Regia: Paolo Sorrentino; Interpreti: Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Giulio Bosetti, Flavio Bucci, Carlo Buccirosso, Piera Degli Esposti; Origine: Italia; Anno: 2008; Durata: 110’
La storia di Giulio Andreotti, dal settimo governo da lui presieduto (aprile ’91) fino al processo di Palermo per collusioni con la mafia (1993).
Presentato al Festival di Cannes 2008 e vincitore del premio della giuria (presieduta da Sean Penn, che reciterà la parte del protagonista in This must be the place), il quarto lungometraggio di Paolo Sorrentino è un punto di svolta nella produzione del regista. La scelta di raccontare uno dei personaggi più controversi della politica italiana, Giulio Andreotti detto “il divo” (ancora in vita all’uscita del film), provoca un grandissimo interesse già in fase di lavorazione e all’uscita del film le reazioni sono le più disparate.
La lente deformante che Sorrentino utilizza per ritrarre Andreotti e tutti i personaggi del film caratterizza anche i suoi lavori precedenti, ma la decisione di applicarla alla storia di un personaggio realmente esistito – con il risultato di creare un’atmosfera grottesca e straniante – dà la giusta chiave per l’intero lungometraggio.
Il risultato è una sorta di film nel film: tutti i personaggi sono presentati da scritte che li identificano e didascalie che spesso includono i soprannomi con cui erano conosciuti. La politica (ma in generale tutti i rapporti) è un grande palcoscenico, una recita in cui tutti interpretano un ruolo. La dimensione di spettacolo, richiamata anche dal sottotitolo del film (La spettacolare vita di Giulio Andreotti), è rispecchiata dai comportamenti dei personaggi, dal loro atteggiamento. Sono tutti “eccessivi”, così come i movimenti di macchina (riprese dal basso, primissimi piani che deformano, ralenti) e la stessa costruzione delle scene.
Se il tono generale è grottesco, non mancano però momenti di commozione ed emerge la profonda solitudine del protagonista. Sorrentino e Servillo riescono a costruire un personaggio che non scade nella caricatura, né risulta odioso, e con cui lo spettatore riesce a empatizzare: impassibile all’esterno, l’Andreotti di Servillo è tormentato da emicranie e insonnia, sintomi di un senso di colpa per la morte di Aldo Moro che continua a perseguitarlo.
La stilizzazione formale, la colonna sonora, che mescola composizioni originali di Teho Teardo a brani di artisti contemporanei e classici, e la recitazione sono gli elementi che più funzionano in un film estremamente coraggioso, uno dei più riusciti nella filmografia di Sorrentino.

About Alessandra Pirisi
Tra i fondatori di Cinemagazzino, ne è stata redattrice e collaboratrice fino al dicembre 2018. Laureata all’Università di Bologna in Lettere moderne. I suoi interessi vertono su letteratura (suo primo amore), teatro, danza, cinema, musica e Bruce Springsteen. Si interessa – molto – a serie tv, in particolar modo poliziesche. Ha un'ossessione totalizzante per il cinema indiano.