The Substance della regista e sceneggiatrice francese #CoralieFargeat, presentato in concorso allo scorso #festival di #Cannes dove ha vinto il #premio per la migliore #sceneggiatura, è un #bodyhorror #femminista.
Elisabeth Sparkle (che in inglese significa luccicante) #DemiMoore è un’ attrice di Hollywood in declino. Pur avendo la sua stella sulla walk of fame è passata a condurre un programma di aerobica di buon successo (Jane Fonda docet); ma il giorno del suo 50° compleanno il suo capo Harvey (non a caso lo stesso nome del più celebre Wenstein) #DennisQuaid la licenzia perché c’è bisogno di qualcuna più giovane, più attraente, più bella.
Elisabeth trova la soluzione al problema: The Substance, un siero sperimentale di ringiovanimento che permette di generare un’altra versione di sé più giovane, più attraente, più bella, con la quale bisognerà alternarsi settimanalmente e convivere: un’unica persona con due diversi corpi. L’alter ego generato di e da Elisabeth ha 25 anni, è perfetta e si chiama Sue #MargaretQualley.
Sue viene subito scelta da Harvey come protagonista per un programma televisivo di cardio gym che rimpiazza quello di Elisabeth dal nuovo titolo di Pump it up (trad. pòmpati). Inizia così la sua inarrestabile scalata al successo che ad un certo punto Elisabeth non accetterà più, decidendo di interrompere l’esperimento con conseguenze disastrose.
Con #TheSubstance siamo al cospetto di un film che veicola un #messaggio #femminista di denuncia sociale con una #forma #estetica e registica #autoriale di grande forza visiva. La tematica è quella che viviamo tutte noi ogni giorno: il #male #gaze, teorizzato dalla critica cinematografica femminista #LauraMulvey negli anni ’70, cioè lo sguardo maschile che rappresenta la donna come oggetto erotico sessuale a suo uso e consumo, di modo che alla soglia massima dei 50 anni, che generalmente coincide con l’inizio della menopausa, una donna è considerata ‘vecchia’, non attraente, non utilizzabile.
Secondo il male gaze la #bellezza per una donna coincide con la #giovinezza, mentre per un uomo della stessa età e oltre si parla di ‘fascino maturo’. L’#ageismo nei confronti delle donne è una delle più radicate violenze di genere. È quello che succede nei media, in TV, al cinema, in maniera particolarmente spietata ad Hollywood. Infatti a Sue è richiesto solo di esibire il suo #corpo #perfetto, che viene ossessivamente ripreso in dettagli ravvicinati che riempiono lo schermo, e di sorridere.
Il #malegaze, certo, è un punto di vista, ma quando diventa quello preponderante, espressione speculare del prevalente potere etero maschile, diventa #universale, tanto da essere introiettato dalle stesse donne che infatti sempre più si sottopongono a sessioni anche particolarmente invasive e stressanti di #chirurgia #estetica per mantenere lo standard richiesto. Il #prettyprivilege (la condiscendenza verso una donna più bella e più giovane) è pur sempre espressione di una #cultura #patriarcale la cui pressione sugli standard estetici del genere femminile è altissima. Dipendenza dallo sguardo maschile e dal sistema di potere ad esso collegato, dipendenza da sostanze, da chirurgia estetica, #controllo del #corpo, controllo del cibo, orrore e non accettazione della vecchiaia, non comprensione di sé sono dirette conseguenze del #sistema di #potere #patriarcale e sono le importanti tematiche del film.
La bellissima sequenza in cui Elisabeth si prepara per un date, rifacendosi più volte il trucco e adeguando il suo abito coprendo la scollatura dopo aver rivolto un’occhiata alla perfezione estetica di Sue, è emblematica della non #accettazione di sè, inevitabile se i canoni di confronto proposti universalmente ed introiettati sono quelli di una Barbie di 25 anni.
La regista non poteva esprimere queste tematiche se non tramite il genere del #bodyhorror, giacché è il concetto stesso di corpo (femminile) concepito solo come attivatore dello sguardo erotico e sessulizzante maschile ad essere un orrore. Le mutazioni del corpo di Elizabeth, e successivamente di Sue, fino alla genesi in mostro, rifiutato dal pubblico e fuso con la stella della walk of fame come la testa della #Medusa del mito, ne sono perfetta iconografia.
Ma ci sono anche #archetipi da #favola che ritroviamo nei due personaggi principali: Elizabeth richiama la regina Grimilde che, invidiosa della bellezza di #Biancaneve, si trasformerà in strega per prenderle il cuore; Sue richiama #Cenerentola che arriva al traguardo ambito del ballo (l’abito finale azzurro di Sue è in perfetto stile Cinderella), pur sapendo che a mezzanotte l’incantesimo svanirà. Questo a significare che dalla notte dei tempi le donne vengono ossessionate dalla bellezza e subordinate tramite il controllo del corpo.
Tantissime le #citazioni #cinematografiche, tutte maschili, ma utilizzate dalla regista, sfacciatamente e abbondantemente, in declinazione femminista (come sarebbe il mondo se fosse rappresentato dalle donne?): #Shining di #StanleyKubrick, #DavidLynch, #DavidCronenberg (da #LaMosca a #Mapstothestar: Elisabeth Sparkle/Demi Moore è la versione horror di Havana Segrand/Julianne Moore), i cartoni animati dei succitati personaggi di #WaltDisney, #Carrie di #BryanDePalma, #Vertigo di #AlfredHitchcock il cui famosissimo tema di #BernardHermann è ripreso in una delle ultime sequenze (cosa c’è di più doppio de La donna che visse due volte?).
E non da ultimo #Vialedeltramonto del 1950 dove Joe Gillis/William Holden rivolgendosi a Norma Desmond/GloriaSwanson, diva del cinema muto in declino, le dice:” Tu sei una donna di 50 anni. Apri gli occhi. Non c’è niente di male ad avere 50 anni, se non se ne vogliono avere 20 a tutti i costi.“.
#TheSubstance è un film da vedere e rivedere, un film autoriale femminista importante alla pari di #Unadonnapromettente di #EmeraldFennell, con la notevole interpretazione di #DemiMoore, tutt’uno con il personaggio di Elisabeth per il suo mostrarsi senza filtri anti-age sul suo corpo abusato dalla chirurgia estetica. Imperdibile. Fondamentale.
P.S. Un piccolo consiglio per rivalutare la ‘vecchiaia’: date un’occhiata all’opera della #fotografa statunitense #LolaFlash dal titolo #Salt. Si tratta di ritratti di donne iconiche dai 70 anni in su, belle fiere affascinanti per vita e contenuti. Come la stessa Flash ha affermato:” In una cultura in cui la bellezza è equiparata alla giovinezza, queste donne non solo sono belle, ma realizzate e dal contributo elevato per la società. Questi ritratti mettono in evidenza la loro saggezza, attrazione e potenza che spesso è disintegrata a causa dell’ageismo.“.
Alessandra Quagliarella
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.