RAPITO
#Rapito di #MarcoBellocchio, presentato in concorso all’ultimo Festival di Cannes, tratto dal romanzo #IlcasoMortara di #DanieleScalise, narra la storia vera di Edgardo Mortara (interpretato da #EneaSala da bambino e da #LeonardoMaltese da ragazzo) che, a soli 6 anni, fu sottratto alla sua famiglia ebraica di Bologna per essere trasferito a Roma in Vaticano in quanto ritenuto appartenente alla Chiesa Cattolica, poiché era stato segretamente battezzato dalla sua domestica cristiana. Nonostante le proteste e richieste dei genitori, Momolo #FaustoRussoAlesi e Marianna #BarbaraRonchi, Papa Pio IX #PaoloPierobon si oppone strenuamente ad ogni ripensamento, occupandosi personalmente della educazione del piccolo Edgardo che, indottrinato secondo i dettami cristiani, sentirà infine la Chiesa Cattolica come sua vera famiglia. Sullo sfondo si svolgono gli eventi storici della breccia di Porta Pia del 1870 e della proclamazione dello Stato d’Italia. Il maestro Bellocchio riporta in questo film tutte le sue #tematiche sulle quali continua sinceramente ad interrogarsi senza trovarne (ancora) soluzione: religione, Chiesa, dogmi, libertà individuale, senso del terreno e, soprattutto, dell’ultraterreno, spettri interiori e proiezione del subconscio, intrecciate con quelle storiche del Risorgimento e della rivolta. Sembra quasi che #Rapito sia uno spin-off di #EffettoNotte quanto ad ambientazione e tematica religiosa, così come innumerevoli auto-citazioni sono riconoscibili nelle riprese e nella musica di impronta operistica. Tutto questo rende il film, dal forte impianto #melodrammatico, meno incisivo, forse anche meno ispirato e coinvolgente, nonostante la bravura sia degli interpreti, sia del regista che tuttavia si impone con la sua #forza #espressiva in alcune sequenze particolarmente efficaci (una su tutte quella del Cristo che, liberato dai chiodi, scende dalla croce) per le quali #Rapìto merita la visione.
EMILY
#Emily, film di esordio della regista anglo-australiana, qui anche sceneggiatrice, #FrancesOConnor, narra la breve vita della scrittrice inglese #EmilyBrontë interpretata dalla molto brava #EmmaMackey. Emily è una ‘diversa’: pensa con la sua testa, confuta, ha personalita’ e visioni differenti rispetto alle #omologazionidigenere dell’epoca, scardina luoghi comuni e pseudo certezze per vivere, non senza tormento e sofferenza, secondo i suoi sentimenti appassionati e le sue convinzioni. ”Freedom in thoughts’ (libertà nei pensieri) è la frase che urla nella brughiera ventosa dello Yorkshire (#CimeTempestose è sotto i nostri occhi) e che si tatua sull’avambraccio insieme al fratello sodale Branwell #WilliamWeightman, frase che diventa il suo credo di vita e di scrittura. Libera #biografia che inevitabilmente cerca di cogliere il sottile imperativo che porta un’anima a sprofondare nel suo #pozzonero interiore per poi riemergerne, trasferendo mondo e visione artistica, in quanto tale necessariamente ‘diversa’, in #scrittura catartica. Certo questo non è il primo biopic su una scrittrice, ma #Emily ha qualcosa in più: la particolarità di riuscire a coniugare rappresentazione storica e #modernità; per quanto sia un film in costume, riesce a comunicare e coinvolgere in modo molto efficace, decontestualizzando gran parte della narrazione grazie ad alcuni elementi. Gia’ dalle prime sequenze la #musica, che oscilla tra classici brani per pianoforte e composizioni originali moderne (#SofiaCoppola docet), ci trasferisce in un ‘non tempo’ che può essere il nostro. Ma soprattutto l’effetto si raggiunge grazie alla interpretazione #coinvolgente ed #intensa di #EmmaMackey la cui presenza fisica è già di per sé un elemento di diversità moderna rispetto al resto delle protagoniste: bruna dai lunghi capelli sciolti e dalla pelle ambrata tra imperanti boccoli biondi e coloriti diafani. Nella narrazione dal ritmo incalzante come il cuore di Emily, spesso la mdp stacca sui suoi grandi #occhi in primi, primissimi piani, con #sguardo diretto in macchina: Emily ci parla, è una di noi, ci indica la strada per la ribellione tesa alla libera #individuazionefemminile. Coinvolgente, vitale, sofferto, intenso, sommovente.
