RITORNO A SEOUL
Ritorno a Seoul (t.o. Retour a Seoul) del regista franco- cambogiano #DavyChou narra una storia di ricerca della propria identità. Freddie #JiMinPark (qui al suo esordio da attrice) è una ragazza quindicenne di origine coreana, adottata quando era piccolissima da una coppia francese. Un suo casuale viaggio a Seoul (ma il caso non è mai casuale) diventa occasione per ricercare, senza troppa convinzione, i suoi genitori naturali tramite l’istituto che aveva curato l’#adozione. Se il padre #HoKuanRok risponde subito alla sua richiesta, aprendo la sua casa e la sua vita, sebbene dilaniato dal #sensodicolpa, non altrettanto succede per la madre che Freddie continuerà negli anni a cercare. Il titolo del film avrebbe dovuto essere #AllthePeopleIllNeverBe (Tutte le persone che non sarò mai), sicuramente più indicativo della storia della protagonista che seguiremo in un arco temporale di 15 anni, con ampi salti narrativi tra le successive fasi della sua vita in cui, ad un mero cambiamento estetico, non corrisponde una reale crescente #individuazione. Permane invece costante il suo gravitare su Seoul, forza attrattiva primaria, luogo dove tutto è iniziato e dove sciogliere i nodi che non le permettono di amarsi ed essere felice. Freddie è un #personaggio #complesso: instabile, arrogante, scontrosa, ma anche sperduta, disorientata, a volte persa, mette in atto nelle sue relazioni amorose quello che ha registrato come #rifiuto subito alla nascita, un buco nero dal quale non riesce a riemergere se non con un atto necessario di ricongiungimento che infine chiuderà il cerchio e le permetterà di #liberarsi. #Regia felice che predilige primi piani, volti e diversi linguaggi intersecati quali incontri di diverse culture, narrazione originale e #musica suggestiva (da quella coreana alla techno a Bach), rendono #RitornoASeoul un film particolare, offrendo alla nostra riflessione un personaggio complesso come la storia ed il vissuto che rappresenta.
PLAN 75
Plan 75 lungometraggio di esordio della regista giapponese #ChieAyakawa, premiato nella sezione #UnCertainRegard dello scorso Festival di Cannes, narra di un futuro prossimo dove il governo del Giappone lancia un piano di incentivi alla #eutanasia per gli #over75. Il piano prevede tutti i comfort, inclusi pacchetti extra lusso per chi voglia trascorrere gli ultimi due giorni con l’intera famiglia per salutarla adeguatamente, e un bonus in denaro per togliersi gli ultimi sfizi. La 78enne Michi, interpretata da #ChiecoBaisho famosa cantante ed attrice giapponese, ha perso da poco il lavoro ed è sola; sebbene in ottima salute, decide di aderire al programma. La sua storia, filo narrativo principale, si interseca con quella del giovane Hiromu #HayatoIsomura consulente di Plan75 e di Maria #StefanieArianne infermiera che assiste gli anziani nell’ultimo step. In Giappone gli over 65 sono il 30% della popolazione, il numero degli ultracentenari è il più alto al mondo, mentre il tasso di natalità è molto basso. Il #problema della crescente #popolazioneanziana è reale in tutti i paesi industrializzati, tanto che il film non traspone la storia in un tempo futuristico da noi lontano: ambientazioni, abiti, case, abitudini…tutto sembra svolgersi qui ed ora. La provocatoria (neanche tanto) soluzione offerta nel film è quella di una sorta di #pulizia #etnica per età, che fa molto leva sullo spirito di sacrificio, fortemente sentito dal popolo giapponese, a favore delle giovani generazioni, dove fa rabbrividire la presentazione morbida ed allettante del programma, quasi una vacanza di lusso, accostata all’estrema disinvoltura con cui si parla di #fornicrematori. Nell’oscurità e nel freddo, tuttavia, si scorge la luce, quella dei ricordi, del contatto umano, dell’attaccamento alla vita a dispetto di tutto. Un film dalle atmosfere molto jappo per ritmi, poetica, narrazione, ma anche #coraggioso nel portare la #vecchiaia sullo schermo, senza filtri, in una società quale la nostra dove l’#ageismo, specie femminile, è uno dei modi in cui si manifesta la #violenzadigenere e dove il problema reale, non solo della terza età, è quello della #solitudine.
L’INNAMORATO, L’ARABO E LA PASSEGGIATRICE
L’innamorato, l’arabo e la passeggiatrice (t.o.Viens je t’emmene) del regista francese #AlainGuiraudie è un film apparentemente e studiatamente sconclusionato. Narra la storia del trentenne Mederic #JeanCharlesClichet che si dibatte tra Isadora #NoemieLvovskj una cinquantenne prostituta della quale si è perdutamente innamorato e Selim #SamiOutalbali un giovane arabo senza tetto che accoglie prima nel suo portone e poi nella sua casa. Il tutto sullo sfondo di un attentato terroristico nella piazza principale di Clermont-Ferrand la notte di Natale. #Commedia degli #equivoci, tra #soap #opera e intrigo alla Almodovar (senza la stessa maestria), il film si struttura come una serie infinita di azioni-reazioni, cause ed effetti, un inanellarsi continuo di situazioni spesso ridicole o paradossali, senza un vero finale, uno schema alquanto ripetitivo e infine un po’ noioso. All’interno di questa struttura narrativa siamo però portati (merito del film) a ridiscutere i nostri convincimenti e #pregiudizi su tanti argomenti di quotidiana trattazione: terrorismo, migranti, accoglienza, ma anche prostituzione, patriarcato sotto la comoda coltre giustificatrice della gelosia, omosessualità. Il titolo originale, che tradotto in italiano significa “Vieni,ti ci porto io” è uno slogan spesso usato in Francia per le campagne a favore dei più bisognosi. Infatti i limiti di pensiero ed azione dei protagonisti si spostano sotto nuove prospettive dettate dalla conoscenza delle persone e dal diretto vissuto. Riflettere sorridendo.
SANCTUARY
Sanctuary del regista statunitense #ZacharyWigon narra l’ultimo incontro tra la dominatrice Rebecca #MargarethQualley, una giovane donna dalla acuta intelligenza ed il suo cliente Hal #CristopherAbbott, erede di una facoltosa famiglia. #GiochidiRuolo e di #potere, introspezione e #dominiopsicologico, sesso e amore, sono gli ambiti entro i quali si svolge l’incontro tra i due unici protagonisti che si fronteggiano nella suite di un lussuoso hotel, scena esclusiva dell’intero film. Un ambiente che diventa appunto un “santuario” giacché è tale il luogo in cui siamo liberi di esprimere, accettare e vedere accettate anche le nostre parti oscure. Contrariamente a quello che si può pensare il #limite di questo film non risiede nella unicità della scenografia che di per sé può non esserlo (si pensi a #NodoallaGola di #Hitchcock o a #LaVoceUmana di #Almodovar), bensì nella sceneggiatura spesso scontata, tanto da scatenare ilarità nel pubblico in sala, nelle interpretazioni (Hal di frequente non presente a sé stesso e Rebecca troppo caricata) che non rendono credibili i personaggi. Fotografia e musiche, seppure curate, non risollevano il resto. Un perfetto prodotto da piattaforma televisiva, non un film.
Alessandra Quagliarella
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.