ANCORA UN’ESTATE
#Ancoraunestate (t.o. L’ete dernier) di #CatherineBreillat narra la storia della relazione passionale tra la quasi 60enne Anne, una convincente #LeaDrucker, e il quasi maggiorenne Theo #SamuelKircher; la particolarità risiede nel fatto che Theo è figlio del primo matrimonio di Pierre #OlivierRabourdin, marito di Anne. Il film, pur non risultando particolarmente coinvolgente, ha il merito di narrare una storia centrata su una #donna e la sua #sessualità in una #età che è #tabù rappresentare, specie al cinema dove il diktat ancora imperante è quello di esibire corpi femminili giovani e senza imperfezioni. Anne è una donna sicura di sé e di successo, avvocata di minori abusati, lei stessa con un passato di violenza subita, un personaggio complesso e contraddittorio che dalla vita prende tutto, che vive il desiderio ed il sesso al di fuori di #categorie#borghesi alle quali però non rinuncia quanto a rispettabilità e comodità. La regista, che ha indagato il tema della sessualità femminile nelle sue opere, rappresenta la tensione sessuale ed erotica senza indulgere sul #corpo, cosa non facile in un film, riuscendoci però parzialmente. Forse il limite di questa opera è proprio quello di non aver osato di più, limite che non ritroviamo nel precedente lavoro della regista #Romance. La tematica, seppur rivisitata, del #mito di #Fedra non è nuova al cinema; prima della Breillat, #Queenofhearts della regista danese-egiziana #MayelToukhy (del quale #Ancoraunestate è un remake), #TwoMothers della regista francese #AnneFontaine tratto da un racconto di #DorisLessing, ma soprattutto #TheMother con soggetto e sceneggiatura dello scrittore britannico-pakistano #HanefiKureishi che ha sempre posto il corpo al centro del suo lavoro. Di quest’ultimo film, davvero dirompente per la critica ad #ageismo, pregiudizi e schemi convenzionali, si consiglia fortemente di recuperare la visione.
LA TERRA PROMESSA
#LaTerraPromessa (t.o. Bastarden) del regista danese #NikolajArcel tratto dal romanzo #IlCapitanoeAnnBarbara della scrittrice danese #IdaJessen, narra l’epopea del capitano Ludvig Kahlen, interpretato da uno stratosferico #MadsMikkelsen, il quale nel 1755, dopo venticinque anni di guerra in Germania, torna nella sua Danimarca con un progetto preciso ed irrinunciabile nel quale, con grande rammarico della corona danese, nessuno è riuscito: coltivare le aspre terre dello #Jutland dove stabilisce la sua tenuta che non a caso chiama ‘La casa del re’. Tanto vuol realizzare, più che per ricchezza, al fine di ottenere un titolo nobiliare, agognato #riscatto#sociale ed esistenziale essendo figlio ‘bastardo’ (da cui il titolo originale del film) di una domestica abusata dal suo ‘nobile padrone’, pratica consueta di privilegio patriarcale di classe. È l’inizio della sua personale, ostinata guerra contro una #natura non addomesticabile e contro il conte de Shinkel #SimonBennebjerg un vicino potente ed avido come un vero #villain ha da essere. Saranno tre #donne fondamentali incontrate in questa avventura, che rappresentano altrettante forme di #amore (#paterno per la piccola nomade Anmai Mus #MelinaHagberg, #romantico per l’aristocratica Edel Helene #KristineKujathThorp e #maturo per la contadina Ann Barbara #AmandaCollin) a dargli il senso di una prospettiva esistenziale altra rispetto alla dicotomica e binaria contrapposizione tra ordine e caos. Vedere questo film è abbandonarsi ad un racconto immediato ed avvincente, riconciliandosi con il cinema narrativo classico, dove la visione non necessita di sforzo intellettuale; è perdersi negli scenari immensi della brughiera danese, proprio come succede con le praterie dei #Western, genere che molto richiama, con venature del capolavoro #BarryLyndon; è appassionarsi ad un personaggio epico quale Kahlen del quale non è possibile non subire la fascinazione, il quale disvela pian piano dolcezza e sensibilità per troppo tempo negate a sé stesso (Frankie Dunn/Clint Eastwood di #MillionDollarBaby docet). Incontrastato domina #MadsMikkelsen, attorno al quale tutto il film è costruito: statuario, immenso, magnetico, dalle mille sfumature, capace di farci sentire vicino un uomo del ‘700 e senza il quale #LaTerraPromessa sarebbe stato un altro film, di sicuro meno riuscito.
