Titolo: Scandalo a Filadelfia; Titolo originale: The Philadelphia Story; Regia: George Cukor; Interpreti: Katharine Hepburn, Cary Grant, James Stewart, Ruth Hussey, John Howard; Origine: USA; Anno: 1940; Durata: 112’
Tracy Samantha Lord (Katharine Hepburn) è una ricca ragazza dell’alta società di Filadelfia, che, dopo il divorzio da C. K. Dexter Haven (Cary Grant), alla vigilia del nuovo matrimonio con un giovane di estrazione più bassa ma molto ricco, si trova a fare i conti con il proprio carattere rigido e inflessibile, rinfacciatole da amici e parenti. Allo stesso tempo, deve far fronte a due giornalisti, Macaulay Connor (James Stewart) ed Elizabeth Imbrie (Ruth Hussey), inviati in incognito per documentare i preparativi e la cerimonia nuziale per conto di un giornale scandalistico.
Se mai decidessi di fare un elenco dei film che più amo, Scandalo a Filadelfia sarebbe uno dei primi in lista. Lo rivedo almeno una volta l’anno, minimo, e penso di poter affermare di sapere a memoria buona parte delle battute (che mi capita di citare, quasi sempre non ad alta voce, in varie situazioni). È un film meraviglioso: due attori splendidi (Cary Grant e Katharine Hepburn, che ve lo dico a fare) che formano LA coppia cinematografica, un regista geniale, altri attori bravissimi, tutto quello che una commedia dovrebbe essere.
Ogni scena è la mia preferita, ma ne ho scelta una in particolare. È appena oltre la metà, una sequenza brevissima e quasi insignificante nell’economia del film.
Un ubriachissimo Macaulay Connor sta raccontando a C. K. Dexter Haven un episodio che potrebbe evitare che il matrimonio di Tracy sia dato in pasto alla stampa scandalistica, quando alla casa di Haven, dove si trovano i due, arriva Lizzie Imbrie, che ha riportato in auto Tracy, non proprio sobria. Mentre Liz entra in casa per recuperare Connor, Haven, sorpreso dallo stato di Tracy, si dirige verso la macchina.
Dopo aver osservato la ragazza che dorme, Haven entra nell’auto, sedendosi di fianco a Tracy, il volto vicinissimo a quello di lei. La macchina da presa inquadra i due attori in primo piano, isolandoli completamente da tutto il resto, e non cambia inquadratura per tutta la durata del meraviglioso dialogo che segue. Tracy si muove leggermente, avvertendo la vicinanza di qualcun altro. “You look beautiful, Red” (“Sei bellissima, Rossa”) mormora Haven. Tracy apre gli occhi e sposta leggermente la testa, assumendo un’espressione di diffidenza. “Come on in” (“Vieni dentro”) prosegue Haven. “Why?” (“Perché?”) sussurra lei, sempre diffidente. “No particular reason. A drink, maybe?” (“Nessuna ragione particolare. Un drink, forse?”). Tracy scuote la testa: “I don’t drink” (“Non bevo”). “That’s right. I forgot” (“Giusto. L’avevo dimenticato”) replica Haven. “I haven’t” (“Io no”) risponde Tracy, girando definitivamente la testa e rivolgendo lo sguardo davanti a sé, seguita dopo un momento da Haven, che guarda dietro di sé. In quel momento escono dalla casa Connor e Liz, inquadrati dalla mdp, segnando la fine della scena.
La perfezione. La scena suggerisce un riavvicinamento tra i due personaggi, ma non lo sostiene fino in fondo, tramite il rifiuto di Tracy di entrare per un drink, simbolo esplicito di ciò che li ha allontanati. Ma gli elementi fondamentali che rendono questa micro sequenza una delle mie preferite e tra le più belle del film sono la grazia e la tenerezza dell’atmosfera: la voce sommessa di Cary Grant assume una naturalezza che difficilmente è riscontrabile altrove, così come lo sguardo di Katharine Hepburn e l’intimità che si crea tra i due attori, con le fronti che quasi si sfiorano. Neanche un minuto, poche battute banali ed ecco una scena indimenticabile.

About Alessandra Pirisi
Tra i fondatori di Cinemagazzino, ne è stata redattrice e collaboratrice fino al dicembre 2018. Laureata all’Università di Bologna in Lettere moderne. I suoi interessi vertono su letteratura (suo primo amore), teatro, danza, cinema, musica e Bruce Springsteen. Si interessa – molto – a serie tv, in particolar modo poliziesche. Ha un'ossessione totalizzante per il cinema indiano.