SILENT LAND
#SilentLand (t.o.Chica Ziemia) film di esordio della regista polacca #AgaWoszczynska è una feroce #critica alla #societàborghese, indiscusso status-symbol della quale è la’villa con piscina’. Adam #DobromirDymecki e Anna #AgniezskaZulewska, coppia polacca in vacanza in Sardegna, ne prendono una in affitto, ma un guasto non permette di usufruire della piscina, rendendo necessario l’intervento di un operaio (migrante extracomunitario) che vi anneghera’. Inizia così per entrambi un percorso individuale di evitamento di responsabilità, di reciproche accuse, di innalzamento di #egoistiche #barriere, dove il senso di colpa, se pure aleggia e permane per Adam, non porta ad un reale cambiamento interiore. Il messaggio della regista è questo: di fronte alle tragedie della migrazione e della guerra, che riguardano solo ‘gli altri’, restano più importanti la misura del lavandino da installare nella propria nuova casa, le esigenze del turismo e le ragioni del sistema vetero-capitalista-razziale. Adam e Anna sono chiusi sia all’esterno sia tra loro, stretti in uno spazio egotico che esclude il riconoscimento dell’altro e, in quanto tali, spesso ripresi parzialmente nelle inquadrature, specie in interni. Fuori sono immersi nella sfolgorante, misteriosa #Natura #sarda, i cui #suoni compongono esclusivamente il soundtrack del film, segnando tutta la incolmabile distanza dal mondo artefatto degli animali umani. Tra #Antonioni ed #Haneke, con un finale simbolico di effetto, un film straniante e corrosivo.
SHIVA BABY
#ShivaBaby, film di esordio della regista canadese, qui anche sceneggiatrice, #EmmaSeligman, è una storia di #ComingOfAge. Danielle #RachelSennott, studentessa universitaria di gender of business, si trova nel limbo di quel periodo che va dalla fine degli studi all’ingresso nel mondo del lavoro. Partecipando insieme ai genitori allo Shiva (nell’ebraismo è il periodo di sette giorni di lutto che si osserva dopo il funerale di un parente), Danielle farà una serie di incontri, che diventano confronti, scomodi: il suo “sugar daddy” Max #DannyDeFerrari con perfetta famiglia tradizionale al seguito e la sua ex Maya #MollyGordon, appena laureata in giurisprudenza. In questa situazione sarà messa di continuo di fronte alle sue scelte fuori #schema, incalzata dalle aspettative e dagli altrui canonici programmi di vita (“hai il fidanzato?cosa studi? sei laureata?quando ti laurei?lavori?”). Ossessivo il #controllo sul #corpo tramite il controllo del #cibo (“hai mangiato?smettila di mangiare!sei troppo magra!hai un disturbo alimentare?”), strumento della costante e trasversale pressione sociale esercitata sulle donne: la storia delle donne è (anche) una storia di controllo sul corpo delle donne. La #tensione crescente viene resa ed enfatizzata dalle riprese quasi esclusivamente in #interni, dai #primipiani che stringono sulla protagonista e da una #musica extra diegetica #tensiva e stridula da film horror. Danielle è quindi una saltuaria sex-woker, bisessuale, con un curriculum di studi di genere: sulla carta una fallita, secondo il #modello obbligato condiviso dalla sua famiglia e comunità di origine. Come uscire faticosamente da questa trappola è la stessa Danielle ad indicarlo: “Il #femminismo è la mia lente”, vale a dire la consapevolezza, conquistata e da conquistare ogni giorno, di poter essere libere di essere, al di fuori di #ruoli e #logichepatriarcali imposte. Ansiogeno, a tratti esilarante, riflessivo. Recuperabile su Mubi.
