Titolo originale: Baby Driver; Regia: Edgar Wright; Interpreti: Ansel Elgort, Kevin Spacey, Lily James, Eiza Gonzalez, Jon Hamm, Jamie Foxx; Origine: UK, USA; Anno: 2017; Durata: 113′
Baby è un giovane e abile pilota affetto da acufene, un costante ronzio alle orecchie che combatte ascoltando continuamente musica dal suo Ipod. Doc, un criminale con cui il ragazzo ha un conto aperto, sfrutta le sue capacità per organizzare rapine e gli chiede di estinguere il debito nei suoi confronti prestando servizio per lui un’ultima volta. Baby, innamorato di una cameriera di un fast food, accetta, determinato a cambiare vita una volta effettuato il colpo.
Se soltanto l’idea di faccia d’angelo-Ansel Elgort (Colpa delle stelle) alla spericolatissima guida di una Subaru fa quasi sorridere, basta la scena d’apertura per decidere di concedersi, per lo meno, di rimandare il giudizio alla fine del film.
Evoluzione di un videoclip girato dallo stesso Wright nel 2003 per un brano dei Mint Royale, l’ultima fatica dell’acclamato autore della trilogia del Cornetto si apre con un’incalzante car chase che rivela fin da subito con chi abbiamo a che fare.
La trama non spiccherà per originalità o audacia, ma di certo le scelte registiche ci ricordano perché tanto amiamo quell’inglese.
La musica che Baby ascolta attraverso le cuffiette per tutta la durata del film, passa in continuazione dall’essere diegetica all’essere extradiegetica e si fa colonna sonora delle azioni scandendone il ritmo in maniera straordinariamente intrigante. Quella a cui assistiamo è una grande coreografia di battute e movimenti, girata e montata con acuta intelligenza cinematografica.
Baby Driver è un action movie, è una commedia romantica, è una crime story, ma, in qualche modo, è anche un musical. Non sono solo gli attori a danzare sulle note dei brani, ma la macchina da presa stessa, che li segue con movimenti virtuosi, dinamici, seducenti. È la scenografia che canta, con graffiti parlanti, scritte iconiche, oggetti sonanti e comparse che fanno il verso alle parole del motivo riprodotto. Bellissima in questo senso la seconda scena, un piano sequenza con dettagli brillanti, che è un piacere per gli occhi e per le orecchie.
Wright sa giocare con i generi – rivisitandoli – e sa giocare con i linguaggi cinematografici, dimostrando non solo di avere una consapevolezza registica non scontata, ma di amare il cinema e di voler intrattenere un pubblico altrettanto innamorato di quest’arte.
I pezzi che compongono la colonna sonora di Baby Driver sono brani pazzeschi che vanno dai Commodores a Simon & Garfunkel, da Barry White ai Queen, dai Blur ai Beach Boys.
Il cast, se si eccettua l’insipida Lily James, vanta nomi del calibro di Kevin Spacey, Jon Hamm e Jamie Foxx. Ansel Elgort, il cui viso pulito a tratti pare stonare in un contesto come questo, tutto sommato se la cava non male, sapendo esprimere ed utilizzare con una naturalezza propria soltanto di chi è cresciuto con la musica – ha studiato alla School of American Ballet e attualmente produce dance-house col nome di Ansolo – il proprio talento a servizio del film (talento, verrebbe da dire, suo malgrado ancora troppo “bianco”).

About Elena Cappozzo
Dopo la laurea in Filologia Moderna a Padova, studia Film Writing a Roma. Sognando di scrivere “per”, scrive “di” (cinema) qua e là, accendendo ogni tanto un cero a San...SetBlv. Il grande schermo è il suo primo, assoluto amore ma le capita con discreta frequenza di tradirlo con quello della tv e persino con quello del pc (quella da Youtube e serie tv è in realtà una dipendenza piuttosto grave, no judging.)