Premessa: nonostante il titolo del pezzo sia “Batman Trilogy” e comprenda una recensione anche di Il cavaliere oscuro – Il ritorno, l’autrice del pezzo avverte chi legge che, dopo aver visto l’ultimo capitolo della trilogia, si rifiuta di riconoscerne l’esistenza, tanto grande è stata la delusione che quel film le ha provocato. Pertanto, se ha scritto una recensione anche di quel film, è stato unicamente perché costretta dal resto della redazione. Per l’autrice Il cavaliere oscuro – Il ritorno NON ESISTE.
Regia: Christopher Nolan; Interpreti: Christian Bale, Liam Neeson, Michael Caine, Gary Oldman, Katie Holmes, Morgan Freeman, Cillian Murphy, Tom Wilkinson; Anno: 2005; Origine: USA; Durata: 140’
Bruce Wayne, orfano della più ricca famiglia di Gotham City, per combattere il crimine che ha il controllo della città, si trasforma in Batman, eroe mascherato che di notte dà la caccia ai criminali.
È l’estate del 2005 quando nei cinema esce Batman Begins di Christopher Nolan. I film con protagonisti supereroi non sono ancora una garanzia di incassi come ora: possono raggiungere un buon successo di botteghino (Spider-man, 2002, e X-Men, 2000), ma anche rivelarsi fiaschi spaventosi (Catwoman, 2004). Per quanto riguarda il personaggio di Batman, le incursioni cinematografiche non sono poche: Batman (1989) e Batman – Il ritorno (1992) di Tim Burton, pop e grotteschi, con cattivi che si fanno ricordare; e i due film diretti da Joel Schumacher, dai risultati piuttosto deludenti.
Ma la trasformazione del personaggio e l’impatto che l’operazione avrà non solo sul franchise di Batman, ma su quello di tutti i film di supereroi, grazie ai film di Nolan è al di là di ogni previsione. Batman Begins è solo l’inizio di quella che verrà poi definita la “cura Nolan”.
Il rinnovamento è totale. Dalla storia, ridefinita fin dall’assassinio dei genitori di Bruce Wayne/Batman (Christian Bale) e dalla “formazione” con Ra’s al Ghul (Liam Neeson); all’equipaggiamento di Batman, curato in ogni dettaglio – il costume nerissimo, la Tumbler come nuova Batmobile, i gadget all’avanguardia ma plausibili; e ai ruoli secondari, che assumono un peso ben più grande che nei film precedenti – basti pensare al maggiordomo Alfred (Michael Caine), a Lucius Fox (Morgan Freeman) e al tenente Gordon (Gary Oldman), presenze indispensabili nella vicenda. Dagli antagonisti molto più “reali” – il mafioso Carmine Falcone (Tom Wilkinson), lo psichiatra Jonathan Crane/Spaventapasseri (Cillian Murphy), la Setta delle Ombre, alla scenografia, una Gotham City estremamente dark, che prende ispirazione dal design di Blade Runner, al substrato filosofico che è alla base del film, con riflessioni sulla vendetta e la giustizia, fino al protagonista stesso, non più eroe senza macchia, ma pieno di ombre, dubbi, dilemmi morali. Un Batman adulto, insomma, in un film che, non a caso, si discosta nettamente dal design del fumetto e si avvicina molto di più a quello del noir.
Regia: Christopher Nolan; Interpreti: Christian Bale, Heath Ledger, Michael Caine, Gary Oldman, Maggie Gyllenhaal, Aaron Eckhart, Morgan Freeman; Anno: 2008; Origine: USA; Durata: 152’
Un nuovo criminale, il Joker, mette in pericolo i cittadini di Gotham City. Batman deve combatterlo e allo stesso tempo capire se può fidarsi del nuovo procuratore distrettuale, Harvey Dent.
Se Batman Begins serve da presentazione e fissa la nuova etica ed estetica del personaggio, nel sequel, Il cavaliere oscuro, Nolan è libero di sviluppare al meglio tutti gli elementi messi in campo. E lo fa alla grande.
