WES ANDERSON – I TEMI

Wes Anderson - I Temi

“La vita è una favola”  VS  “Sindrome di Peter Pan”

Nonostante Anderson stesso, più volte interrogato a riguardo, non sappia definire il genere a cui ascrivere i propri lavori, è allo stesso tempo impossibile non sapere che categoria di film aspettarsi quando ci si accinge a guardare un’opera che porta la sua firma.
L’universo raccontato da Wes Anderson è una realtà bizzarra, quasi fiabesca, popolata di individui altrettanto strambi che, quanto a pensieri e comportamenti, ad essa si intonano perfettamente.

darjeeling-limitedQuasi tutti ragazzini o adulti mai cresciuti, i personaggi dei suoi film agiscono in totale assenza di malizia e con una convinzione ed una testardaggine ostentatamente infantile (e altamente poco credibile in qualsiasi altro contesto). Da Dignan di Bottle Rocket che si impunta a voler fare la “rapina del secolo”, a Steve Sizzou moderno Achab alla ricerca della sua balena, dal bambinone Mr.Fox (non a caso doppiato da Clooney?) che incoscientemente sfida i terribili fattori, ai tre fratelli Whitman che s’imbarcano sul Darjeeling Limited per raggiungere la madre.
E di fronte a personaggi così difficili da prendere sul serio, anche l’Amore riesce a diventare tale (per lo meno agli occhi dello spettatore). Se in Rushmore la serietà con cui Max prende il corteggiamento nei confronti della sua bella insegnante fa sorridere, la solenne rivalità con cui gli si contrappone il signor Blume, è ancor più esilarante.

La fenomenologia d’amore in Wes Anderson è qualcosa di originale e mai scontato e riesce, nell’ironia e delicatezza con cui viene rappresentata, a far sembrare le questioni di cuore ridicolmente semplici e al tempo stesso drammaticamente complicate.
Non sembra essere il rapporto con l’altro la questione pregnante (non esistono problemi di lingua, di età, di parentela o di ruolo che compromettano definitivamente il crescere dei sentimenti), quanto piuttosto quello con se stessi.
Ecco da cosa deriva un altro degli elementi ricorrenti nelle opere di Anderson, e cioè l’amarezza di fondo che, nonostante l’ingente quantità di zucchero, tende comunque a rimanere in bocca allo spettatore. I suoi personaggi sono spesso individui (a loro modo) geniali che realizzano che il “loro momento” è già passato: la loro tristezza, la loro malinconia, sono il vero motore delle storie.

La stessa “famiglia disfunzionale”, da lui spesso rappresentata, fonda il suo malfunzionamento proprio su questa discrepanza tra volere e potere, e  sullo sfasamento maturità/immaturità. I genitori si comportano da bambini e i figli da adulti, in una realtà in fin dei conti molto individualista, che tende a privilegiare l’io piuttosto che il noi. Quelli di Anderson sono genitori che, in nome di questo individualismo (quasi infantile), si negano ai figli (la madre dei tre fratelli Whitman si chiude in un convento himalayano), tradiscono (come Royal ne I Tenenbaum, la signora Bishop in Moonrise Kingdom o Herman Blume in Rushmore), agiscono incoscientemente (Mr. Fox). Non si trova tuttavia quell’atmosfera gravosa che, in altri film, questo tipo di situazioni genererebbe: l’abilità di Anderson nel saper costruire i personaggi e attribuire loro la giusta dose di ironia, fa di essi degli esseri umani per i quali, in fin dei conti, non si può non provare simpatia.

rushmore dance

About Elena Cappozzo

Dopo la laurea in Filologia Moderna a Padova, studia Film Writing a Roma. Sognando di scrivere “per”, scrive “di” (cinema) qua e là, accendendo ogni tanto un cero a San...SetBlv. Il grande schermo è il suo primo, assoluto amore ma le capita con discreta frequenza di tradirlo con quello della tv e persino con quello del pc (quella da Youtube e serie tv è in realtà una dipendenza piuttosto grave, no judging.)

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