Regia: Philippe Garrel; Interpreti: Louis Garrel, Anna Mouglalis, Rebecca Convenant, Olga Milshtein, Esther Garrel; Anno: 2013; Origine: Francia; Durata: 77’
Louis, il giovane protagonista, è un attore che crede nell’amore e sa razionalmente distinguere e dare il giusto peso ai diversi gradi di relazione tra uomo e donna. E’ un fanciullo-ragazzo, attratto da donne anche un po’ più grandi di lui. Ha avuto una figlia da Charlotte, compagna con cui non vive più. Ora sta con Claudia, che ama intensamente. Ma la donna è un’attrice molto più instabile di lui, e presto si innamora di un architetto.
La gelosia del titolo riguarda dunque almeno due personaggi della vicenda: Charlotte (che attraverso la figlia ‘assiste’ indirettamente alla storia tra il suo ex compagno e la nuova fiamma); e riguarda lo stesso Louis nei confronti di Claudia, quando questa gli dice candidamente che lo sta per lasciare per un altro uomo.
La Jalousie è un film in bianco e nero del regista e attore parigino Philippe Garrel (L’enfant secret, J’entends plus la guitare, Les Amants réguliers).
La fotografia colpisce per la sua impeccabilità, ma malgrado questo, ‘scenicamente’ l’effetto visivo è pressappoco quello ottenuto da una camera a mano, a scapito della cura formale. Il piglio moderno ottenuto vuole artisticamente essere contrastato dall’impiego del bianco e nero. A sua volta la ‘tinta’ del passato viene corroborata dall’impiego di canzoni francesi (quelle sentimentali e romantiche degli anni ’60-’70), che in questo film suonano però come “zuccherose”. In breve, tra immagini, musica e dialogo si viene fin da subito a creare una lieve disarmonia.
Il valore di questo film inevitabilmente si amplifica quando si esplora il suo ‘retroterra’. Intricata ma interessante è la corrispondenza tra finzione (il film) e realtà (la vicenda personale del regista), tra arte e biografia di Garrel. Si tratta di una storia che nasconde un’altra storia.
L’attore che interpreta Louis, innanzitutto, e che porta il cognome del regista, è infatti suo figlio, Louis Garrel.
Il regista Philippe Garrel ha voluto proiettare nella figura del personaggio di Louis l’immagine del proprio padre (il nonno di Louis-attore), immaginato quando aveva trent’anni. All’epoca, il padre del regista aveva una liason con una donna, mentre Philippe era un bambino nato da una precedente relazione. Philippe era stato lasciato in affidamento alla madre, ma malgrado questo, il bambino era molto attratto dall’amante del padre, e questo ha innescato un sentimento di gelosia nella donna. La bambina del film è pertanto, segretamente, Philippe, e la gelosia su cui s’è voluta sviluppare l’intera vicenda è, sempre segretamente, la gelosia provata dalla madre del regista. Si può ipotizzare che nel regista si sia sviluppato un senso di colpa, o che si sia generato in lui rispetto a sua madre un inconscio meccanismo di ricatto-vendetta, o, ancora, che questa attrazione per un’altra donna sia stata causata da un vuoto affettivo. Questi aspetti il film non indaga. Comunque, La Jalousie vuole essere il racconto di una storia vera, più una ‘necessità’ del regista che un ‘appagamento’ per lo spettatore. Quando, di solito, le corrispondenze tra autobiografia del regista e invenzione artistica ci sono, ma non vengono esplicitate.
Pochi veri colpi d’ala, poca ispirazione, molto ‘zucchero’ e un po’troppa retorica per un film comunque non incapace di creare aspettative e tenere desta l’attenzione. Di romanticismo se ne vive davvero poco. Louis Garrel spicca come bravura, Rebecca Convenant (Charlotte) è un po’ in seconda linea ma comunque svolge con onestà la sua parte. La piccola Olga Milshtein (nei panni della bambina, figlia di Louis) riesce a non essere troppo didascalica e prevedibile, e Anna Mouglalis (Claudia), già interprete di film quali Grazie per la cioccolata, Coco Chanel & Igor Stravinsky, Romanzo criminale, disegna una figura (quasi) tutta carne e malizia e poco spirito.
VOTO:

About Luca Mantovanelli
Saturnino, introverso, Luca Mantovanelli ha iniziato presto ad interessarsi di musica e la sua curiosità per l’aspetto creativo e per la psicoanalisi sfocia all’università con una tesi sulla regìa operistica con applicazione al Don Carlos di Verdi. Ma sono proprio le trame delle opere liriche, talvolta – secondo lui - un po’ dispersive e distanti dalla sensibilità moderna, a ricordare a Luca che nel suo passato alcune altre trame (come per esempio di Amadeus e di Film blu) gli avevano cambiato un po’ la vita. Ecco allora una nuova presa di contatto da parte sua con la ‘settima arte’ (e Bobbio ha rappresentato senz’altro per lui un’insolita quanto stimolante esperienza). I suoi incontri con il cinema (di ieri e di oggi) sono stati sempre meno casuali e sempre più dettati dalla curiosità. Luca ritiene che i prodotti artistici migliori (che riscontrino un successo di botteghino o meno) siano quelli che sentiamo riflettere pezzi del nostro Io, e al tempo stesso in grado di indicarci o aprirci una nuova strada…perché è sempre indispensabile un quid di novità. L’introversione ha portato Luca a trovare nella scrittura il suo più congeniale e gratificante mezzo di espressione.