GOODBYE JULIA
Goodbye Julia del regista sudanese #MohamedKordofani narra la storia di due donne molto diverse tra loro, la musulmana e benestante Mouna #EimanYousif (attrice teatrale e cantante apprezzata) e la cristiana e poverissima Julia #SirakRiak (Miss Sud Sudan e già affermata modella). Le loro vite si intrecceranno dopo un incidente, segnando l’inizio di una fase di rinascita ed #emancipazione personale per entrambe. Sullo sfondo il Sudan negli anni recenti che hanno segnato il passaggio verso l’indipendenza del sud con la creazione di uno stato autonomo (il Sud Sudan) dopo violenti scontri ed un referendum. #GoodbyeJulia, primo film sudanese ad essere presente al #festival di #Cannes nella sezione #Uncertainregard dove ha vinto il #PrixdelaLibertè, parla di #razzismo, #classismo, #sessismo, ma anche di forza e profonda #solidarietà#femminile a sottolineare che il vero cambiamento, antitetico alla cultura della guerra, può venire solo da una #prospettiva#femminista#intersezionale, con il suo rifiuto di struttura sociale e culturale binaria e gerarchica, per abbracciarne una ultra-individuale e sincretica. Un film al di fuori degli stereotipi da cartolina, che si avvale di due interpreti intense e credibili, con momenti di efficace narrazione. Buona la prima!
ALL WE IMAGINE AS LIGHT
All we imagine as light (titolo in italiano ‘Amore a Mumbai’) della regista indiana #PayalKapadiya, qui anche sceneggiatrice, #PremioSpecialedellaGiuria a #Cannes, ci presenta tre #ritratti#femminili intersecati. Prabha, Anu e Parvaty lavorano nello stesso ospedale di Mumbai: Prabha #KaniKusruti vive in una sorta di chiusa sospensione in attesa del ritorno del marito che non sente da anni dopo il suo trasferimento all’estero per lavoro; Anu #DivyaPrabha vive clandestinamente la sua relazione con Shiz #HriduHaroon di altra religione rispetto alla sua; Parvaty #ChhayaKadam vedova da tempo, ha ricevuto lo sfratto dalla sua casa che va sgomberata per far posto ad un condominio per privilegiati. Le tre storie mettono in evidenza altrettante #tematiche non originali, ma tutt’ora rilevanti della cultura indiana: il #matrimonio#combinato, le #differenze#religiose e la #disparità economica e di #classe. È invece peculiare il modo di raccontare della regista; idealmente diviso in due parti, la prima ambientata a Mumbai, ha forma di #documentario con scene claustrofobiche di ordinaria congestione di traffico e di persone contrapposte alle big city lights dello skyline incombente con predilezione per colori freddi e scuri; la seconda, ambientata in un villaggio sul mare, ha le note misteriose e trascendentali della #natura la cui luce immerge i personaggi in un ritmo che tutto semplifica e risolve. Potremmo dire un ordine maschile (la città), stratificato e gerarchizzato, e un ordine femminile (il villaggio), orizzontale e comprensivo. Forse un film un po’ costruito, ma di certo interessante.
JOKER: FOLIE A DEUX
Joker: Folie à Deux (presentato in concorso allo scorso Festival di Venezia) del regista statunitense #ToddPhillips è il secondo capitolo della saga rielaborata e reinterpretata di uno dei più famosi #villain Marvel e cinematografici. Il film si apre con un cartone animato in perfetto Warner Bros style (quello di Thats all folks, per intenderci), per poi trasferirsi nella prigione di Arkham dove Arthur Fleck alias Joker, un sempre strabiliante #JoaquinPhoenix, è detenuto in attesa di giudizio dopo i 5 (in realtà 6) omicidi commessi. È qui che incontrerà Lee/Harley Queen #LadyGaga (brava!), innamorandosene al primo sguardo e tornando a vivere. Se il percorso esistenziale di Arthur nel primo capitolo è stato quello di trovare un ruolo per esistere, quello di Joker, qui il percorso è l’opposto: abbandonare la #maschera per essere umanamente e vulnerabilmente Arthur, per essere accettato ed amato come Arthur. Ma non sempre #Amor vincit omnia: la nostra società rifugge la fragilità del reale per preferirne la versione fantasiosa dove tutto può e deve essere trasformato in spettacolo secondo il mantra ‘that’s entertainment’.Tra #prisonmovie (#Qualcunovolosulnidodelcuculo di #MilosForman), #legalmovie e #musical (tra tutti #Spettacolodivarietà di #VincentMinelli del 1953 con #FredAstaire) il cui genere rispecchia giacché Arthur e Lee esprimono i loro sentimenti tramite alcune delle più belle canzoni d’amore (#Bewitched e #Closetoyou, solo per citarne due), il regista realizza un’opera totalmente differente dalla precedente con la quale non vanno fatti paragoni per apprezzarla in pieno. Come ha affermato Joaquin Phoenix: “Tutti abbiamo un’immagine pubblica e una privata. Ciascuno deve fare i conti con questa realtà e può identificarsi con un lato del mio Joker.” Da vedere! Da ascoltare!
