LA VITA DI ADELE – CAPITOLI 1 & 2

Titolo: La vita di Adele – Capitoli 1 e 2; Titolo originale: La vie d’Adèle – Chapitres 1 & 2; Regia: Abdellatif Kechiche; Interpreti: Adèle Exarchopoulos, Léa Seydoux; Origine: Francia; Anno: 2013; Durata: 179′

Il romanzo di formazione di Adele, da adolescente a giovane donna, attraverso la sua storia d’amore con Emma.

La vita di Adele – Capitoli 1 e 2, opera del regista franco-tunisino Abdellatif Kechiche (Tutta colpa di Voltaire – 2000; La schivata – 2003; Cous cous – 2007 Gran Premio della giuria alla 64° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia; Venere nera – 2010) è un’opera complessa di forte impatto visivo. Nasce da una doppia ispirazione: la graphic novel Il blu è un colore caldo della giovane artista francese Julie Maroh, sulla difficoltà di accettare la propria diversità sessuale da parte di un’adolescente (tema in realtà appena sfiorato nel film), ed il romanzo di Marivaux La vita di Marianne in cui si analizza il desiderio allo stato nascente, nella più classica tradizione letteraria francese, con minuziosità di particolari, descrizioni e analisi psicologica.

Il film è costruito per blocchi, con ellissi più o meno ampie corrispondenti ai vari momenti della vita di Adele, seguita nel suo crescere ed individuarsi: l’esplorazione della sessualità da studentessa adolescente, l’innamoramento travolgente per Emma, un’artista di estrazione ed aspirazioni differenti, e il successivo amore d’anima e carne, il lavoro come insegnante, la fine della relazione e il dover affrontare da sola il mondo.

Nel seguire Adele, il regista entra nella vita e la rappresenta nel modo più autentico ed esaustivo possibile: tutto della realtà viene mostrato, ogni singola espressione, ogni singolo sussulto dell’anima e del corpo, ogni particolare delle e attorno alle protagoniste, con una scelta di ripresa che privilegia quasi esclusivamente primi, primissimi piani, spesso anche dettagli che si estendono per l’intero schermo.

Della realtà non deve sfuggire niente, quasi a voler scoprire, entrandoci sempre più dentro, il mistero… Ma sembra che questo eccesso di realismo, che parte forse dall’ossessione di voler mostrare tutto, alla fine dica meno di quanto voglia, perché manca quell’andare oltre il dato concreto e visivo, oltre ciò che appare.

Ovviamente il dire tutto comporta una lunghezza inconsueta, probabilmente anche per i tanti (troppi?) temi toccati: la scuola e l’importanza centrale degli insegnanti, l’amore, la sessualità, i contesti cultural-modaioli dominanti, l’arte e la bellezza, le differenze sociali e di classe.

Il film è stato premiato al Festival del cinema di Cannes 2013 con la Palma d’Oro che il presidente della giuria, Steven Spielberg, ha fortemente voluto, definendo La vita di Adèle «un  film, per la storia del cinema, di universalità rara e straordinaria».

La Palma d’Oro è stata simbolicamente assegnata anche alle due attrici protagoniste, Adèle Exarchopoulos (Adele) e Léa Seydoux (Emma), che hanno definito il set come «un’esperienza durissima, quasi un incubo».

Quel che tuttavia arriva allo spettatore è un’interpretazione straordinaria, perfettamente aderente ai personaggi sì da non percepire le due giovani attrici come altro da Adèle ed Emma ed è il risultato del modo di girare, autentico ed appassionato, del regista: «Io chiedo agli attori di sbarazzarsi della maschera che portano, di incarnare i personaggi più che recitarli. Non amo le false lacrime, le false emozioni, la dissimulazione. Mi sono concentrato sulla bellezza, un po’ come un fotografo o come un pittore. Volevo captare espressioni sottili, piccoli movimenti».

Da vedere, nella speranza, nei prossimi (probabili) capitoli, di un riscatto di quell’oltre mancante.

About Alessandra Quagliarella

Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.

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