MAY DICEMBER
MayDecember del regista statunitense #ToddHaynes prende spunto da una storia vera che negli anni 90 ebbe rilevanza mediatica: la relazione tra #MaryKayLetorneau con un suo studente 12enne, in seguito divenuto suo marito e padre di suoi tre figli (il titolo del film riprende una espressione linguistica anglosassone che indica appunto la differenza di età o di carattere tra due persone, lontane tra loro come i mesi di maggio e dicembre). Elisabeth Barry #NataliePortman, famosa attrice di Hollywood, vuole girare un film sulla scandalosa storia d’amore di Gracie Atherton #JulianneMoore che acconsente ad accoglierla nella sua vita privata affinché possa documentarsi adeguatamente. Inizia così tra le due donne un percorso di attrazione, di reciproco rispecchiarsi che, quale vero e proprio #transfert, porterà l’una ad uscire da sé per accogliere le proprie parti in ombra. È questa la tematica che interessa il regista, essendo il fatto di cronaca un mero pretesto, ma nonostante la bravura indiscussa delle due protagoniste (lo #specchiarsi, anche visivamente reso, rappresenta la parte valida del film), il racconto si banalizza e si appesantisce, complice un commento musicale opprimente, proprio nei rivoli della ricostruzione del fatto di cronaca. La tematica dello #specchio di #lacaniana#origine non è nuova al cinema ed inevitabilmente #MayDecember richiama opere precedenti come #Quellochenonsodilei di #RomanPolansky, in particolare per le atmosfere tensive, ma soprattutto #Persona capolavoro di #IngmarBergman, sia per tematica che per scelte registiche che hanno fatto scuola, tutt’ora insuperato. Di quest’ultimo, la cui visione è obbligata, vi propongo la mia recensione per la rubrica Cinema e Psiche di Cinemagazzino. https://www.cinemagazzino.it/approfondim…/persona/persona/
SOUL SAUNA SISTERHOOD/BODY ODISSEY
#SoulSaunaSisterhood#BodyOdissey Due registe, due racconti, due differenti declinazioni rappresentative rispetto al comune denominatore della riflessione sul #corpo, o meglio sui corpi femminili. #SoulSaunaSisterhood (t.o.Savvusanna sösarad) docufilm non privo di note artistiche della regista estone #AnnaHints, presentato al #SundanceFilmFestival, rappresenta un’ ancestrale #tradizione estone: il rito della #sauna, immersa nella natura, praticata insieme da donne di diversa generazione. Tempo sospeso, zona franca dove la cura del corpo diventa pratica di #purificazione esteriore ed interiore, luogo dove il parlare di sé (reso con il #voiceover, giacché i discorsi personali sono universali) è vera pratica di #autocoscienza. Dettagli di #corpi, ravvicinati, intrecciati, affiancati, come #paesaggi#eterni evocanti la Venere di Waldorf (scultura del 30.000 a.c.); rappresentazione #anti#voyeuristica e anti levigante che celebra la potenza del corpo femminile: generativo, sanguinante, accogliente, tenace. Il doc è disponibile su Mubi.
#BodyOdissey della regista pugliese #GraziaTricarico, presentato in anteprima al #Bifest, narra la storia di Mona interpretata dalla culturista #JacquelineFuchs, una body builder che si sta preparando per la massima competizione mondiale assistita dal suo coach fisico e mentale Kurt #JulianSands. Corpo, #ossessione per il corpo, #mutazione del corpo, attrazione per il corpo, body shaming, rappresentazione del corpo e #performativita‘ in una #atmosfera straniante, immersiva, #materica e #astratta al contempo. Glazer, Cronenberg, The Shape of Water. Spettatori in sala interdetti. Locandina notevole. Un film non facile, ma di certo si distingue; ne auspichiamo una celere distribuzione.
