TELLEGRAMMI (o di CG lontano dai suoi catasterismi)/3

The Ballad of Buster Scruggs: Sei gradi di narrazione (e – può mancare? – metanarrazione) per un’antologia che cataloga certosinamente topos e stilemi del genere americano più iconico e seminale (condito di inconfondibile umorismo coeniano). “Variazioni sul mitema”

A star is born: Il trionfo della mediocrità. Favola spicciola, regia modesta, Lady Gaga sarà pure perfettamente in parte per forza di cose, ma le stelle vere brillano di altro splendore (e dopo due mesi di astronomie penso di potermi pronunciare a proposito). “Lucciole al più”

Ni de lian (Your face): Tsai sempre più Tsai (ma meno sperimentale – ed estenuante, sempre nel bene – dell’ultimo). Minimalismi che aprono dimensioni temporali altre, spalancano occhi e orecchie al dettaglio fondante l’identità. “A(na)tomico”

Amanda: La presenza (più che la performance, non indimenticabile) di Stacy Martin forse traghetta il film su lidi vagamente più esotici, ma il sentore – vecchio di 5 anni – che il 90% dei film francesi che passano dalla Mostra riscriva la stessa famiglia ferita o disfunzionale che si ricostruisce nell’amore ne esce nuovamente rinforzato. “Stranamente familiare”

Peterloo: Corale – come la coscienza collettiva di cui l’episodio in questione è pietra miliare (fondante il moderno sistema politico inglese) – di monologhi che uniscono, dialoghi che dividono. Il Leigh mostro sacro si riconosce forse più nella caratterizzazione di personaggi che nella concertazione di così tante parti reali e non soliste, però che cinema! “Unisontuoso”

Aquarela: Acqua di vita, acqua di morte, vita e morte (uroboriche) dell’acqua. Le defezioni dopo un’ora e mezza di frastornanti inquadrature di ghiacci multiformi e tempeste non si contano (in Darsena sopravviviamo, variamente provati, in una ventina). Discontinuo (l’inizio era folgorante) ma decisamente degno di nota. “Ondeggiante”

L’Elliofannia del giorno è la conseguente attesa (in realtà un po’ preoccupata dei potenziali risultati) dell’A star is born di Max Minghella esordiente dietro la mdp, che come protagonista ha una(/la?) stella con la e maiuscola; ma ammetto di aver concepito anche un Ni de(l)lian, con 24′ di muto (e in realtà fluvialmente microespressivo) globo facciale ellefannico.

(nella foto: Highlido – L’ultimo reporter, o la sala stampa alle 2 di notte)

 

About Carlo Gandolfi

Colui che scruta, cromaveglie di luce, onirosuoni.

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