RITRATTO DI FAMIGLIA CON TEMPESTA

Titolo: Ritratto di famiglia con tempesta; Titolo originale: Umi yori mo Mada Fukaku; Regia: Hirokazu Kore-eda; Interpreti: Hiroshi Abe, Kirin Kiki, Yoko Maki, Riri Furanki, Sosuke Ikematsu; Origine: Giappone; Anno: 2016; Durata: 117′

Ryoto colleziona rapporti fallimentari, con l’ex moglie e con il figlio che vede una volta al mese, e con la sorella e la madre che non sembrano stimarlo molto. Aspira a fare lo scrittore ma si accontenta di un lavoro come detective privato e sperpera i soldi nel vizio del gioco d’azzardo. Una sera un tifone si abbatte sulla città costringendo Ryoto a restare a dormire a casa della madre con suo figlio e l’ex moglie, sarà un’occasione per cercare di recuperare in qualche modo tutti i loro rapporti.

Ryota è il padre del piccolo Shingo che vede una volta al mese da quando si è separato da sua madre.
Scrittore mancato, autore di un best seller che ha vinto un premio letterario 15 anni prima, Ryota ricicla sé stesso come detective privato spendendo tutto il suo guadagno alle corse, alla lotteria e nel gioco d’azzardo, vizio ereditato da suo padre morto da poco.
È stata proprio la morte di suo padre a farlo tornare a casa dell’anziana madre, una vivace e arguta vecchietta che desidera che il figlio torni con sua moglie e approfittando del tifone che sta per abbattersi sulla città di Tokyo ospita lui, il nipote e la ex nuora a casa per la notte.

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Come si evince già dal titolo è la famiglia il tema principale di questo film e in realtà dell’intera filmografia di Kore-eda in cui ha delineato l’universo genitori – figli in relazioni sempre affannate, complicate, spesso in fase di definizione come in Father and son e Little sister.
Il ritratto che Kore-eda mostra allo spettatore è un’istantanea di vita di un nucleo familiare distrutto al suo interno che sembra ricomporre i frammenti nell’arco di una notte. Nulla sembra accadere nelle quasi due ore del film, ma tanto succede all’interno dei protagonisti.
Film dall’atmosfera intimista, Ritratto di famiglia con tempesta ci arriva attraverso intensi dialoghi attraversati da una poesia sottesa e vibrante, la stessa che si percepisce in quei componimenti brevi giapponesi chiamati haiku in cui la natura esprime i sentimenti dei protagonisti.
Incanta la naturalezza e la simpatia con le quali l’anziana madre di Ryota ci regala massime sulla vita che sono anche spunti di riflessione: «Farsi degli amici alla mia età significa solo dover andare a più funerali». Scatta una sorta di involontaria indulgenza verso il personaggio di Ryota che potrebbe collocarsi nel girone dantesco degli ignavi per la sua mancanza di iniziativa, di volontà di diventare ciò che vorrebbe essere o forse che voleva essere.

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Si sente che c’è tanto del regista in questa sua pellicola come è lui stesso ad ammettere nell’intervista – confessione con il critico Paolo Mereghetti, che modera l’incontro all’anteprima milanese del film, in cui si lascia andare ai ricordi della sua infanzia. Un’infanzia non dissimile da quella di Ryota perché anche lui aveva un padre con il vizio del gioco d’azzardo, che si faceva prestare i soldi dai vicini di casa per pagare debiti di gioco e inventava clamorose bugie pur di ottenerli.
Alcune scene del film sono scene della sua vita passata, alcuni dialoghi sono riportati tal quali come avvenivano in casa sua quando era ragazzo, ammette con un sorriso smorzato da un lieve imbarazzo mentre parla al pubblico.
Umi yori mo mada fukaku, questo il titolo originale del film, in giapponese significa Più profondo del mare, nel suo viaggio oltreoceano è  stato tradotto  con After the storm per poi attraversare altri mari e giungere nelle nostre sale con il titolo Ritratto di famiglia con tempesta
Nel passaggio di traduzione resta il  concetto dell’acqua quale elemento catartico e unificante che per il breve spazio di una notte lava via vecchi rancori e salda le vite di tutti loro.

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

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