Questo secondo film si basa sul conflitto tra Batman e il nuovo antagonista, Joker (Heath Ledger), presentato come un pazzo completamente fuori controllo, tanto più terrificante in quanto non viene fornita nessuna notizia riguardante il suo passato, la sua vita, le motivazioni che lo spingono (Alfred: «Some men aren’t looking for anything logical, like money. They can’t be bought, bullied, reasoned or negotiated with. Some men just want to watch the world burn»). Batman rappresenta il bene, certo, ma più ancora le regole che la società si dà per sopravvivere (pur nella contraddizione insita nel fatto che lui stesso è un fuorilegge), un’etica assoluta e inflessibile, coerente con sé stessa, mentre Joker è il caos, la mancanza totale di controllo, un “forza irrefrenabile” che non pone freni di nessun tipo alle proprie azioni (men che meno morali). E costringe Batman a fare i conti con quei limiti che si è sempre posto, attaccandolo nei suoi punti più vulnerabili (la donna amata, Rachel, interpretata da Maggie Gyllenhaal, e la sua etica di comportamento, appunto). Fin dove è disposto a spingersi per fermarlo?
Tra questi due poli si situa un altro personaggio introdotto in questo secondo capitolo, il procuratore Harvey Dent (Aaron Eckhart), il volto pulito di Gotham City, colui che può sostituire Batman nella lotta al crimine e farlo alla luce del sole. Ma, come afferma lo stesso Dent, «you either die a hero, or you live long enough to see yourself become the villain» e così sarà per lui, colpito da Joker nel suo punto più debole e trasformato in Due Facce. E allora si capisce che nessun estremismo, nessun eccesso, che sia dalla parte del bene o del male non importa, può portare ad una soluzione positiva, questo sembra affermare Nolan. Chi sopravvive, chi può davvero salvare Gotham, è Batman, costretto però a scendere a compromessi con i suoi stessi principi, e pronto a sacrificarsi per fare ciò che è giusto, ed essere fino in fondo il Cavaliere Oscuro, «the hero Gotham deserves, but not the one it needs right now» (tenente Gordon).
E la riflessione insita nel film risulta ancora più efficace perché inserita in una confezione spettacolare di altissimo livello in cui ogni elemento contribuisce alla riuscita dell’insieme: gli attori (la performance di Heath Ledger nella parte di Joker è memorabile e Christian Bale la bilancia perfettamente con una recitazione trattenuta, ma pronta a esplodere); la progressione della trama; la colonna sonora; le sequenze spettacolari, alcune delle quali girate in IMAX – da ricordare, almeno, quella iniziale della rapina alla banca, l’inseguimento di Joker per le vie di Gotham, e la cattura di Joker, spesso girate con effetti speciali analogici e “dal vivo”.
Il risultato ottenuto con Il cavaliere oscuro è, anche in termini di incassi e di critica, senza precedenti per Nolan e segna un punto di non ritorno per gli standard dei film tratti da fumetti.
Il cavaliere oscuro – Il ritorno
Regia: Christopher Nolan; Interpreti: Christian Bale, Tom Hardy, Anne Hathaway, Joseph Gordon-Levitt, Morgan Freeman, Marion Cotillard, Gary Oldman, Michael Caine; Anno: 2012; Origine: USA; Durata: 164’
Dopo otto anni di reclusione nella sua villa, in seguito al dolore per la morte di Rachel, Bruce Wayne è costretto a indossare di nuovo il costume di Batman per combattere Bane, un criminale dalla forza sovrumana che sta fomentando rivolte tra i cittadini di Gotham.
Il cavaliere oscuro – Il ritorno esce nelle sale nell’estate del 2012 e le aspettative sono enormi. Nolan punta sull’ingigantimento di tutto. Risultato: troppi elementi, personaggi, sotto trame e, soprattutto, mancanza di un nucleo che dia un senso e un filo conduttore alla storia. Se in Batman Begins il centro era la formazione del personaggio di Batman e ne Il cavaliere oscuro lo scontro con Joker e il dilemma etico che comportava, in questo terzo capitolo sembra essere il confronto con Bane (Tom Hardy), ma la rivelazione finale, gli innumerevoli personaggi secondari (Catwoman, Robin, Miranda Tate, che, tra l’altro, privano di spazio i “vecchi” comprimari, Gordon, Fox e Alfred, relegati al ruolo di macchiette) e le sotto trame ad essi legate tolgono importanza all’antagonista sottraendo tensione allo scontro con esso.
