MFF 2014 – GERONIMO/LES PONTS DE SARAJEVO

GERONIMO

(The Outsiders)

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Regia: Toni Gatlif; Interpreti: Céline Sallette, Rachid Yous, David Murgia;
Origine: Francia; Anno: 2014; Durata: 104’

Dopo la presentazione a Cannes nella sezione Special screenings, Geronimo approda al MFF 2014. Di chiara provenienza gitana (ricorda il miglior Kusturica) rappresenta un tentativo di rielaborare il musical in chiave moderna quale è quella del contesto gipsy.
È la storia di Geronimo, una giovane educatrice (interpretata splendidamente da Céline Sallette) che si occupa di ragazzi difficili nel quartiere di Saint Pierre, nel sud della Francia, lontano quindi dagli eleganti distretti parigini.
La situazione già problematica viene inasprita dalla fuga di Nil Terzi, una giovanissima sposa turca che scappa da un matrimonio combinato per ricongiungersi al suo grande amore Lucky, gitano. La “fuitina” fa scattare immediatamente una faida fra la famiglia di Nil e quella di Lucky.

La musica è il fattore dominante del film, percorre ogni fotogramma della pellicola di Gatlif, risuona melodica e armoniosa perfino nello stridere dei coltelli che si scontrano per generare spesso una danza e quasi mai una reale lotta fisica.
Suggestiva la simbolica scena di una donna che balla il flamenco su una tomba rovesciata.
La varietà di espressione linguistica che spazia dallo spagnolo al turco al francese sottolinea la multi etnia della comunità rappresentata, la fusione delle differenti culture e gli inevitabili conflitti che ne nascono.

Tony Gatlif torna nei territori cinematografici battuti negli ultimi trent’anni, da Exils a Latcho Drom. Si rintracciano ancora le tematiche presenti in tutta la sua filmografia, come lo scontro tra diversi gruppi etnici. Un cinema sempre uguale a se stesso ma innervato di una forte vitalità, forse troppo didascalico e pedagogico, ma sempre capace di trasmettere emozioni.

 

VOTO: 6.5

Ivana MennellaDaniele Benfenati)

 

LES PONTS DE SARAJEVO

(The Outsiders)

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Regia: Aida Begić, Leonardo Di Costanzo, Jean-Luc Godard, Kamen Kalev, Isild Le Besco, Sergei Loznitsa, Vincenzo Marra, Ursula Meier, Vladimir Perisiç, Cristi Puiu, Marc Recha, Teresa Villaverde, Angela Schanelec; Origine: Francia / Italia / Svizzera / Bosnia-Herzegovina / Bulgaria / Germania / Portogallo; Anno: 2014; Durata: 114′

 

I 13 episodi di Les ponts de Sarajevo nascono da un progetto di Jean-Michel Frodon, giornalista, critico e storico del cinema.
In questo film collettivo presentato al festival di Cannes 2014 nella sezione Fuori Concorso, 13 registi (di generazioni e nazionalità differenti) incrociano i loro sguardi su un focus comune, ovvero due eventi che hanno rispettivamente aperto e chiuso il cosiddetto “secolo breve”: l’assassinio dell’Arciduca Ferdinando d’Austria, avvenuto a Sarajevo nel 1914, e il conflitto balcanico degli anni ‘92-‘96.

Questi lavori collettivi rischiano spesso di essere caratterizzati da incongruenze, data la difficoltà di coordinare e mettere insieme materiale così diverso, seguendo un unico fil rouge. In questo caso il risultato è una sfilacciata ridda di episodi, uniti tra loro dai bei disegni animati del fumettista belga François Schuiten.
Interessanti sono tuttavia Réflexions di Loznitsa e Réveillon del rumeno Puiu, chiave di volta di un ponte che unisce l’Est all’Ovest e che, come dice Godard nel suo corto, Le Pont des Soupirs, «è stato costruito sia con quello che si è fatto che con quello che non si è fatto». L’episodio di Jean-Luc Godard gioca sulla parola e sull’immagine riuscendoci alla sua maniera, con maestria.

Sono coinvolti in questo progetto anche due registi italiani: Leonardo Di Costanzo e Vincenzo Marra. Di Costanzo trae la materia degli 8 minuti del suo corto, L’avamposto, dal racconto di Federico De Roberto La paura, sentimento che non viene quasi mai mostrato nei film di guerra, come anche la diffidenza dei soldati verso lo Stato per il quale si combatte, Stato che, invece di proteggere, spinge verso la morte.
Vincenzo Marra nel suo Il ponte tratta invece un altro aspetto della guerra, l’emigrazione, tema più che mai attuale, ma le immagini non hanno particolare forza rispetto a quelle degli altri episodi.

Il progetto curato da Frodon, per quanto presenti indubbiamente inevitabili discontinuità, resta comunque un omaggio a una città contraddittoria e offre spunti di riflessione sull’identità nazionale e sul destino personale.

VOTO: 6

(Ivana Mennella Daniele Benfenati)

 

 

 

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

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