“Paradiso degli indie” VS “Musica strana forte”
Bob Dylan, John Lennon, Elliott Smith, Nico, The Clash, Ramones, Velvet Underground, Van Morrison, The Kinks, Sigur Rós… di certo Wes Anderson sa come appagare le orecchie dei suoi fan.
Musica cool per un pubblico cool (o a cui, almeno, piace etichettarsi tale).
Ma la colonna sonora dei suoi film non è soltanto uno stratagemma per far annuire entusiasticamente lo spettatore davanti allo schermo: essa è, come qualsiasi altro elemento del progetto andersoniano, scrupolosamente studiata, curata e voluta.
Il regista crede a tal punto nel potere della musica che è solito diffondere a tutto volume all’interno del set (e anche durante le riprese), i brani che poi verranno giustapposti al girato. Il mood, l’atmosfera che la colonna sonora deve riuscire a trasmettere, ha un’importanza fondamentale, sia per la riuscita della scena, sia in postproduzione.
Non basta scegliere la musica giusta, occorre saperla adoperare nel momento giusto, far aderire al meglio le sonorità e il testo alla sequenza filmata. Ad aiutare Wes in questa delicata operazione, uno tra i più talentuosi music supervisor in circolazione: Randall Poster.
Poster ha collaborato, tra gli altri, con Harmony Korine, Todd Phillips, Martin Scorsese, Todd Hyanes e ha affiancato Anderson da Bottle Rocket al più recente The Grand Budapest Hotel.
L’utilizzo di brani classici e moderni, di diversa provenienza ed epoca (per Il treno per Darjeeling e per The Grand Budapest Hotel sono state recuperate musiche folkloristiche indiane e russe, pezzi barocchi e flamenco, autori come Debussy e Ravel), costituisce il punto di forza del suo stile lavorativo.
Particolari e indovinatissime, le scelte musicali da lui operate hanno contribuito a rendere indimenticabili alcune sequenze appartenenti alla filmografia del regista. Steve Zissou che scopre di essere il padre di Ned sulle note di Life On Mars cantata da Seu Jorge, o il prologo de I Tenembaum in cui viene descritta l’infanzia dei tre fratelli mentre suona Hey Jude rifatta dalla Mutato Muzika Orchestra (George Harrison era al tempo ammalato), o i Whitman che si recano al funerale del ragazzo indiano su Strangers dei Kinks.
Tra i compositori che lavorano e hanno lavorato per Anderson, spiccano due nomi: Marc Mothersbaugh e Alexandre Desplat.
Il primo, frontman della punk/post punk/art pop/new wave band Devo e autore delle musiche di numerose serie televisive (i Rugrats, Super Mario World) e videogiochi (Crash Bandicoot, The Sims 2), ha scritto per il regista le musiche di Bottle Rocket, Rushmore, I Tenenbaum e Le avventure acquatiche di Steve Zissou. Sue quelle sonorità anni ‘70/’80, molto elettroniche molto synthpop molto electronic rock, che fanno da sottofondo a numerose scene e che ormai il pubblico riconosce come distintive della cinematografia di Anderson.
Il francese Alexandre Desplat, ha invece collaborato con il cineasta per gli ultimi suoi film, da Fantastic Mr. Fox a The Grand Budapest Hotel. Famoso per colonne sonore nominate all’Oscar come quelle de Il curioso caso di Benjamin Button, Il discorso del re o Argo, Desplat è un compositore più “classico”: l’utilizzo del pianoforte e di melodie trascinanti hanno contribuito a fornire quel tocco “europeizzante”, che l’animo newyorkese del regista (texano d’origine) non può che avere apprezzato.

About Elena Cappozzo
Dopo la laurea in Filologia Moderna a Padova, studia Film Writing a Roma. Sognando di scrivere “per”, scrive “di” (cinema) qua e là, accendendo ogni tanto un cero a San...SetBlv. Il grande schermo è il suo primo, assoluto amore ma le capita con discreta frequenza di tradirlo con quello della tv e persino con quello del pc (quella da Youtube e serie tv è in realtà una dipendenza piuttosto grave, no judging.)