Regia: Ralph Fiennes
Origine: Gran Bretagna
Anno: 2013
Durata: 111’
The invisible woman, secondo lungometraggio con la regia di Ralph Fiennes, è stato presentato al Bifest di Bari nella sezione Anteprime Internazionali.
Il film, tratto dall’omonimo romanzo della giornalista inglese Claire Tomalin, già sceneggiatrice di The Iron Lady e Shame, narra la storia della relazione amorosa tra lo scrittore Charles Dickens e la giovanissima – all’epoca poco più che diciottenne – Ellen (Nelly) Ternan.
La pellicola inizia con un piano sequenza a campo lunghissimo: Nelly cammina agitata su una spiaggia deserta del sud dell’Inghilterra. La macchina da presa la segue nella sua passeggiata concitata, cambiando angolazione e via via riducendo lo spazio, fino al conclusivo primo piano, al momento del rientro a casa, dove la aspettano marito e figli per la rappresentazione del testo di Dickens che anni prima era stato occasione del suo incontro con lo scrittore. La storia, attraverso un flashback armoniosamente inserito all’interno della narrazione, si sposta quindi nel passato.
Charles Dickens (Ralph Fiennes), uomo sposato con prole numerosa, all’apice del suo successo (è appena stato pubblicato Oliver Twist), conosce la giovane attrice Nelly Ternan (Felicity Jones, già vista in Chérie e Histerya) in occasione della rappresentazione teatrale di un suo testo. Tra i due nasce subito un’intesa: la giovane è abbagliata dalla stima per lo scrittore, del quale conosce tutte le opere; l’uomo è attratto dalla vibrante grazia passionale della ragazza che gli confida di aver scelto come secondo nome «Anarchy».
Fra i due protagonisti inizia subito una danza di avvicinamento graduale, fatta di sguardi, frasi, allusioni; vengono aggirate le convenzioni sociali e i controlli della madre (Kristin Scott Thomas) di Nelly, diretti a salvaguardare la reputazione di una giovane donna affatto frivola, sinceramente dibattuta tra rispetto del ruolo dell’altra donna (la moglie di Dickens, interpretata da Joanna Scanlan), senso di colpa, rimorsi, tutela della propria dignità ed attrazione fatale. Dall’altra parte c’è uno scrittore che «per scrivere ha bisogno di più luce», quella della passione di cuore e corpo, alla quale decide di non rinunciare.
Alla fine la forza dell’amore avrà la meglio, con un compromesso per i tempi quasi inevitabile: Dickens si separerà dalla moglie, con la quale effettivamente non ha più niente in comune, ma vivrà la nuova relazione, durata fino alla sua morte, in totale segretezza, con tutte le conseguenti rinunce, gravanti per la maggior parte su Nelly. Amare quell’uomo significherà rinunciare a molto, anche a se stessa, significherà accettare di essere una «invisible woman»; solo a distanza di tempo Nelly riuscirà a staccarsi dal forte legame che ha con Dickens e a ritornare alla sua vita.
The Invisible Woman è un film elegante, con un’ambientazione molto fedele. Scenografie e costumi (per i quali ha già vinto un premio) sono minuziosamente ricostruiti. La composizione accurata degli elementi all’interno delle inquadrature rimanda ai quadri dell’800 inglese, anche grazie ad una fotografia che, specie nelle riprese in interni, è volutamente sfocata, quasi annebbiata/sabbiosa, come se sulla pellicola si fosse depositata la patina del tempo. Gli esterni, di forte impatto visivo, soprattutto quelli girati sulla spiaggia dove Nelly di frequente passeggia, nel tentativo di calmare la sua sofferenza, riportano alla memoria le atmosfere dei film di Jane Campion e dei suoi insuperati Lezioni di Piano e Bright Star.
La fitta declamazione di brani da parte dello scrittore, nelle sequenze delle sue letture pubbliche, delle rappresentazioni teatrali e nei momenti delicati ed esaltanti della creazione artistica (in particolare del romanzo Great Expectations), sono ulteriori elementi che trasmettono la singolare fascinazione esercitata da quest’uomo sulla giovane Nelly.
I due protagonisti, bravissimi come tutti gli attori coinvolti in questo film, vengono ripresi da varie angolazioni, spesso anche di spalle, con frequente insistenza sui dettagli, quasi a voler cogliere il flusso di attrazione/seduzione che li lega e che deve rimanere impercettibile ai più. I costanti flashback narrativi conferiscono al film un ritmo sostenuto, specchio della rielaborazione passato/presente che Nelly sta compiendo nella fase del distacco, doloroso ma necessario per ritornare a vivere.
Fin qui quasi tutto si svolge secondo modalità narrative divenute consuete, per quanto in quest’opera raffinate, quando si rappresentano storie di amori infelici ambientate nel XIX secolo. In realtà The invisible woman sottende un tema forte: Dickens viene insolitamente presentato come un uomo che tiene più al suo lavoro rispetto ai rapporti umani, più alla sua arte che alle relazioni. Nella sequenza del deragliamento del treno, dove si trova con Nelly, egli non esita a tralasciare di soccorrerla, pur di non dare nell’occhio, mentre con estrema sollecitudine si preoccupa di salvare la pagina di un suo libro. Ciò è emblematico del diverso approccio alla relazione amorosa tra uomo e donna, come tutt’ora (purtroppo) a volte si verifica: potenziamento del sé vs annullamento di sé.
Al Bifest, dove il film è stato presentato, la proiezione è stata preceduta dalla premiazione di Ugo Gregoretti con il premio Federico Fellini Award for Cinematic Excellence da parte di Ettore Scola, il quale ha dichiarato di ritenere meritato il premio più per le capacità attoriali di Gregoretti che per quelle di regista. «Proprio in virtù di tali capacità, nel mio film La Terrazza, pur avendo a disposizione attori del calibro di Marcello Mastroianni e Vittorio Gassman, decisi di affidare ad Ugo questa sola battuta fondamentale: “Ora dovrebbe entrare una cameriera che ci dice che la cena è servita”».
Ovviamente Gregoretti ha ringraziato il suo amico, scusandosi per non potergli dare la mano «perché occupate da troppi elettrodomestici» (microfono in una, premio nell’altra e una sedia portatile sotto il braccio)… maestri di ironia.
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.