BARBIE
#Barbie della regista statunitense #GretaGerwig, autrice anche della sceneggiatura insieme con #NoahBaumbach, è sorprendetemente un vero #film #femminista. Siamo a Barbieland, un luogo dove la vita è come dovrebbe essere in assenza di subcultura patriarcale: le Barbie occupano tutti i ruoli apicali e fanno tutto quello che desiderano (dalle manovali alla Presidenza dello Stato), i Ken sono solo un contorno e i giorni si susseguono perfetti, soleggiati e rosa. Fino a quando qualcosa di nuovo succede a Barbie prototipo, una perfetta #MargotRobbie (anche produttrice del film): un pensiero di morte, una lacrima, i piedi che da inarcatura da tacco 12 tragicamente diventano piedi piatti da Birkenstock. Per scongiurare l’incantesimo, Barbie, con Ken #RyanGosling al seguito, dovrà andare nel mondo reale dove entrambi si scontreranno con la #culturapatriarcale e i suoi pesanti condizionamenti, con esiti differenti. Il concetto di #empowerment #femminile è centrale, in sintonia con la stretegia della #Mattel che dalla prima Barbie del 1959, modello esclusivamente estetico, ha poi puntato su una serie di modelli corrispondenti alle infinite capacità e ruoli esercitabili. Il film mostra le tante esplicazioni del sistema patriarcale: cat calling (citazione da #UnaDonnaPromettente), molestie, body-shaming, gender gap, oggettivizzazione, come anche machismo con (thank God) successivo recupero della propria parte femminile (Ken boyband è uno spasso). A questo si contrappongono i concetti base della #cultura #femminista, citando tra le righe le principali fautrici del movimento di emancipazione delle donne. Se anche l’1% del pubblico (ma sarà molto di più) verrà raggiunto dal #messaggio di libera identificazione e rivendicazione femminile, il film Barbie avrà raggiunto il suo scopo. Geniale la sequenza iniziale che cita l’incipit di #2001OdisseaNelloSpazio di #Kubrick. #Estetica #pop totally #pink, female soundtrack (#DuaLipa su tutte), ritmo narrativo incalzante, grafica curatissima (i titoli di coda sono un vero e proprio catalogo vintage Mattel) per un risultato divertente, ironico ed istruttivo che ha già scatenato i soliti addetti al #mansplaining che invitiamo per una volta a farsi contagiare dal #BarbiePinkFeministWashing: potreste persino uscirne migliorati. Film da non snobbare e sottovalutare!
PASSAGES
#Passages del regista statunitense #IraSachs, esperto nel narrare relazioni sentimentali (vedi il delicato ‘I toni dell’amore’) è la storia di un #triangolo #amoroso ambientata a Parigi. Tomas #FranzRogowski, regista, sposato con Martin #BenWhishaw, grafico, inizia una relazione con Agathe #AdèleExarchopoulos, maestra elementare (quasi una prosecuzione del personaggio di Adèle interpretato dalla stessa attrice nel film di #Kechiche). Alla #fluidità dei sessi non corrisponde però altrettanta fluidità nei rapporti, ancora governati da dinamiche di #potere orchestrate dall’animo #narcisista e manipolatore di Tomas, dinamiche alle quali cercheranno di sottrarsi non senza difficoltà Martin e Agathe. Il film rappresenta e indaga queste dinamiche, illustrandone e scomponendone le relative #architetture #sentimentali, passionali e di desiderio delle quali gli spazi in interni, scenari principali della storia, sono altrettanti echi e riflessi. #Passages, che non a caso significa ‘passaggi’ come la fase di transizione che vivono i protagonisti, è un film onesto nella narrazione della tematica scelta, curato nel delineare tre personaggi credibili, anche grazie ad efficaci interpretazioni, su tutte quella di #FranzRogowski che si conferma uno dei migliori talenti attuali. Film che si insinua sotto pelle.
OPPENHEIMER
#Oppenheimer del regista britannico #ChristopherNolan, basato sulla biografia ‘Robert Oppenheimer il padre della bomba atomica. Il trionfo e la tragedia di uno scienziato’ degli statunitensi Kai Bird e Martin J. Sherwin, trascende l’idea stessa di #biopic. Tre ore di puro cinema per un racconto senza pause, dove tutti i mezzi sono utilizzati: ogni movimento della mdp, dai piani sequenza ai primissimi piani, alternanza di colore e b/n, dialoghi fittissimi, colonna sonora tensiva firmata #LudwigGoranssön costantemente in sottofondo, tecnica #Imax (peccato che non tutte le sale siano attrezzate per poterne usufruire). Il racconto di Nolan è continuamente frantumato da salti temporali narrativi in sintonia con il corrispondente lavoro di #scomposizione che abita costantemente la mente del fisico nucleare di origine ebraica Robert Oppenheimer. La realtà non è lineare, proprio come un ritratto di #Picasso: nuovi modi di osservarla e decodificarla portano a nuove scoperte (in questo caso la bomba atomica) che pongono interrogativi morali giganteschi, tematica quanto mai attuale. #Oppenheimer è anche il racconto del tormento che accompagnerà per tutta la sua vita il protagonista interpretato da un efficacissimo #CillianMurphy. Cast notevole: su tutti spiccano #EmilyBlunt-Kitty moglie di Oppenheimer e #GaryOldman-il Presidente Truman che con una apparizione di soli cinque minuti è capace di trasmetterci tutta la prepotenza ed ipocrisia del sistema Usa. Film forse un po’ ridondante, di certo tanto faticosamente impegnativo quanto necessario.
Alessandra Quagliarella
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.