LITTLE SISTER

Titolo: Little sister; Titolo originale: Umimachi Diary; Regia: Hirokazu Kore-Eda; Interpreti: Haruka Ayase, Masami Nagasawa, Kaho, Suzu Hirose; Origine: Giappone; Anno: 2015; Durata: 128’

Sachi, Yoshino e Chika sono tre sorelle. In occasione del funerale del padre, che le ha abbandonate 15 anni prima per andare a vivere con un’altra donna, conoscono la loro sorellastra, Suzu. Decideranno di  portarla a casa loro per vivere insieme come un’unica famiglia.

Presentato al festival di Cannes 2015, Little sister è tratto dal manga Umimachi Diari (Diario di una città di mare) di Yoshida Akima, vincitore dell’Excellence Award all’11° Japan Media Arts Festival.

Hirokazu Kore-Eda (conosciuto in Italia l’anno scorso con Father and son) affronta di nuovo un tema familiare a lui caro: la storia intima e delicata di quattro sorelle che la morte di un genitore in qualche modo ricongiunge. La piccola Suzu, rimasta orfana, al funerale del padre conosce le sue ‘sorellastre’ (Sachi, Yoshino e Chika) e si trasferisce da loro a Kamakura. L’equilibrio domestico non si altera, anzi, viene ristabilito proprio con il suo arrivo. Le sorelle si osservano, si scrutano in cerca di tratti somatici comuni, si adottano l’un l’altra con le parole e con i gesti.

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Suzu ha tredici anni e trasmette una giovane e fresca gioia di vivere che contagerà le sorelle.
L’aura di mistero che avvolge la sua figura e i suoi occhi fin dal primo incontro con le sorelle alla stazione di Gokurakuji, non svanirà mai durante tutto il film; sarà solo sapientemente stemperata dall’allegria delle sue risate spontanee, dalla dolcezza degli sguardi che la telecamera ci regala in intensi primi piani.
La carrellata sul suo viso mentre corre in bicicletta sotto un arco di rami di ciliegio in fiore dona alla pellicola incanto e poesia di chiara sensibilità giapponese.

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L’universo femminile che Kore-Eda dipinge è variegato: la rigidità di Sachi, la sorella maggiore, che ha sofferto forse più di tutte l’abbandono paterno, si scioglie in inaspettati sorrisi, l’allegria svampita di Yoshino è smorzata dal dolore per le continue delusioni d’amore.
Pochissimo spazio viene concesso alle rare ed esili figure maschili: il padre è defunto, i fidanzati hanno evanescente consistenza, tutti ugualmente rappresentano solo disillusione.
Gli animi mutano con lo scorrere del tempo come fanno gli alberi con le stagioni. I ciliegi fioriscono, le prugne maturano sul vecchio albero del giardino e sono pronte per essere raccolte nel liquore che farà ubriacare sia Chika, che Yoshino che la piccola Suzu.
La vita scorre e l’importante è non perderne la bellezza per poter essere felici.

 

About Ivana Mennella

Partenopea di nascita e spirito, ma milanese di adozione, si trasferisce all’ombra della bela Madunina nel 2007. A 10 anni voleva fare la regista. A 20 la traduttrice per sottotitolaggio e adattamento dialoghi. A 30 la sceneggiatrice. A 40 sa con certezza una sola cosa ossia che il cinema è ancora e resterà sempre la sua più grande passione.

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