, dove si commettono le peggiori nefandezze, rappresentano altrettante suggestioni, messe in scena in Edward mani di forbice (Tim Burton, 1990) e nella serie Desperate Housewives, oltre che nel già citato American Pie, come pure nei videoclip di Black Hole Sun dei Soundgarden (1994), e di Lately degli Skunk Anansie (1999). La differenza è che in Una donna promettente non vi è traccia di vittimismo nel deplorare un mondo fatto di vacua apparenza, in cui le coscienze, linde come le case, nascondono memorie troppo corte.

La lotta alla misoginia è il tema nettamente prevalente, anche rispetto al femminismo, ed è affrontato in modo capillare: dalla derisione della vittima, alla copertura del delitto da parte della comunità di riferimento, fino al maschilismo delle donne, nulla viene ignorato, in una leggerezza che si fa sempre più insostenibile mano a mano che si svolgono le scene. La perfezione diventa mostruosa, non è mai chiaro il vero significato di un sorriso, i “bravi ragazzi”, aspiranti padri di famiglia dai fulgidi futuri smettono di essere bravi per sempre. 

Per spiegare una favola con una fine sui generis (che non vi sveliamo) vale la pena citare una frase pronunciata da Joker (quello interpretato da Jack Nicholson nel Batman ancora una volta di Tim Burton) la cui recente trasposizione cinematografica di Todd Phillips è palesemente richiamata anche in una scena del film: “Non puoi fare una frittata senza rompere delle uova.”. E Cassie ci dice di romperle, le uova, in nome di una sorella.

Beatrice Zippo

Classe 1983,vive appieno a Capurso, in provincia di Bari. Oltre che una cinefila, appassionata di cinema di autore e di biopic musicali, è un continuum tra i numeri, di cui si occupa di giorno, e le sinestesie delle arti tutte, dalle belle arti alla settima arte, passando per quella culinaria.

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