Si perde, inoltre, tutta la riflessione filosofico-psicologica legata al dramma di Wayne, al ruolo che deve avere Batman, che ne Il cavaliere oscuro era solo iniziata, ma qui viene liquidata con qualche discussione tra lui ed Alfred (che poi sparisce per tutto il film) e facendolo rinchiudere per otto anni in casa a disperarsi per Rachel, salvo poi rispuntare fuori quasi all’improvviso e senza che questo ponga grandi problemi alla polizia (in fondo, Batman è solo ritenuto l’assassino di Dent!). Il focus si sposta sulle rivolte dei cittadini di Gotham fomentati da Bane, un espediente (forse) per avvicinare il film all’attualità (Occupy Wall Street), ma risulta essere una forzatura, tra l’altro abbastanza ambigua per quel che riguarda il messaggio.
Insomma, un film dispersivo, eccessivamente ripetitivo – la sequenza iniziale della fuga di Bane dall’aereo palesemente doveva richiamare, e superare (senza riuscirci), la rapina alla banca de Il cavaliere oscuro; mentre la fuga di Bruce dalla prigione ripropone il motivo dell’addestramento in Batman Begins (e va bene che deve ritrovare se stesso e le origini della sua scelta, ma non in modo così banale!) -, che incrina irrimediabilmente quell’equilibrio tra spettacolarità e riflessione che aveva reso così “riusciti” i due film precedenti.
Ritorna all’introduzione dello speciale.

About Alessandra Pirisi
Tra i fondatori di Cinemagazzino, ne è stata redattrice e collaboratrice fino al dicembre 2018. Laureata all’Università di Bologna in Lettere moderne. I suoi interessi vertono su letteratura (suo primo amore), teatro, danza, cinema, musica e Bruce Springsteen. Si interessa – molto – a serie tv, in particolar modo poliziesche. Ha un'ossessione totalizzante per il cinema indiano.
Bah, non sono per niente d’accordo sulla vostra disamina del terzo film..
Tu cosa ne pensi? =)
Penso che le aspettative erano troppo ricalcate sul capitolo precedente, quando invece Nolan ha chiaramente intrapreso una direzione diversa: The Dark Knight è un poliziesco a tutti gli effetti, un thriller adrenalinico e geometrico, con una narrazione che funziona ad orologeria tanto è precisa.. The Dark Knight Rises punta tutto sulla spettacolarità, sulla magniloquenza e sulle emozioni; cose che indubbiamente (e inevitabilmente) vanno a scapito della precisione narrative che sfoggiava il secondo episodio, ma che non danno tutto questo fastidio. La riflessione sulla psicologia di Wayne non solo è presente, ma è portata allo stadio ultimo, con il protagonista ormai vittima irreprensibile della stessa creatura che ha creato (e non certo di Rachel, che semmai è uno specchio del suo estraniarsi dal mondo), e con una disperata voglia di ribalta. I comprimari non tolgono spazio ai personaggi storici (Gordon e Caine hanno alcuni dei momenti più alti della pellicola, nonostante il secondo ad esempio compaia in scena pochissimo), semmai sono proprio le new entries a essere un po’ sacrificate. L’avvicinare queste trame alla realtà è fin da Batman Begins una precisa scelta degli autori.. in questo caso, considerando quando è stato scritto il film, sono stati persino profetici…
Infine, se ancora si può imbastire un botta e risposta sulla sostanza, sulla forma le critiche le vedo alquanto deboli: con l’unica vistosa eccezione del montaggio, stavolta purtroppo carente anche per questioni tecniche, TDKR rappresenta per certi versi l’apice registico di Nolan; il prologo è una sequenza imponente che tanti registi non possono neanche lontanamente concepire, e che raggiunge eccome le vette della rapina iniziale di TDK per messa in scena e tensione. Per non parlare poi di quella che è destinata a diventare una delle scene di combattimento più impressionanti e meglio orchestrate che si siano viste nel cinema mainstream moderno (il primo scontro Batman/Bane), ma come non citare anche la scena dello stadio, il primo avvincente inseguimento su Batman.
La pellicola ha le sue pecche, ma sono di gran lunga inferiori a quanto si vuole fare credere, ma ormai sono abituato alla sottovalutazione tremenda che questo film ha subito, spero vivamente che sia rivalutato negli anni, un finale di saga così non si vedeva da Il Ritorno del Re, e probabilmente insieme all’ultimo film uscito di SW queste opere rappresentano le vistose eccezioni alla regola dei sequel inferiori.