PRISCILLA
#Priscilla, ottavo film della regista statunitense #SofiaCoppola, è tratto dal libro di memorie #ElvisAndMe di #PriscillaPresley, ex moglie del mitico musicista #ElvisPresley, uno dei più importanti del XX secolo, tra i principali artefici del rock’n roll. Il racconto filmico, che si svolge interamente seguendo il punto di vista di Priscilla, interpretata da #CaileeSpaeny (#premio per la #migliore#interpretazione femminile al #FestivaldiVenezia), narra tutte le tappe della #lovestory tra i due, a partire dal primo incontro avvenuto nel 1959 ad un party in una base militare in Germania dove lei, figlia di un militare e solo 14enne, viveva e dove Elvis #JacobElordi (sempre notevole), 24enne e già famoso, stava svolgendo il servizio militare, fino al fidanzamento, al matrimonio, alla nascita della loro figlia Lisa ed al divorzio nel 1974. Cosa può significare per una #adolescente che il tuo idolo, quello di cui hai la foto appesa in camera, di cui hai tutti i dischi, quello desiderato e amato da tutte le ragazze del mondo, si interessi a te, scelga te, voglia te? Può significare vivere in una #bolla (e noi spettatrici con lei) che può trasformarsi in una #gabbiadorata, specie se in una #relazione di #manipolazione#affettiva, fortemente #squilibrata, diventi la #bambolina a disposizione perenne del suo padrone che per te sceglie abiti, trucco, capelli, tempo, vita. Una #sposabambina, nei ‘civilissimi’ States degli anni 60. Priscilla si avvicina pian piano alla #consapevolezza di sé, visivamente rappresentata dai suoi capelli che da impalcatura super cotonata dalla tinta scura si tramutano in chioma sciolta, libera e scompigliata nel vento. “Mi appassiona il racconto della #ricerca di #identità di ragazze che stanno diventando donne, che la trovano nelle scelte che fanno. Non penso ci sia un altro momento della nostra vita in cui succede così tanto e che sia così ricco di ispirazione.” ha dichiarato la regista che in estetica e soundtrack offre le espressioni migliori della sua autorialita’. #Estetica personalissima e riconoscibile, curata in ogni #dettaglio#attrazionale che ci porta con potente fascinazione nel mondo di Priscilla: galleggiamo tra unghie smaltate, moquette rosa, carta da parati con barboncini, capelli cotonati, eyeliner, abiti (della costumista #StaceyBattat) corti, lunghi, colorati fino a quello famoso da sposa (rieditato da #Chanel), con perfetta aderenza storica temporalmente trascendente: Priscilla può essere una teen-ager di oggi (vedi la scena di antesignani selfie con la macchina fotografica istantanea). #Soundtrack irresistibile: poco Elvis, molto sound romantico di periodo (#Frankie Avalon e affini) con contaminazioni (marchio di fabbrica della regista) contemporanee (#Ramones, #Spectrum) e una perfetta cover finale di #DollyParton. Unica pecca il montaggio: la sensazione della brusca interruzione nel racconto si ha più volte, ma è un limite che si perdona facilmente. Pink-consciousness efficace.
#Challengers (in italiano ‘sfidanti’) del regista italiano #LucaGuadagnino è la storia di un triangolo amoroso e tennistico. Art #MikeFaist e Patrick #JoshOConnor sin da adolescenti si sfidano in campo, prima come allievi della stessa accademia tennistica, poi come rivali nei tornei US Open. Entrambi rimangono abbagliati dalla tennista Tashi Duncan #Zendaya che per bellezza, bravura ed intelligenza li surclassa abbondantemente. Inizia subito tra i tre un gioco tripartito che si protrarrà in concomitanza con la carriera sportiva di ciascuno, sotto la regia di Tashi, mente e anima del tutto. In realtà, pur essendoci molto tennis, #Challenger non è un film sportivo alla #BorgMcEnroe per intenderci, interessando al regista esplorare l’aspetto relazionale/seduttivo/attrattivo, la sfida e la competizione che si innestano in una liason triangolare, amorosa e sessuale. I punti di vista, così come le angolazioni di ripresa e le soggettive, sono svariate; la musica techno accompagna i match; Zendaya è stupenda; i colori sfavillanti, ma l’insieme non coinvolge totalmente, specie considerando altre precedenti opere di Guadagnino (#Chiamamicoltuonome e #BonesandAll su tutti). Spesso si ha l’impressione di trovarsi in un unico, lungo spot pubblicitario, per quanto è oltremodo esplicita e voluta la pubblicità per niente occulta di famosi brand. Il risultato finale non è memorabile.
About Alessandra Quagliarella
Di Bari dove ha frequentato il liceo classico Socrate e si è laurea in Giurisprudenza. Da sempre appassionata di cinema. Nel 2013 ha frequentato il Seminario residenziale di Critica Cinematografica organizzato dalla rivista di settore I duellanti nell'ambito del Bobbio Film Festival ideato e curato dal maestro Marco Bellocchio, nonché il corso di Storia del Cinema presso l'Uniba - Università di Bari a.a.2012/2013. Ideatrice della rubrica "Cinema e Psiche" su Cinemagazzino, rubrica che si propone una riflessione sulle vicende dell’animo umano tramite l’analisi del linguaggio espressivo di quel cinema che se n’è occupato. Nel 2015-2016 ha curato e condotto due trasmissioni sul cinema: 'Sold Out Cinema' e 'Lanterna Magica, 'entrambe su Controradio Bari. Nel 2023 ha curato la rassegna cinematografica collegata al Corso diretto dalla prof.a Francesca Romana Recchia Luciani per le Competenze trasversali con oggetto la Violenza di genere dell'Università di Bari. Nel luglio 2023 ha collaborato alla rassegna 'Under Pressure, azioni e reazioni alla competizione' e nell'ottobre 2023 ha partecipato all'evento 'Taci, anzi parla. Il punto sulla violenza di genere' con un intervento sul film 'Una donna promettente', entrambi organizzati dall'associazione La Giusta Causa.