FINALEMENT
Finalement-Storia di una tromba che si innamora di un pianoforte (presentato fuori concorso allo scorso Festival di Cannes) del regista francese #ClaudeLelouch è una #commedia dalle note dolcemente nostalgiche proprie del meriggiare della vita (‘finalement’ in francese significa appunto ‘alla fine’). Oltre alla musica, che è una forte componente, e ad una serie di tipologie umane peculiari ed attraenti (tra tutti il protagonista Lino Massaro interpretato dal bravo #KadMerad ), il film è anche un omaggio al cinema (in primis dello stesso Lelouch) tramite una serie di citazioni e auto-citazioni, verbali o visive: #UnUomoeunaDonna (che diventa Un uomo, tante donne nella trasposizione porno inventata dal protagonista), #IPontidiMadisonCounty nell’evocazione di una precisa sequenza, #LAvventuraèLAvventura e #UnaDonnaeUnaCanaglia con #LinoVentura e #FrancoisSagan che in Finalement interpreta la mamma del protagonista.Molto francese, molto Lelouch che, nonostante ad 86 anni sia alla sua 53° opera, ha dichiarato:” Nella mia vita ho fatto sempre un solo film”. Si può omaggiare!
VERMIGLIO
Vermiglio della regista italiana #MauraDelpero, premiato con il #LeoneArgento#PremioSpecialeGiuria allo scorso #FestivaldiVenezia, è il #racconto#corale fortemente #poetico e #personale della famiglia Graziadei, ambientato sul finire della seconda guerra mondiale a Vermiglio, un paesino tra le splendide montagne del Trentino, luogo del cuore della regista che vi ha trascorso le sue estati da piccola in quanto paese natìo di suo padre. Procedendo per quadri e scene successive relative alla vita quotidiana, impariamo a conoscere i personaggi che via via si disvelano: il padre #TommasoRagno maestro della scuola elementare, rigido padrone assoluto, ma anche illuminato (nelle sue lezioni fa ascoltare Le quattro stagioni di Vivaldi) e prigioniero del suo stesso ruolo; la madre #RobertaRovelli alla dodicesima gravidanza, unica sfera nella quale trova legittimazione; i fratelli e le sorelle, ciascuno con le sue peculiarità caratteriali e fasi di vita. Nel ritmo naturale che scandisce il racconto, l’attenzione si focalizza sulla figlia maggiore Lucia, l’esordiente #MartinaScrinzi e sulla sua storia di amore con Pietro #GiuseppeDeDomenico, un soldato siciliano disertore che si è nascosto proprio a Vermiglio: una storia fatta della naturalità essenziale di sguardi e gesti e di pochissime parole, il cui esito finale sarà occasione per Lucia di non facile crescita, di accettazione di maternità e di cambiamento (temi già affrontati dalla regista nel suo precedente #Maternal). Il film, parlato quasi sempre in dialetto trentino, ha due meriti: portare alla nostra riflessione #temi di #denuncia#sociale, ma con una modalità di racconto estremamente #poetica. La #condizione della #donna (siamo nel 1945) fortemente subordinata al pater familiae, legittimata solo in ambito matrimoniale/riproduttivo (donna come corpo fattrice) e la sua fatica nel trovare strade nuove di emancipazione, come farà Lucia, è tema che percorre tutto il film, immerso però nei gesti, nella natura incantata, nel ritmo vitale intriso della fotografia dalle luci azzurrognole e delle frasi sussurrate al lume di candela nel letto. Invitabile pensare al capolavoro di #ErmannoOlmi#LalberodegliZoccoli, a cui la regista si è ispirata senza però perdersi, avendo raggiunto con #Vermiglio una cifra personale sia visuale che tematica che la distingue, esprimendo quella prospettiva di genere sempre più presente e sempre necessaria. Da vedere!
LIMONOV
Limonov (t.o. Limonov: the ballad) del regista russo #KirillSerebrennikov è tratto dal romanzo biografico di #EmmanuelCarrère sul poeta e dissidente sovietico #EduardLimonov. Il film, presentato in concorso allo scorso Festival di Cannes, è una scorribanda rock/punk caotica, accattivante, moderna, visionaria, dagli anni 70 fino al 2020 tra Mosca, New York e Parigi seguendo le gesta, gli amori, la poesia e la passione politica di Limonov #BenWhishaw, sexy, folle, estremo. La sensazione finale è quella di un tourbillon esteticamente molto attrattivo, specie nel racconto della fase newyorchese e dell’amore per sua moglie, la modella Helena #VictorijaMirosnicenko (bellissima!), grazie anche ad una colonna sonora perfetta espressione delle atmosfere richiamate (#VelvetUnderground, #LouReed, #SexPistols). I limiti, specie di superficialità, attribuiti al film provengono principalmente da chi ha letto il romanzo; in mancanza di lettura, come nel caso della sottoscritta, i limiti si potrebbero riscontrare in una ripetitività di schema narrativo e nella lunghezza complessiva, ma l’esito finale è tutt’altro che negativo. Degno di visione.
Alessandra Quagliarella
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.