Titolo: Pelé; Regia: Jeff e Michael Zimbalist; Interpreti: Leonardo Lima Carvalho, Kevin De Paula, Vincent D’Onofrio, Seu Jorge; Anno: 2016; Origine: USA; Durata: 107′
Pelé narra la storia dell’omonimo campione brasiliano dalla sua infanzia nelle favelas di San Paolo alla vittoria del suo primo mondiale di calcio con la nazionale a soli 17 anni.
Dal film biografico su Edson Arantes do Nascimento, chiamato amorevolmente dai genitori Dico e dal resto del mondo Pelé, non bisogna aspettarsi una pellicola del calibro degli importanti film sullo sport degli ultimi anni. Il film, le cui riprese sono iniziate nella capitale del cinema brasiliano, Rio De Janeiro, nel 2013, è uscito nelle sale dopo tre anni, complici un lungo periodo di post-produzione e la realizzazione di nuove scene. Ad interpretare Pelé sono due attori, il primo, Leonardo Lima Carvalho, è il bambino che corre e gioca a pallone a piedi scalzi nella favela mentre la nazione subisce il trauma della sconfitta dei mondiali del 1950. Kevin De Paula ricopre i panni di Pelé da ragazzo, combattuto fra lo studio e la difficile carriera calcistica che lo vuole un giocatore di stile “europeo”, cioè che non utilizzi la ginga, stile di gioco brasiliano ereditato da un’arte marziale esportata dagli schivi del sud America che si è anche tramutata in un passo base della capoeira. Proprio questo stile di gioco, considerato superato e ritenuto colpevole della sconfitta ai mondiali del 1950, quindi represso da allenatori e squadre viene reintrodotto con coraggio da do Nascimento (non ancora Pelé) che, grazie al sostegno del padre, decide di osare e andare contro le regole che reprimono quello che lui è, che è il calcio brasiliano e il suo popolo composto da tante razze ma accomunato da un’unica cultura.
I registi Jeff e Michael Zimbalist propongono ancora una storia ambientata nel Sud America come il precedente Favela Rising (2005) e The Two Escobar (2010): anche quest’ultimo film è legato all’ambiente calcistico e narra la storia di Andres Escobar, capitano della nazionale colombiana che a causa di un’autogol durante una partita del mondiale del 1994 viene assassinato al rientro in patria. Lo stile registico dei due fratelli Zimbalist, caratterizzato da un montaggio veloce nelle scene di gioco, sembra voler imitare lo stile calcistico brasiliano anche se non si può dire lo stesso della struttura narrativa. Il film percorre la storia dell’affermazione di Pelé in modo lineare e con un linguaggio basico e ripetitivo che ostenta i paragoni fra il gioco del calcio nella sua infanzia e quello sul campo da calcio. I momenti drammatici, o meglio, commoventi del film sono supportati da una fotografia dai colori forti e vividi che danno alla pellicola un tono più leggero capace però di trasportare emotivamente lo spettatore nella storia del calciatore, senza “l’appoggio” di importanti intepretazioni.
Sicuramente questa semplicità, la scelta della colonna sonora, lo stile quasi televisivo e da videoclip incidono sulla presa emotiva sul pubblico sebbene il prodotto rimanga piuttosto superficiale, prendendo in considerazioni troppi temi senza approfondirli a dovere; sembra comunque che la storia del campione serva soprattutto per ricordare un periodo, un certo momento storico del Brasile, la sua cultura calcistica (da non rinnegare) e la diversità del popolo che lo rende unico e fa la differenza, tutto ciò raccontato in modo diretto e piacevole, senza pretese.
Curiosità: Pelé, anche produttore esecutivo del film, compare con un cameo.

About Giulia Scalfi
Dopo la laurea triennale DAMS con la tesi Da Caramel a E ora dove andiamo?: Il Cinema di Nadine Labaki, consegue la laurea magistrale in Scienze dello Spettacolo e Produzione Multimediale discutendo la tesi Evoluzione del montaggio e del sonoro nella saga di James Bond. Il particolare interesse per il linguaggio cinematografico la porta a concentrasi maggiormente sulla struttura dei film e sulle scelte stilistiche. E' stata conquistata dal cinema grazie a film come Effetto Notte, Frankenstein Junior e Chicago. Non può negare la profonda stima nei confronti di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez nonostante provi una profonda ammirazione per le cineaste di ieri e di oggi.