IL TEMPO DEI GIGANTI
Il Tempo dei Giganti dei registi Davide Barletti e Lorenzo Conte è il documentario, coprodotto da Fluid e Dinamo Film e da quest’ultima distribuito, avente ad oggetto uno dei disastri eco-ambientali più tragici del nostro Paese: l’invasione della Xylella fastidiosa (nomen omen), un batterio delle piante che, arrivato in Italia su un cargo proveniente dal Costa Rica, nel 2013 ha intaccato gli olivi della Puglia, tra i quali esemplari secolari (i Giganti), partendo dal Salento per risalire fino alla piana della Valle d’Itria, decretandone la morte e modificando irrimediabilmente il territorio. Il doc, incisivo e toccante, segue due fili narrativi che si intrecciano: quello razionale diretto al tentativo di chiarire le responsabilità della catastrofe (politiche, dei media, di mancata connessione tra le parti ivi inclusi gli scienzati) e quello emotivo, il racconto dell’amore che lega gli umani agli ulivi, quasi soggetti antropomorfi, giganti buoni e protettivi. Lo sfruttamento della Terra e il suo mancato rispetto presentano puntualmente il conto, mentre le politiche globali non sembrano andare verso la direzione opposta, tematiche queste che sempre più vengono narrate anche in film di finzione come Alcarras della regista spagnola Carla Simon o il recente Terra e Polvere del regista cinese Li Ruijun, entrambi focus di quanto industrializzazione e profitto facile stiano cancellando la civiltà contadina e quindi noi stessi. La speranza non a caso proviene dalle donne che ne Il Tempo dei Giganti sono quelle che hanno cercato strade alternative di vita e salvezza degli ulivi e della Madre Terra e che, se il mondo fosse da loro governato, saprebbero di sicuro curarlo con maggior rispetto.
STRANIZZA D’AMURI
Stranizza d’Amuri del regista esordiente #Giuseppe Fiorello, tratto dal romanzo Stranizza di Valerio La Martire, narra l’omicidio di Giarre, una delle pagine più atroci dell’odio omofobo, dove nel 1980 furono uccisi Giorgio Giammona ed Antonio Galatola (ai quali il film è dedicato), ovvero Nino e Gianni,rispettivamente interpretati da Gabriele Pizzurro e Samuele Segreto, due 18enni “colpevoli” di amarsi. Trasponendo i fatti nel 1982 in concomitanza con i Mondiali di calcio vinti dall’Italia in Spagna, il regista ci descrive una realtà in cui la cultura patriarcale la fa da padrona, anche e nonostante i sentimenti di amore filiale, una gabbia retta da un fasullo testosterone che alla fine intrappola e rende tutti perdenti. Intensi, oltremodo belli ed espressivi i due protagonisti, di quella bellezza da angeli caduti in volo nella sfolgorante natura siciliana. Armoniose le musiche tra le quali spiccano brani ormai epici di Franco Battiato. Il tutto reso e raccontato in tv fiction style, limite che si fa perdonare per il merito della grandezza del tema proposto: proprio da questo fatto di cronaca nacque a Palermo il primo circolo ArciGay d’italia. Da vedere, per ricordare e per stoppare sul nascere tutti i rigurgiti omofobi non così impossibili anche ora.
L’APPUNTAMENTO
L’Appuntamento (t.o. Naisrnekniot covek na svetot, lett. L’uomo più felice del mondo) della regista macedone Teona Strugar Mitevska narra una storia di rabbia e perdono. Asia Jelena Kordic Kuret e Zoran Adnan Omerovic si incontrano, apparentemente per caso, in un grande albergo di Sarajevo, un non luogo straniante e reggimentale, dove partecipano insieme ad altri singles ad un blind-date (pensare a The Lobster di Yorgos Lanthimos è inevitabile). Rispondendo ad alcune delle famose ’35 domande per innamorarsi’ dello psicologo statunitense Arthur Aron, inizia il loro progressivo disvelarsi fino alla reciproca agnitio: Zoran 18enne durante il conflitto serbo-bosniaco è responsabile di aver sparato alla coetanea Asia, causandole il coma ed una grave ferita permanente. Perdono e rabbia si fronteggiano nella ricerca di una definizione che possa conciliare entrambi gli animi, dove le differenze di genere emergono. Se l’animo di Zoran è completamente a pezzi, quello di Asia è riuscito anche nel dolore a trovare la strada per la vita. L’Appuntamento rappresenta uno degli innumerevoli importanti punti di vista sulla necessaria, profonda elaborazione individuale della tragedia della guerra, non solo serbo-bosniaca che echeggia costantemente in sottofondo ( sul tema, imperdibile Quo vadis Aida di Jasmila Zbanic), donandoci un personaggio, quello di Asia, emblema della potenza rigeneratrice femminile, il cui ballo, in una delle sequenze più felici del film, è espressione efficace della forza liberatoria del perdono.
CALL OF GOD
Call of God (Chiamata dal Cielo) è l’opera postuma del regista sud coreano Kim Ki-duk deceduto nel 2020 a causa del Covid. Il film è stato dal regista sceneggiato e girato (inaspettatamente in Kyrgyzstan e in lingua russa), ma montato successivamente da Artur Veeber, suo fedelissimo collaboratore. Al centro della storia Zanhel – Zanhel Sergazina e Daniel Abylai Maratov con la loro liason amorosa: attrattiva, esclusiva e via via sempre più oppressiva e parossistica in una spirale claustrofobica distruttiva. Più che la realtà viene rappresentato il sogno, in questo caso il mondo onirico di Zanhel, le sue paure inconsce, i suoi desideri, le sue ansiogene ricerche di sicurezza assoluta e possesso nella relazione amorosa. Proprio come in un sogno i protagonisti si muovono in un mondo ovattato, dove non si percepiscono i suoni della vita, un mondo in b/n (bellissimo) dove solo per un breve momento compaiono i colori, quelli forse di una fiaba che si affaccia dal subconscio di Zanhel, pronta ad incontrare nuovamente il suo Daniel. Un film non semplice, quasi una terapia di coppia che scardina tutti i meccanismi poco sani di una relazione, evidenziando i ruoli di genere che si instaurano, un materiale non di facile assorbimento se non fosse per il tocco sempre magico del regista dell’imperdibile Ferro3 La Casa Vuota.
Alessandra Quagliarella
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.